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Lucio De Angelis. Al Globe Theatre di Roma “Troppu trafficu ppi nnenti” 
Ovvero “Troppo rumore per nulla” riscritto da Andrea Camilleri
17 Luglio 2009
 

Un mistero si celerebbe dietro la vita e le opere di Shakespeare. Lo scrittore Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale si divertono a metterlo in scena con il secondo spettacolo in programma al “Silvano Toti Globe Theatre” fino al 22 luglio, Troppu trafficu ppi nnenti, produzione del Teatro Stabile di Catania.

Strane coincidenze parlerebbero di uno Shakespeare in realtà siciliano, un tale Michele Agnolo (o Michelangelo) Florio (Crollalanza dal lato materno) che, per sfuggire alle persecuzioni religiose, visse tra Messina, Venezia, Verona, Stratford e Londra.

Crollalanza fu autore di molte tragedie e commedie, alcune delle quali sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come Troppu trafficu ppi nnenti, scritta in messinese, che potrebbe essere l’originale di Troppo rumore per nulla di Shakespeare, apparsa 50 anni dopo.

A Stratford Crollalanza fu ospite di un oste che prese a chiamarlo affettuosamente ‘William’, in ricordo del figlio morto. A quel punto bastò tradurre in inglese il cognome della madre (da ‘Scrolla lanza’ o ‘scrolla la lancia’ in ‘shake the speare’ o ‘shake speare’) ed ecco il nuovo cognome ‘Shakespeare’. Nacque così William Shakespeare, non più perseguibile come quacquero fuggiasco, ma costretto a tenere il mistero sulla sua vera identità e sulle sue origini.

E in Troppu trafficu ppi nnenti di Crollalanza-Shakespeare, il regista immagina una Messina esotica, viva, crocevia di magheggi, che trasformano una festa nuziale in una giostra degli intrighi, seguendo quel dialetto carico di umori e ambiguità che dipana le trame di una vicenda originariamente semplice, ma dai risvolti complicatissimi. Se fosse tutto ciò il frutto di un carattere tipicamente mediterraneo, se non propriamente siciliano, ecco che potremmo anche credere, anche solo per una volta, che William Shakespeare, di Stratford-on Avon, sia potuto essere quel tale Michele Angelo Florio Crollalanza, partito in fuga da Messina.

Messina, dunque, fuori dal tempo e dallo spazio, crocevia di culture e di mescolanze linguistiche dove l’inganno, la ‘diceria’, l’arguta ironia sono soprattutto filosofia di vita. Qui si rappresenta la storia dell’amore della bella Ero e di Claudio, la capitolazione ‘romantica’ dei fiero Benedetto e dell’ostinata Beatrice, le trame di Don Juan il Bastardo, il gioco di un alchimista delle ‘relazioni’ come Don Pedro, l’amore paterno e l’amabile ospitalità di Leonato, governatore di Messina. Tutto rigorosamente risolto nella ‘leggerezza’ della commedia che, per la messinscena catanese si avvale di un’ affiatata compagine di attori quasi tutti siciliani.

Bella ed esuberante nel suo generoso decolleté rinascimentale, Tiziana Lodato è la giovane Ero, innamorata più del matrimonio che dell’amore e pronta a convolare a nozze con Claudio. Plinio Milazzo è Claudio, l’innamorato ‘tutto d’un pezzo’ di Ero.

Artefice del gioco delle coppie e degli scambi amorosi, elegante deus ex machina, Don Pedro principe d’Aragona è l’attore Pietro Montandon: ‘Enigmatico avventuriero, Don Pedro è il vero motore della commedia, colui che innesca, spesso con cinismo, la miccia delle relazioni amorose. Potrebbe essere lo stesso Shakespeare, che muove i fili come un burattinaio e guarda al pubblico con complicità’.

Ad ostacolarne i progetti, mosso da gelosia e rivalità, è Don Juan il Bastardo. Ma se la coppia Ero - Claudio aspira con naturalezza ‘piccolo-borghese’ al matrimonio, il gioco amoroso più autentico è affidato ad un’altra coppia, molto anticonvenzionale: l’ironico Benedetto, scapolo impenitente e l’intelligente e indomita Beatrice.

 

Merito particolare di questo spettacolo è la lingua siciliana illustre ricostruita nelle sue risvolti più nobili, con qualche spazio alla modernità e scelte fonetiche che oggi appaiono insolite, ma che dovevano essere consuete in corti, dove il latino era la lingua diplomatica.

Nella straordinaria ricchezza di toni e registri di Troppu trafficu ppi nenti, un momento di comicità è affidato al trio delle guardie della ronda notturna. Dal commissario Carruba, i cui ‘svarioni linguistici’ spiega l’attore Mimmo Mignemi. ‘smorzano la tensione drammatica nutriti come sono di contaminazioni arabeggianti’ al caporale Sorba (Aldo Toscano) e il suo assistente (Giovanni Vasta) ‘che lo seguono nelle disavventure grammaticali e rappresentano – aggiunge Toscano - un potere costituito incapace di intervenire sulla realtà’.

 

Prossimi spettacoli in programma saranno: Sogno di una notte di mezza estate per la regia di Riccardo Cavallo con la traduzione di Simonetta Traversetti dal 25 luglio al 2 agosto; Othello con la regia di Daniele Salvo e la traduzione di Salvatore Quasimodo dal 7 al 14 e dal 18 al 30 agosto e, infine, La Bisbetica domata per la regia di Marco Carniti, traduzione di Masolino D’Amico, dal 4 al 20 settembre.

 

 

TROPPU TRAFFICU PPI NENTI

di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale

 

REGIA E SCENE Giuseppe Dipasquale

COSTUMI Giuseppe Andolfo

MUSICHE Massimiliano Pace

COREOGRAFIE Donatella Capraro

LUCI Franco Buzzanca

PRODUZIONE Teatro Stabile di Catania

 

Interpreti

(in ordine alfabetico)

 

DON GIUVANNI BASTARDU Filippo Brazzaventre

ERU Valeria Contadino

BIATRICI Alessandra Costanzo

BORRACCIU Riccardo Maria Tarci

CARRUBBA Mimmo Mignemi

CLAUDIU Plinio Milazzo

DON PETRU Pietro Montandon

LIONATU Gian Paolo Poddighe

ORSOLA Raniela Ragonese

MARGHERITA Chiara Seminara

FRATI CICCIO, UN CANCILLERI, MESSU Sergio Seminara

CORRADU Toni Lo Presti

SORBA Aldo Toscano

BINIDITTU Angelo Tosto

UNA GUARDIA Giovanni Vasta

 

Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 16 luglio 2009)


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