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Vittorio Giorgini. Fede e scienza: i danni
29 Giugno 2009
 

La religione cattolica (e altre) accusa lo sviluppo delle scienze e delle tecniche di aver causato i danni del pianeta. Dimentichiamo che le suddette non sono altro che strumenti che non possono essere demonizzati in quanto tali perché gli effetti prodotti da queste variano in funzione dell’uso che se ne fa. Ciò è dovuto al moltiplicarsi dei mercati e quindi la crescita della popolazione, dei consumi, e degli inquinamenti, che hanno prodotto questa situazione di pericolo del pianeta e della vita stessa. Questa successione d’avvenimenti ha trovato un capro espiatorio: le scienze ed il conseguente sviluppo tecnologico; sono questi i nuovi demoni, i nuovi molok delle nostre società. Quest’ultime si sono abituate da tempi preistorici alla demonizzazione, alla ricerca del capro espiatorio. Ancora, in seguito alla nostra abitudine culturale, non vogliamo capire, ad eccezione di qualche semiologo, che le tecniche producono strumenti e gli strumenti di per sé possono essere tanto utili quanto dannosi a seconda di come sono usati, ma tant’è continuiamo ad insistere nel nostro pensiero arcaico, superstizioso e di ciò traggono vantaggio i religiosi i quali riescono a convincere di quanto scienze e tecniche siano pericolose alla società e che la sola salvezza sta nella ricerca sì, ma non la scientifica, ma quella della fede, ed ovviamente per l’ignoranza della materia di gran parte delle genti, lo fanno con un certo successo, riguadagnando posizioni che l’Illuminismo aveva loro sottratto. La lotta dei religiosi è dovuta al fatto che le scienze (cono-scienze) rendono improbabile il credere alle storie religiose.

Discuteremo meglio di quanto detto, dopo aver cercato di capire alcune cose sulla nostra eredità culturale accennando brevemente a come dalle genti più primitive le società si siano evolute. Il fatto darwiniano non è solo cosa biologica ma anche culturale. Diciamo subito che ciò che ci sta alle spalle deve essere diviso in due grandi categorie: quella prima della scrittura e quella successiva. L’anello di congiuntura fra questi due periodi contiene tempi lunghi perché gli sviluppi durante questa sono nebbiosi, e tutto ciò che noi sappiamo dei tempi precedenti la scrittura lo sappiamo per le ricerche degli archeologi dei paleontologi, fino a quegli esploratori, che dai tempi omerici ai più recenti navigatori del V secolo, ci lasciarono diari, disegni e cronache di popolazioni arcaiche che in questi ultimi secoli si sono andate estinguendosi salvo rare eccezioni, ma che già sono state influenzate dai modi contemporanei. Nei quattro milioni e mezzo di anni che passano dall’australopiteco alle genti contemporanee, i primi due milioni – due milioni e mezzo, li passò ancora come animale e iniziò a diventare, passando da raccoglitore, quindi cacciatore e pescatore, a homo faberabilis intorno ai due milioni di anni fa, e non si sa bene quando si sviluppò in sapiens sapiens, ma ciò successe forse addirittura durante l’ultimo milione (taluni accennano all’homo di Pechino, cinquecentomila anni). Si presuppone che nel loro divenire abilis si iniziassero parole e segni che già erano propedeutici di un linguaggio e di uno sviluppo di pensiero che possiamo suddividere in altre categorie.

In principio ci fu il periodo della paura e l’ignoranza di tutti quei fenomeni che ne violentavano la vita come le catastrofi naturali, e le bestie feroci. Il periodo della paura di queste forze, così come il periodo dell’invenzione dell’anima, è di difficile collocazione ma pare inizi proprio da questi ultimi due milioni di anni, precisandosi e trasformandosi nelle reazioni delle società con grande lentezza. Questo rapporto delle genti con la natura che a quei tempi produce il secondo periodo che si chiama della superstizione e della magia, è cosa che prende forma si rinforza e perfeziona rimanendo sempre simile a sé stesso e determinando le vere radici delle culture del pianeta, che furono in tutti i punti cardinali, molto simili fra loro. Il terzo periodo è quello dell’invenzione degli dei, poli- e mono- teismi. Le similitudini superstiziose e mistiche ci dicono di una caratteristica dello sviluppo del cervello che rese le genti diverse dagli animali proprio grazie alla curiosità abbinata alla memoria due ingredienti principali del carattere scientifico (pre-scientifico) che le società stavano conquistando. Dobbiamo constatare che questi primi ingredienti stanno alla base tanto dello sviluppo di ciò che si chiamerà scienza così come di quello che si chiamerà religione, ed è interessante notare che il primo sviluppo aveva caratteristiche più scientifiche che religiose, ma che queste presero consistenza nella piena maturità molto prima delle scienze vere e proprie.

La base scientifica consiste nella curiosità che fa osservare i fenomeni, li ricorda, e ne constata gli effetti, cercando di capirli e di derivarne risposte e utilità. Prima operazione scientifica le prime risposte avevano caratteri misterici e fu questa l’inizio dell’operazione religiosa.

