Dati delle Nazioni Unite, giugno 2009. L'Italia è sia destinazione sia transito per donne, bambini ed uomini “trafficati” a livello internazionale per sfruttamento sessuale e lavorativo. Donne e bambine vengono portate a prostituirsi nel nostro paese principalmente da Nigeria, Romania, Bulgaria, Albania, e tutti i paesi dell'ex Unione Sovietica; un numero minore viene dall'America del sud, dall'Africa del nord e dell'est, dal Medio Oriente e dalla Cina. Uomini e donne cinesi arrivano in Italia soprattutto per essere impiegati nel lavoro nero. Bambini romeni sono venduti e comprati ad uso sessuale o per forzarli a mendicare. Il 90% dei lavoratori stagionali in agricoltura, nel sud dell'Italia, non sono registrati come tali, e due terzi di essi sono in Italia “illegalmente”, il che li lascia alla completa mercé degli schiavisti: i quali li spostano di frequente, come pacchi, da una zona all'altra al fine di evitare i controlli. I lavoratori stagionali “clandestini” provengono da Polonia, Romania, Pakistan, Albania e Costa d'Avorio.
Il rapporto delle Nazioni Unite conclude attestando che il traffico di esseri umani in Italia è in aumento, e inoltre interessa sempre di più settori “privati”, nascosti, il che rende maggiormente difficoltoso identificare le vittime e punire i perpetratori. Una vera e propria invasione, uno scandalo, sarà d'accordo il nostro illuminato governo che le vittime le punisce e i perpetratori li esalta, li salva con leggine ad hoc, li promuove a seggi parlamentari.
Ho una sola domanda da fare. Queste e questi arrivano in Italia da tutto il mondo, maledizione, a prostituirsi e a lavorare in condizioni di schiavitù: per chi? Chi è “l'utilizzatore finale” della donna nigeriana, del bambino romeno, dell'uomo pakistano? Chi si ingozza di soldi sulle loro vite? Le prostitute hanno clienti, le piantagioni ed i campi hanno proprietari. Di che nazionalità sono, di grazia?
Maria G. Di Rienzo
(da Nonviolenza. Femminile plurale, 2 luglio 2009)