Piacenti o meno si incrociano e si sostengono a vicenda, ma entrambi in difetto con la storia personale. Mi riferisco all’enciclica di Benedetto XVI e al discorso di chiusura del G8 (appena trasmesso a reti unificate) del cavaliere, una “enciclica laica” con il riassunto delle attività e dei risultati del G8.
Il quesito da porsi è uno solo: basta l’ultimo discorso, in ordine cronologico, per rivalutare l’intero storico degli oratori in causa?
Della enciclica di Benedetto ho già scritto parecchio, più per evidenziare ciò che NON contiene che il suo contenuto; l’utilizzazione di una “guida” come la Populorum Progressio non convince, perché emerge l’impressione che l’enciclica di Paolo VI venga più usata che non guardata come una stella polare, lontana e irraggiungibile, ma guida sicura per i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà. Ma nel complesso, anche se ripetitiva su argomenti già diffusamente e più decisamente trattati, accettabile. Ma non ci riesce di svincolare la Caritas in veritate dalla persona che ancora ricopre tre ruoli non sempre coerenti fra di loro: sovrano assoluto, dotto teologo ma con l’imposizione della infallibilità che non accetta dialogo o contraddittorio e, infine, vicario di Cristo e guida spirituale dei cattolici cristiani, nonché testimone vivente dell’insegnamento di Cristo. Questa distinzione nella medesima persona lascia sempre più perplessi e vincola la credibilità, stante gli eventi che in altre occasioni ho, anche fin troppo, trattato.
Il medesimo destino coinvolge il discorso del presidente del consiglio, che ci fa pensare: “magari fosse tutto vero!”. Ma il dubbio rimane, anche se l’uomo ha mostrato di avere imparato la lezione esimendosi dalle sue, ormai solite, “carinerie”, così da farci affermare che “da grande potrebbe fare il presidente del consiglio per davvero!”. Si è lasciato sfuggire la sua natura personalistica quando ha comunicato di voler trascorrere una parte delle vacanze estive proprio a L’Aquila, per seguire i lavori, perché, ha aggiunto : “l’occhio del padrone…!”; insiste nel ritenersi il padrone d’Italia, di tutta l’Italia; è nella sua natura quella di personalizzare gli eventi elevandosi a deus ex machina, con i crismi della insostituibilità, e questo non piace, non è da leader democratico bensì da capo tribù.
Aspettiamo che ci comunichi i nuovi indici di popolarità!
Così non ci riesce a scindere l’odierno discorso dalla persona che l’ha pronunciato, perché rimane sempre il politico delle leggi ad personam; il padrone di quei mezzi di comunicazione che modificano i fatti secondo la sua regia unica e assoluta; il manipolatore dei paletti imposti dalle leggi per far rientrare i suoi comportamenti dentro le regole imposte indistintamente a tutti.
Ora si scatenerà l’entusiasmo dei supporters di entrambi i personaggi affascinati dalle apparenze presenti ma cortissimi di memoria a medio e lungo termine.
Staremo a vedere, ma niente carta bianca !
Rosario Amico Roxas