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Paolo Diodati: Intreccio quantistico: stando ai fatti (2)
03 Luglio 2009
 

Sunto

Se due particelle A&B, sono intrecciate quantisticamente, le informazioni ottenute in un istante t, da misure effettuate sullo stato di una di esse (per es. A) sono trasferite sullo stato in cui si trova l’altra (B), allo stesso istante t. Si tratta, perciò, solo di trasferimento di un’informazione sullo stato della particella su cui non abbiamo effettuato la misura. Poiché le due affermazioni sono relative a uno stesso istante, si parla di trasferimento istantaneo dell’informazione.

In nessun lavoro teorico si parla di trasferimento di energia o di massa da una particella all’altra.

In nessun lavoro sperimentale è stato messo in evidenza il trasferimento, di una forza o di una massa, avvenuto in base a fenomeni ignoti e inspiegabili.


Riprendiamo il discorso iniziato con “Attacco alla Relatività… a scoppio ritardato”. Avevamo fissato l’attenzione sull’esempio divulgativo: «un pugno a Napoli può rompere un naso a Milano» (Le Scienze, 489, maggio 2009, pag.42). Così, modificando la vignetta di Giannelli di domenica 28 giugno, una bomba messa a Napoli da D’Alema, per far fuori il “nemico” Franceschini, può far fuori a Milano, il suo candidato, Bersani.

Esempio per esempio, una massa tumorale eradicata a Napoli, fa scomparire un tumore a Milano. E abbiamo interpretato le guarigioni miracolose. L’omeopatia acquista una spiegazione banalissima: antibiotici dati a Napoli, guariscono un broncopolmonitico grave a Milano che beve acqua, anche non dinamizzata. Stessa soluzione per il delitto di Cogne. Le pugnalate date a Messina, hanno ucciso Emanuele. Peccato che Taormina ignorasse il mistero dell’entanglement, altrimenti l’avrebbe tirato in ballo. Per non parlare delle sedute spiritiche in cui alcuni fantasmi spifferano notizie comunicate immediatamente alla stampa e che poi si rivelano sorprendentemente vere.

Chi commettesse l’errore di contestare a Le Scienze la pubblicazione di un articolo in cui si parla degli effetti istantanei di forze a distanza, quindi anche di un pugno, si sentirebbe rispondere che, quando si fa divulgazione, si deve ricorrere a esempi che per essere comprensibili da tutti, devono essere semplici. E ciò si ottiene, esagerando certi aspetti del fatto vero.

Con le stranezze poi che avvengono con la quantistica, è ovvio che le esagerazioni possano portare ad affermazioni anche molto strane. D’accordo, ma si può esagerare partendo da un fatto reale ed esagerare partendo da una fandonia. Consideriamo tre esagerazioni che sono state usate nella divulgazione:

1) Un battito d'ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas (Edward Lorenz, 1979).

2) Se getto le chiavi della mia automobile nella Senna, a Parigi, con un litro d’acqua prelevato a le Havre, posso ricostruire le mie chiavi (Jacques Benveniste, 1988).

3) Un pugno a Napoli può rompere un naso a Milano (David Z Albert, 2009).

La 1), finita a teatro e al cinema, e quindi ora citatissima nei salotti, fu pronunciata sotto forma interrogativa. A una signora che mi pose quel quesito risposi: “Figuriamoci allora che cataclismi combinerà Vittorio Sgarbi! E le coppie litigiose, gli allarmi antifurto, i botti di Capo d’anno a Napoli?” A chi risponde “Non dire corbellerie!!!” viene spiegato che la scienza dimostra che la risposta è invece positiva. E questa risposta è esatta, dal punto di vista teorico, come caso limite. Questo è, quindi, un esempio in cui l’esagerazione (che porta ad una falsità) amplifica fatti che, in certe situazioni, sono veri. Un battito d’ali di una farfalla non scatenerà mai né tornadi, né minispostamenti d’aria nemmeno a pochi metri dalla farfalla. Ma è noto che un urlo in certe condizioni di smottamenti incipienti, può innescare la caduta di una valanga. Studiando le cause che scatenano le catastrofi, come appunto la caduta delle valanghe, i terremoti, i crolli in borsa, certe trasformazioni di fase (solidificazioni, liquefazioni e simili), si scopre che una piccola variazione di una grandezza A, correlata direttamente o indirettamente con la grandezza B, può innescare una grande variazione di B (evento catastrofico). Il rapporto tra la piccolezza dell’energia della causa e l’energia liberata dall’effetto, va contro il senso comune, abituato ad abbinare un grande effetto ad una grande causa. La domanda di Edward Lorenz, ha quindi l’inaspettata risposta SÌ, da parte degli studiosi delle catastrofi che non escludono, in linea di principio, quella concatenazione, di fatto, poi, irrealizzabile.

