La cosa davvero ganza della giornata di oggi non è solo che tra due giorni è il compleanno della mia fidanzata. Nemmeno che oggi Firenze è stritolata dalla “bolla africana”. Chissà poi che roba è. Pensavo fosse roba da ragionieri nigeriani fino a ieri. Pensate: la cosa ganza non è neppure solo il fatto che oggi è venerdì 17, e ognuno può dedicare queste ventiquattro ore a toccare ferro o parti corporali nobili. Proprie o altrui.
No. La cosa più ganza di oggi è che ho potuto finalmente vedere l’intervista anarcoinsurrezionalista di Vauro e Beatrice Borromeo a “L’Era Glaciale” di Daria Bignardi. Mi sarebbe piaciuto molto vederla alla tv. Sapete, ho un bellissimo schermo LCD a casa. Tuttavia, posso capire. Non si poteva mica passare una cosa del genere a un’ora in cui le persone sono ancora vispe e vigili. Che so, tipo alle ventuno. O alle venti e trenta, come quando ero bambino. Ma come dicono quelli studiati, a spinte o a botte, la notte scivola sempre un po’ più in là.
Ragionevolmente, in tv l’intervista è andata in onda, mesi dopo la realizzazione, qualche giorno fa, ben oltre la mezzanotte. All’ora in cui i guerrieri riposano, i pargoli dormono, gli insonni fumano, gli amanti amano, gli anziani bevono, i poeti sognano. Solo qualche raro comunistello qua e là, magari facendo zapping durante un documentario sul cinema uzbeko degli anni ’60 su Rai 3, ha beccato il faccione tondo e sorridente di Vauro e la biondocchiazzurrità della Beatrice.
Comunque. I due dovevano presentare il libro Italia Annozero. Un libro che parla indovinate soprattutto di chi. Inizia per B e finisce con Sconi. In modo del tutto inaspettato e imprevedibile, Vauro fa ironia su Mister B. Chi se lo sarebbe mai aspettato. Anche la Borromeo ci mette il carico. Che sorpresa. Commentano i fatti riguardanti il “Caso Noemi”, che in quei giorni imperversava. Con annesse le dichiarazioni di Veronica Lario, le osservazioni di Vespa, il silenzio della sinistra.
La cosa ganza di questa mezzora di discussione appassionata, più che di intervista, è osservare una impacciata Daria Bignardi giocare a fare l’equilibrista, spiegando che non si può poi essere così certi che il presidente del consiglio sia proprietario di tv e giornali.
In un tripudio di cerchiobottismo ipocrita, in un crescendo di oggettività ad orologeria, si sente controargomentare alle accuse dei due compagni che Berlusconi ha vinto le elezioni, e perciò va rispettato. A prescindere. Qualsiasi cosa faccia. Che le cose che dice una moglie, sono sempre e solo cose che dice una moglie. Che non si può fare un processo. Che tutto questo controllo sui mezzi di informazione, poi, alla fine non c’è mica. Le solite illazioni, le solite teorie, i soliti antiberlusconiani, che si inventano censure e insinuazioni al fine di essere santificati. Perché si deve avere le prove, sennò sono pettegolezzi (quello che avrebbe detto un paio di mesi dopo il direttore del Tg1, ma a proposito di altre vicende, diverse eppure tanto simili). Perché altrimenti, dice la Daria, tutte le cose dette liberamente durante la trasmissione, tutto ciò che “abbiamo fatto per mezzora stasera”, non le farebbero mai vedere in televisione.
Infatti, per avvalorare questa tesi e smentire una volta per tutte i sostenitori del controllo dell’informazione, la puntata venne censurata. Viene “pubblicata” ora, a distanza di due mesi, con tutte le urne chiuse e l’attenzione spostata su altro. Un urlo nel deserto. O nella distesa bianca e immobile di un’era glaciale che non passa mai come le notti di un insonne uzbeko.
Fortunatamente esiste anche youtube e il web (che ancora è libero, e chissà per quanto ancora lo sarà). Così anche pargoli, insonni, amanti, anziani possono guardare ad ore proponibili. Pensarci su. E farsi un giudizio proprio. Spesso sbagliato. Ma comunque personale.
Gianni Somigli