In qualche modo quello che visivamente è riscontrabile oggi lo si poteva cogliere all’indomani della consultazione elettorale per il Parlamento Europeo e a quella successiva per i ballottaggi di comuni e province; ed era riassumibile nella battuta: Silvio Berlusconi pur vincendo, ha perso perché non ha stravinto. Il Partito Democratico, che pure ha perso, in qualche modo ha vinto perché non ha straperso.
Poi, certo, la situazione merita e meriterà un’analisi un po’ più raffinata di quelle che pure sono state offerte: se il PD non è in grado di dire nulla di significativo nelle regioni del Nord, qualcosa significherà; se la Lega ha trionfato e dilaga anche in Emilia, anche questo significherà qualcosa; se si perde a Sassuolo e a Prato, è qualcosa di più di un campanello d’allarme; se il sindaco di Torino Sergio Chiamparino lealmente prende atto che occorre fare i conti con quel 5 per cento di elettorato che nella sua città ha votato radicale, qualche conseguenza bisognerà pur trarne; e lo stesso discorso lo si può fare in tutte le grandi città, siano Roma, Trieste, Milano, Cagliari… Non sembra di cogliere, nei due candidati per la guida del PD, Dario Franceschini e Pierluigi Bersani, segni di questa consapevolezza, ma diamo tempo al tempo, anche se di tempo ce n’è ben poco.
Intanto nella PdL devono fare i conti con una situazione che è molto più fragile e friabile di quanto non appaia, e che neppure le quantità industriali di fondotinta utilizzate dal suo leader servono più ad occultare. Le contestazioni a Napoli e a Viareggio sono indicative; e ancor più emblematica l’arrogante, volgare replica, che vede nel solito “complotto” ordito dalla sinistra la fonte, la causa e il compiersi di ogni male. Un giorno ci si divertirà – amarissimo divertimento, beninteso – a ricostruire questa complotto-fobia, che unisce gli Stati Uniti e la Spagna di Zapatero, l’Economist e Repubblica-L’Espresso, la Banca d’Italia e un altro imprecisato numero di potentati, uniti e compatti nel voler abbattere Berlusconi.
Per ora limitiamoci a descrivere con preoccupazione e inquietudine i possibili scenari.
Berlusconi, proprio per le difficoltà che sta incontrando, consapevole che il “momento magico” è finito, che la fiducia nei suoi confronti è incrinata, che le soluzioni agli enormi problemi del paese non si possono liquidare con spot televisivi, cercherà di rinsaldare la sua alleanza con i veri poteri forti di questo paese, e con un potere forte per eccellenza, il Vaticano.
Segnali in questo senso già ce ne sono; basta leggere i trasparentissimi messaggi che in queste ore, per esempio, vengono lanciati dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e dalla sottosegretaria Eugenia Roccella.
Quest’ultima ha lanciato gli ennesimi suoi strali contro la Ru 486 sostenendo che quella pillola non è sicura e che attorno a quella pillola ci sarebbero troppe morti sospette; in perfetta malafede, perché quelle morti che ci sono state negli Stati Uniti non sono state causate dalla pillola, ma da un qualcosa che in Italia e in Europa non è previsto si accompagni alla pillola stessa; e sempre la sottosegretaria Roccella ha spiegato che non è il caso di installare distributori di preservativi nelle scuole o nei dintorni, perché tanto si trovano dappertutto, e comunque il preservativo non è «il modo giusto di affrontare l’emergenza educativa tra i giovani». E comunque niente corsi di informazione sessuale nelle scuole, perché la cosa puzza troppo di socialismo: «È una visione statalista. Non si può sostituire un rapporto di relazione e fiducia tra figli e genitori con un corso in cui si spiegano cose che i ragazzi magari già sanno. Il problema è più sottile, è l’educazione alla responsabilità, anche in campo sessuale, che va svolta all’interno della famiglia».
Non solo. Il 24 giugno, il ministro Sacconi, intervistato da Avvenire, ha annunciato che riprenderà, a tappe forzate, l’esame della legge sul fine vita. Ha avuto cura di far sapere che «per il Governo si tratta di una materia che è urgente portare a compimento, e quindi ci aspettiamo che nel più breve tempo possibile quel disegno di legge, già licenziato dal Senato, venga approvato definitivamente». Perché non insorgano equivoci, Sacconi ha sillabato che «alimentazione e idratazione» vanno considerati sostegni vitali, indisponibili; e che questo costituisce un caposaldo della legge che deve restare inalterato. Al giornalista che gli chiede perché l’approvazione di questa norma torna a essere urgente, Sacconi risponde: «Perché non si ripetano casi come quello di Eluana Englaro e per evitare che il vuoto normativo venga colmato da provvedimenti della magistratura»; e poi specifica: «L’indisponibilità di idratazione e alimentazione sono sostegni vitali e non terapie, e afferma che questa è la posizione di tutto il Governo e della maggioranza… Un qualcosa che non è negoziabile».
Il Governo insomma, dice “Obbedisco” a quanto non molto tempo fa, ha ordinato il presidente della CEI monsignor Angelo Bagnasco: che ha letteralmente dettato quello che il Parlamento deve fare in materia di testamento biologico e fine vita, tracciando una vera e propria agenda di lavoro: «Spetta alla politica agire nell’approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti un in equivoco dispositivo di legge che preservi da altre analoghe avventure». Bagnasco ha poi aggiunto che «è raccapricciante il diritto a morire».
Questo Governo è dunque disposto a concedere tutto e di più al Vaticano e alla gerarchia; e occorrerà essere più vigili che mai, più che mai capaci di mobilitare e contrastare quello che si annuncia e prepara. Perché, per esempio, tutto quello che sappiamo in questi giorni a proposito delle abitudini private di Berlusconi può determinare una pericolosa accelerazione. Nonostante il Vaticano non abbia per nulla apprezzato l’editoriale di Famiglia Cristiana che ha chiesto le dimissioni di Berlusconi, da oltretevere arrivano segnali di maldipancia. Non è un caso se il 19 giugno scorso Ratzinger intervenuto alla Fondazione De Gasperi abbia magnificato la riconosciuta dirittura morale dello statista trentino, «basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica». Dichiarazioni cui poi hanno fatto seguito analoghe prese di posizione di altre “eminenze”. Parole che certamente sono state un campanello d’allarme per Berlusconi. Il Vaticano dice: grazie per essere venuto di persona a San Giovanni in Laterano per il “Family Day”; grazie per il decreto di gennaio su Eluana. Ma se vuoi che cardinali e vescovi continuino ad appoggiarti, come hanno fatto alle ultime elezioni in Lazio, Sardegna, e ovunque, allora devi fare di più. Perché noi non abbiamo dimenticato che non hai voluto accogliere il nostro suggerimento di affidare la presidenza del Senato a Beppe Pisanu; e tu non devi dimenticare che c’è un cattolico a noi gradito che si chiama Pierferdinando Casini, che potremmo decidere di appoggiare più di quanto già non si faccia.
In questo contesto e in questo scenario sarà interessante vedere cosa intenderà fare il Partito Democratico. Vedremo se, finalmente, saprà dire una parola chiara, e assumere una posizione coerente. Dallo stallo di oggi dovrà pur uscire.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 1° luglio 2009)