La 2), fu pronunciata da Benveniste dopo la pubblicazione su Nature (considerata da molti la rivista scientifica più prestigiosa) di un suo lavoro i cui risultati, qualora fossero stati veri e quindi confermati, avrebbero potuto costituire un primo passo per la dimostrazione sperimentale dell’esattezza delle affermazioni omeopatiche. L’esempio 2) in tal caso sarebbe stato l’esagerazione di una verità scientifica, accettabile per motivi di semplicità divulgativa. Perché la fantomatica “memoria dell’acqua”, su cui poggia l’ipotesi omeopatica, avrebbe giustificato la clamorosa ricostruzione della forma delle chiavi, grazie alla memoria dell’acqua della Senna. Visti gli enormi interessi delle case farmaceutiche per la produzione e vendita di medicine omeopatiche, quel lavoro ebbe un’immensa risonanza anche sulla stampa non scientifica. Purtroppo per l’omeopatia, nessuno poté confermare i risultati pubblicati su Nature e lo stesso Benveniste fu costretto ad ammettere l’errore (Premio Ig-Nobel 1991). L’esempio 2) è quindi un esempio inaccettabile, trattandosi di un’esagerazione di un fatto sperimentale prima annunciato e poi smentito da tutta la comunità scientifica.

3) L’affermazione “un pugno a Napoli può rompere un naso a Milano” costituisce l’esagerazione di un’errata interpretazione di teoria e risultati sperimentali. Anche riportandola nell’ambito del microcosmo quantistico (una “spintarella” data alla particella A, intrecciata con B, si ripercuote su B) resta errata. Quindi, micro-fenomeno di partenza inesistente, esagerazione macroscopica effettuata, macroscopicamente errata.

Ecco il grossolano equivoco fatto suo da Le Scienze: la teoria e le conferme sperimentali affermano che se due particelle sono intrecciate quantisticamente, non è fisicamente possibile eseguire misure che diano informazioni, separatamente, sulle loro diverse proprietà. Questa affermazione è simile a quella espressa dal principio d’indeterminazione di Heisenberg (non è possibile misurare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella quantistica). Se fosse possibile determinare contemporaneamente il diverso stato di due particelle intrecciate, queste non sarebbero, per definizione, intrecciate. Quello che possiamo fare è misurare la probabilità di una di loro di trovarsi in indeterminato stato, per esempio di ruotare in senso orario, e dedurre da ciò la probabilità dell’altra particella intrecciata, di ruotare, in quello stesso istante, in senso antiorario. In questa deduzione compiamo l’operazione concettuale di trasferire istantaneamente la conoscenza di una proprietà da una particella all’altra. Per Le Scienze e tantissimi altri divulgatori, tutto ciò è diventato un misterioso ed assurdo trasferimento istantaneo di energia. L’esempio del pugno nasce dalla convinzione che se portiamo a distanza arbitrariamente grande due trottole intrecciate e che hanno versi di rotazione opposti, se ne capovolgiamo una, istantaneamente si capovolgerà anche l’altra. Poiché per capovolgere una trottola (o un corpuscolo), ci vuole energia, l’esempio implica un trasferimento istantaneo di energia. Non esiste esperienza che mostri la realtà di questa assurdità.

Dal punto di vista storico l’equivoco è stato innescato negli anni ’30 del secolo scorso. Niels Bohr, uno dei padri della teoria quantistica, difendeva l’esistenza di particelle correlate e intrecciate per cui ciascuna perde la propria identità. Einstein, nato rivoluzionario e morto coma tanti rivoluzionari, conservatore, si opponeva alla visione di un mondo in cui l’uomo non potesse distinguere individualmente le particelle. Nel 1935, con due collaboratori, scrisse un lavoro in cui, per mostrare una falla della meccanica quantistica, proponeva quello che da allora è noto come esperimento EPR (dai nomi dei tre autori). I fisici sperimentali hanno mostrato la realtà delle particelle intrecciate quantisticamente, nel senso che prima abbiamo spiegato.


Paolo Diodati


Ringraziamenti

L'autore desidera segnalare, come esperti, due dei pochissimi colleghi che, avendoci lavorato direttamente, hanno una solida preparazione teorico-sperimentale sull'intreccio quantistico. Sono entrambi dell'Università di Perugia.

Ringrazio il prof. Vincenzo Aquilanti, ordinario del Dipartimento di Chimica, per la sua cortesia e disponibilità alla discussione e soprattutto il prof. Francesco Sacchetti, ordinario del Dipartimento di Fisica, per gli interminabili approfondimenti, conditi dai suoi frequenti scatti d'ira, nel sentire le interpretazioni fantasiose che circolano.

L'indiscutibile autorevolezza di questi due colleghi, ha rinforzato le mie convinzioni iniziali, espresse in questo articolo.


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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