Natalia è un nome italiano e cattolico. Di Natalie ne ho trovate a decine su Wikipedia illustri: giornaliste pattinatrici artiste showgirl ballerine… italiane e straniere, di lei, Natalia Estemirova neanche l’ombra, tantomeno avrei dovuto conoscerla io. Ne conosco l’origine oggi, perché è stata ammazzata, come tante donne qualunque, dimenticate. Ma ci sono autorevoli articoli in rete di donne e uomini che seguono passo passo certo attivismo, quello che si dice sia fatto in nome dei diritti umani e che leggono in pochi, molto pochi.
Natalia lavorava “di fino” che poi diventa sporco perché ci si insozza a raccontare di rapimenti, morti, torture, scomparse ingiustificate.
E malgrado il tema nobile del suo impegno e di tante poche e pochi nel mondo, certi approfondimenti non arricchiscono affatto, materialmente.
Questa Natalia «è stata ritrovata morta in Inguscezia, tragico epilogo di rapimento in pieno giorno a Grozny», la capitale dell’inquieta repubblica caucasica dove lei era nata 50 anni fa…«con ferite da arma da fuoco sulla testa e sul torace». Vicino al corpo senza vita, abbandonato sul ciglio dell’autostrada Kavkaz, una borsetta con dentro un passaporto e i documenti da “avvocato dei diritti”: tessere, lasciapassare, documenti per l’ingresso nei luoghi di detenzione ceceni… Quando aveva ricevuto a Londra il primo “Anna Politkovskaia Award”, due anni fa, aveva annunciato che il premio in denaro l’avrebbe usato per pagare avvocati per chi non poteva permetterselo, in Cecenia… Collega “sul terreno” della giornalista Anna Politkovskaia, Estemirova era stata scelta dalla Ong RAW in WAR (Reach All Women In War, “Raggiungi tutte le donne in guerra”) per il primo premio britannico alla memoria della reporter uccisa nel 2006. Voce scomoda quanto la giornalista russa, nella motivazione del riconoscimento presentata da RAW si legge: «perfetto esempio di una donna che difende i diritti umani in una situazione di guerra, personificando il lavoro di Politkovskaya in Cecenia».
In molti articoli della stampa il suo nome neanche appare (ma chi mai l’aveva vista o sentita…) e allora quasi come uno specchietto per allodole, compare quello di Anna Politkovskaia, insomma un noir estivo che verrà consumato nel giro di ore, roba da addetti ai servizi segreti, da attiviste contro la guerra.
Su Libero Donna, l’articolo in apertura è “Smignottare, che male c’è?”, introduce un libro di cui si consiglia l’acquisto, il Manuale delle Giovani Mignotte, c’è da scommetterci che andrà a ruba. E poi la Storia: “Figlia mia, diventa famosa!”.
E l’invito “Hai mai provato ad astenerti volontariamente per un periodo? RACCONTACI LA TUA ESPERIENZA”.
A lei non l’avevano scordata, certi, sono andati veloci, non come alcuni amanti che fanno ricorso a rimedi per l’allungamento dei tempi della passione. Veloci come i Media a farci un quadretto di questa morta.
Adesso l’ho vista, anche in una foto. Sembra viva, un'amica che avrei voluto conoscere e abbracciare, come tante che corrono via dalla prima pagina, vive o morte.
Doriana Goracci