Le nostre nozioni sui comportamenti ed il pensiero più arcaico ci suggeriscono che l’osservazione produceva delle prime risposte molto logiche, intelligenti, fantasiose, ma prive di esperienza, proprio come avviene nei bambini: grande attitudine scientifica, grande fantasia, ma mancanza di cultura. La terra tremava sicuramente c’era un mostro (i demoni vengono più tardi) incollerito, che abitava sotto di questa. Lo stesso avveniva per i vulcani, un grande drago eruttante fuoco, o simili, e in quei tempi si iniziò quella fantasiosa costruzione di immagini che furono gli spiriti delle cose: gli elfi, i geni, le nife, gli orchi, i mostri, e così via. Si costruì una moltitudine multicolore dalle forme, dai modi, e dai comportamenti più fantastici, con tutte quelle storie che iniziavano a dirci dei miti e delle leggende. Queste che noi abbiamo suggerito come operazioni scientifiche, ne avevano la meccanica in quanto quelle popolazioni non conoscevano il concetto dell’astrazione e si riferivano, magari trasformandolo, a ciò che potevano vedere e dando lentamente inizio, senza saperlo, proprio a ciò che fu poi chiamata astrazione astraendola dal concreto.

Una delle scoperte che ancora hanno grande influenza, fu quella della psiche, dell’anima e dello spirito; le tre parole, entrate a far parte delle lingue moderne, derivano dai movimenti dell’aria. Nelle lingue precedenti il termine doveva essere lo stesso, perché anima e spirito presero il significato di quel collegamento con la sfera celeste domicilio dei venti, dei lampi, dei tuoni e delle tempeste, da dove ci veniva la vita visto che chi respirava era vivo e chi non respirava era morto. Ecco che l’aria ci avrebbe portato quella cosa che da allora rappresentava la nostra esistenza (ma non ancora il concetto di immortalità). Sappiamo che fra i primitivi l’anima può aver sede, a seconda delle credenze, nel cuore, nel cervello, nelle visceri o altre parti del corpo; e addirittura per alcuni esistevano due, tre e più anime ognuna domiciliata in una parte diversa, e che le anime potevano a volte andare a passeggiare altrove e quindi rientrare, ma vi erano paure e quindi riti e cerimonie per proteggerle da chi avrebbe potuto danneggiarle, rubarle o ucciderle. A proposito dell’anima esiste una ricchissima letteratura: anime rubate, anime offese, anime distrutte, anime comprate, anime morte, anime perdute, e chi più ne ha più ne metta. Vogliamo anche riferirci alla possessione delle anime da parte degli spiriti maligni, la costruzione degli “indemoniati” che ancora oggi alcuni religiosi esorcizzano perché infatti si tratta di togliere quello spirito di demonio che è entrato in quello di quei disgraziati posseduti. Nella tradizione popolare si temeva anche che l’anima del moribondo uscisse con l’ultimo rantolo di questo ed andasse a prender posto nel corpo di qualcun altro, quindi era usanza tapparsi gli orifizi al momento del trapasso! Altra usanza era quella di rincorrere gli spiriti con bastoni, cenci, grandi urla e rumori per cacciarli dall’abitazione e dal villaggio!

Esistono storie relative a maghi, o particolari individui, i quali dipendendo l’esistenza della loro vita dall’anima la proteggevano nascondendola in luoghi particolari, e queste storie trovano corrispondenza fra varie società in luoghi diversi del pianeta, e sono tutte del tipo: aveva nascosto l’anima in un isola lontana dove al centro di una foresta stava un albero, sotto l’albero era nascosto un cinghiale, nello stomaco del cinghiale si trovava una lepre, nella cui lepre un uccello, nel cui uccello stava un uovo – non si può non pensare all’origine delle scatole cinesi della protezione, della protezione, della protezione, come si vede anche in certi monumenti funebri dove il corpo è protetto da una successione di bare - sarcofaghi. Da qui i più sofisticati concetti che sono quelli del labirinto, come quello di Dedalo ben noto. Chi avesse trovato l’uovo, nel quale era nascosta l’anima, rompendolo, ne avrebbe ucciso il proprietario! Queste superstizioni sono esistite per migliaia di anni in modi che andavano via via prendendo forma.

Accenniamo brevemente alle feste dei solstizi invernali, i natali – le nascite dell’anno nuovo con tutto ciò che ne consegue, come nelle feste di maggio si facevano feste degli alberi, si facevano fuochi, essendo il fuoco simbolo, immagine ed essenza stessa del sole, e si bruciavano ceppi. Queste abitudini possono essere intercambiabili ma hanno tutte lo stesso proposito, quello di rabbonire gli spiriti della natura e di propiziarseli, se poi il simbolo o il significato viene trasformato non importa. A questo proposito vogliamo ricordare che con il cristianesimo il Presepio si sostituì ai riti degli alberi, ma che poi l’influenza nordica in questi ultimi tempi risviluppò l’uso dell’albero di Natale, con tutti gli addobbi ed i significati che questi avevano e che poi la politica mussoliniana antibritannica, ripropose in una forma ibrida che fu quattro aste di legno poste in geometria piramidale (a memoria degli abeti?) con dei piani quadrati su più livelli sui quali si organizzavano presepi ed altre immagini a volontà e che prese il nome di “ceppo”. I simboli, i riti, i cerimoniali dei natali, non erano poi diversi più di tanto da tutti gli altri riti che si fecero per gli equinozi, i solstizi, e quelle particolari ricorrenze che presero il nome delle feste di maggio (le pasque, feste della fertilità e delle messi), quelle di mezza estate, e quelle della morte in autunno.

