Terra castellana
Suolo forgiato dal fuoco e dai venti,
fertile suolo baciato dal Cielo stellato,
mitico suolo caro agli dei,
meta di artisti e cercatori di meraviglie,
inebriante terra dai grandi seni
incoronati di ginestre e alloro,
e l’energia che sfiata dal suo nucleo
inonda questa terra innamorata
fervida di vita,
che ti scioglie le membra
in rivoli di miele
e versi dall’anima dipana
e di nuovo aggroviglia in tramati
miracoli di luce.
Inesausta terra
che qui, nelle centralità
del suo respiro, frutti di bosco
e di scoglio e d’innesti
mette sulle labbra degli amanti
e scatena nelle menti accese
la nostalgia del Ventre
che ci rivuole indietro
per tramutarci nella stagione buona
in pampini e spighe e acetosella,
mentre la storia passa e qui fa sosta
fra architettonica armonia
e incantamento di titanici racconti,
di Erinni e Centobraccia,
e la Notte che cela frutti d’oro
e la Chimera che vomita fuoco
e la magia del segno della croce sui pani,
terra di serpi e lepri e api
di ulivi e fichi e fragole e vigneti
ammantata di mimose e greggi e mandrie,
terra contesa e mai doma, rivoltata
da calzari cingoli e cinghiali,
da eserciti e eremiti, terra di transumanza,
crogiolo di tradizioni e nuovi impulsi,
qui la dura stirpe umana si rivela
quale figlia dei Giganti e delle Ninfe
nel vigore dell’indole e del sangue,
aurea stirpe ancora non piegata
ai nuovi dei che svettano imperiosi,
pesanti delle viscere d’acciaio e di cemento,
orbi e incrudeliti e senza sbocco,
orrendi contro il cielo,
stirpe benedetta pregna ancora
del grasso dei padri e di leggende,
forte come la vite che si radica in fondo al
grembo sacro, e succhia vita
ed ebbra la ridona.
Maria Lanciotti