Ah l'estate! Il caldo, le belle giornate, il riposo, il mare, la montagna... (insomma, anche one shot va in ferie ad agosto).
E comunque.
La domanda di luglio mi è spuntata tempo fa, dopo aver letto il libro di Francesco. Non so bene se mi aspettavo una risposta come questa...
– Un poeta è un papà diverso dagli altri?
Io non credo alla figura del poeta in quanto tale.
Ci sono uomini e donne che vivono con più o meno dignità, più o meno profondità; poi molti cercano una strada qualsiasi per esprimere la propria urgenza, e questa strada può essere la scrittura. Non è il mezzo scelto, ma il coraggio a fare la differenza. Se poi c’è un risultato “artistico” è una conseguenza di come si vive, e non un fine da raggiungere in sé.
Così come non credo che un uomo o una donna, per realizzarsi pienamente, debbano avere dei figli. Il fatto di essere padre o madre però può essere una via, perché richiede di essere affrontato con pienezza, di essere posti a confronto con parti di sé di cui non si era consapevoli o che si volevano dimenticare. I figli in questo senso sono impietosi: ciò che danno è tantissimo, sono però giudici spietati, raccolgono nel loro carattere aspetti che cercavamo di nascondere nel nostro, riescono a trovare (non per cattiveria ovviamente, ma per il semplice fatto di esserci) ogni minima crepa all’interno della vita di una coppia ed amplificarla.
Quello che rende un padre e una madre “diversi dagli altri” non è ciò che scrivono o dipingono o compongono, o l’essere bancario o muratore, ma la misura in cui si mettono in discussione senza farsi scudo del proprio ruolo di genitori.
Belle parole, non trovi? Poi riuscirci è un’altra cosa.
Grazie a te, Silvia, e a Tellusfolio.
Lo vedo mio figlio davanti allo specchio
non si ritrova nel proprio corpo da adolescente
i baffi appena accennati le guance troppo gonfie
piene di frasi che non sa ancora dire
anche io ci sono passato senza uscirne mai
vorrei aiutarlo ma riesco a trovare
soltanto parole di circostanza
vorrei parlarti del suo smarrimento
ma sento il mio
Francesco Tomada è nato nel 1966 e vive a Gorizia. Dalla metà degli anni novanta ha partecipato a letture ed incontri nazionali ed internazionali, così come a trasmissioni radiofoniche e televisive in Italia e all’estero. I suoi testi sono apparsi su numerose pubblicazioni, antologie, plaquettes e siti web in Italia, Slovenia, Canada, Francia, Slovacchia.
La sua prima raccolta, L’infanzia vista da qui (Sottomondo), è stata edita nel dicembre 2005 e ristampata nel marzo 2006. Nel 2007 ha vinto Premio Nazionale “Beppe Manfredi” per la migliore opera prima. La seconda raccolta, A ogni cosa il suo nome (Le Voci della Luna), è stata pubblicata nel dicembre 2008 (Premio Speciale della Critica Città di Salò 2009).
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