Non avevo letto l'articolo base di Claudio Di Scalzo (“Su Poetry Slam. Facciamo della poesia la più bella puttana (escòrt) che ci sia. Prima che sia mòrt”, Calamaro Gigante, 29/06/2009) che ha fatto centro: con abile ironia, scocca frecce acuminate che – visto il riscontro – giungono laddove si erano prefissate di arrivare.
Son punti di vista ovviamente differenti: l'altra sera a Roma ho presentato tre autori LietoColle nell'ambito della manifestazione “ESTATE A ROMA”. Il palco è situato tra numerosi gazebo dove si vende di tutto e di fronte ci sono bar-birrerie-ristorantini: il tutto congegnato per trascorrere le serate lungo il Tevere, passeggiare, bere una cosa e... ascoltare poesia?
Ebbene, qualcuno ha detto che la nostra proposta era forse inadeguata al pubblico, era come mercificare la poesia che - per la sua sacralità - va offerta solo nei templi. Non sono di quell'avviso: se la poesia deve scorrere fra la gente, arrivare non solo a chi già la frequenta, deve diventare puttana, sì, e mettersi in metropolitana, agli angoli delle strade, sui palchi del Lungotevere e negli slam, correndo il rischio di non essere ascoltata perché la gente magari pensa ad altro. Ma se riuscirà a trovare l'interesse anche di un solo non adepto, avrà raccolto tanto.
Per riunirci fra di noi, e cantarcela, facciamo sempre a tempo, ed è anche bello! Ma poi non lamentiamoci che non si ascolta poesia, che la poesia è cenerentola etc. etc. Ecco che allora il nostro progetto SEME - testimonianza diretta degli autori nelle scuole elementari e medie - diventa fondamentale: per avvicinare i giovani studenti alla poesia, per far sì che prendano confidenza e magari se ne innamorino. In questo caso non ricoprirà il ruolo di puttana ma di compagna, amante o sposa.
Diana Battaggia