«La grana più grossa di questo scorcio dell’estate, quella che già fa tremare i polsi dei protagonisti in vista dell’autunno, si chiama testamento biologico», scrive Ugo Magri su La Stampa. La proposta approvata al Senato giaceva da mesi alla Camera, ricorda Magri: «Nessuno aveva il coraggio di riesumarla, specie dopo che Fini l’aveva bocciata come legge da “Stato etico”, poiché impone idratazione e nutrizione per chi si ritrovasse nelle condizioni di Eluana Englaro. D’improvviso, l’8 luglio, oplà: ecco la proposta all’ordine dei lavori in commissione e marcia a tappe forzate…».
Più esplicita l’Unità: “Il prezzo dell’indulgenza”, titola in prima pagina; e riassume: «Testamento biologico. Dopo le accuse dei vescovi al premier-libertino si accelera l’iter della legge alla Camera». Il direttore Concita De Gregorio nell’editoriale che “apre” il giornale, annota: «che Gianni Letta e gli sherpa dei rapporti fra governo e Vaticano lavoravano alacremente al baratto, qualcosa che somiglia molto al prezzo delle indulgenze di antichissima memoria. A Palazzo se ne parla da giorni. È in corso una trattativa. I contraenti sono appunto il governo e il Vaticano. La posta in gioco è molto alta: la reputazione del presidente del Consiglio presso l’elettorato cattolico. La merce di scambio è preziosa: la vita, la possibilità per ognuno di noi di disporne. Un diritto costituzionale. Detto il parole molto semplici: nella maggioranza c’è chi spera che la Chiesa chiuda un occhio e anche tutti e due sull’incredibile esempio di “utilizzazione finale” delle donne italiane offerto da chi dovrebbe rappresentarci in cambio di una legge gradita al Vaticano sul fine vita…». Nelle pagine seguenti, poi, Natalia Lombardo è ancora più dettagliata: «Un primo segnale per cercare di tornare nelle grazie della Chiesa c’è stato: affrettarsi a incardinare alla Camera la discussione sul testamento biologico, blindarne il testo uscito dal Senato, con l’azzeramento della volontà individuale sul proprio destino. Mercoledì 8 luglio in commissione Affari Sociali della Camera è stato accelerato, anticipandolo forzatamente alle nove di sera, l’avvio dell’esame sul bio-testamento. Un colpo di mano…».
Un colpo di mano, in verità, annunciato. Il 24 giugno scorso il ministro del Lavoro nonché della Salute e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi lanciava un inequivocabile messaggio dalle colonne dell’Avvenire: l’annuncio che l’esame della legge sul fine vita sarebbe ripreso in Commissione Affari Sociali: «Per il Governo si tratta di una materia che è urgente portare a compimento, e quindi ci aspettiamo che nel più breve tempo possibile quel disegno di legge, già licenziato dal Senato, venga approvato definitivamente». Per fugare possibili equivoci, Sacconi ha sillabato che “alimentazione e idratazione” vanno considerati sostegni vitali, indisponibili; e che questo costituisce un caposaldo della legge che deve restare inalterato. Una legge che è urgente approvare perché «non si ripetano casi come quello di Eluana Englaro e per evitare che il vuoto normativo venga colmato da provvedimenti della magistratura»; e poi ha specificato: «L’indisponibilità di idratazione e alimentazione sono sostegni vitali e non terapie, e afferma che questa è la posizione di tutto il Governo e della maggioranza… Un qualcosa che non è negoziabile».
A questo punto, è sufficiente tirare le somme. Berlusconi vuole farsi “perdonare”, e il “perdono” comporta l’approvazione di una legge che definire medioevale significa offendere il medioevo, contro il testamento biologico: una legge che non tiene in alcun conto quello che ci dice il più qualificato mondo scientifico, e che va contro la sensibilità dei cittadini. Una legge dettata, voluta e imposta dal Vaticano, e che ha trovato zelanti e obbedienti zuavi pontifici al Senato, dove tutto c’è stato meno che un embrione di dibattito liberale. Naturalmente mentre in Aula i Gaetano Quagliariello e i Maurizio Gasparri tromboneggiavano di valori etico-morali, poco lontano, nella residenza romana di “papi” cene, dopo-cene, feste e festini con aspiranti veline e aspiranti candidate.
E il Vaticano – questo è il senso dei continui moniti e richiami alla “moralità” – alza la posta per il “perdono”. A Berlusconi le gerarchie dicono: grazie per essere venuto di persona a San Giovanni in Laterano per il “Family Day”; grazie per il decreto di gennaio su Eluana. Ma se vuoi che cardinali e vescovi continuino ad appoggiarti, come hanno fatto alle ultime elezioni in Lazio, Sardegna, e ovunque, allora devi fare di più. Un di più che può voler dire molte cose: dai finanziamenti alle scuole private, cioè cattoliche, al cambio al vertice dell’enciclopedia Treccani, come adombrato da “Dagospia”.
E occorrerà quindi essere più vigili che mai, più che mai capaci di mobilitare e contrastare quello che si annuncia e prepara. Dal centrodestra, a questo punto, c’è poco o nulla da attendersi; si leveranno voci di dissenso; ma il banco di prova sarà soprattutto per il Partito Democratico: saprà dare voce, corpo e sostanza, finalmente, a quelle politiche laiche e liberali di cui c’è necessità, urgenza e che il paese invoca? Si può sperare che, finalmente, si sappia e si voglia assumere una posizione chiara e coerente?
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 14 luglio 2009)