Le basi di tutti questi riti, furono appunto gli spiriti delle cose ancor prima che si sviluppasse il concetto del divino, perché all’invenzione dell’anima seguì ciò che fu chiamato pan (tutto) psichismo, perché l’aria toccava tutto e quindi portava l’anima – lo spirito su tutto. Fu questo l’Animismo! Divenne così rituale quel rapporto con gli spiriti di tutte le cose per ottenere benefici o proteggersi da pericoli. Esisteva, si era prodotta una identità fra lo spirito delle cose e quello delle genti. Per propiziare ciò di cui avevamo bisogno, utilizzammo quanto già avevamo imparato a fare e cioè: il do ut des, ovvero il baratto, che in quei tempi senza denaro e senza mercati, rappresentava il primo modo di scambio. Visto che a quell’epoca le astrazioni erano concetti non ancora inventati, tutto andava materializzato, lo spirito era un animaletto così come l’anima, che era la stessa cosa, che aveva qualche forma, da quella del suo possessore a quella del suo abbinato: da qui l’uomo uccello, l’uomo pesce, l’uomo lupo, l’uomo leone, l’uomo albero e così via; perché come visto lo spirito era cosa che si congiungeva e che diveniva mezzo di trasferimento, di passaggio. Gli oggetti sacrificali, per ottenere il necessario, consistevano in offerte di cibo, di cose, fino al sacrificio (fare cose sacre) di animali e di persone, e qui gli esempi sono numerosissimi.

Nelle lingue più antiche avevano nomi diversi ma già nei tempi di Romolo e Remo, si parla di Re divinizzati, come i successivi Re di Roma e poi avanti fino agli Imperatori ed anche i Re più moderni. Ma ciò che noi oggi chiamiamo il Re e la Regina del bosco, erano le potenze, i numi, i geni, che poi divennero gli dei della foresta, del fiume, del mare e così via. Ma per l’incapacità di astrarre si iniziarono a nominare delle persone che venivano sacralizzate ed assumevano il potere di quella potenza, erano i primi maghi, gli stregoni, comunque allora fossero chiamati. Questi Re o maghi, venivano eletti per le loro capacità di promuovere la pioggia per far prosperare i raccolti, per favorire la caccia o la pesca, per curare o difenderci dalle malattie e perciò dovevano avere un certo potere. Se fossero divenuti inefficienti o si fossero indeboliti o ammalati, anche per ragione di vecchiaia, venivano uccisi, per essere sostituiti da Re più giovani e forti. Addirittura in certe tradizioni erano loro stessi che si uccidevano, a volte con riti estremamente barbarici, perché da testimonianze di tribù primitive, si racconta che questi con le proprie mani si tagliavano a pezzi quanti più riuscivano a farne prima di morire! Infatti per fertilizzare i campi o proteggersi dai vari pericoli, si usava distribuire sui terreni qualificati, tali pezzi, il sangue, oppure, dopo aver bruciato il cadavere, le ceneri, che come questi erano considerate sacre.

Il passaggio dalla persona alla divinità aveva anche prodotto un tipo particolare di teocidio che consisteva nel rendere divino un individuo, o meglio renderlo quella tale divinità, per la quale poi questo veniva sacrificato, un operazione estremamente astrusa del rendere materiale lo spirito cui si doveva sacrificare la vittima cioè il sacrificato a sé stesso! Il passaggio dalle persone alle immagini, fece sì che il concetto della divinità da sacrificare si materializzasse in un fantoccio che la rappresentava, o nell’albero, pianta, animale, o altro, che ne costituisse l’essenza, e poi su questi si svolgevano tutti quei riti propiziatori di quelle potenze necessarie o di quelle che potevano esserci nocive nell’intento di allontanare danni. Quando gli dei presero consistenza, si era probabilmente in tempi già molto recenti, dieci–ventimila o più anni fa? Cominciamo a trovare segni di divinità che hanno aspetti e miti diversi da quelli dell’iconografie animali o dei composti animali - umani non appena le iconografie perdono tale ambivalenza, ma nel passaggio gli uni sono ancora mescolati agli altri, pensiamo a Giove antropomorfo, e poi a Mercurio con le ali sui piedi, a Nettuno e le sirene con le loro code di pesce, alle Arpie orribili con il loro corpo di uccello e la testa di femmina, Medusa con la sua coda di serpente e per capelli dei serpenti, fino ai demoni e agli angeli, la cui iconografia passa da quei tempi alle religioni prima ebraica e poi cristiana, con i diavoli, caproni alati. I significati più primitivi neanche troppo trasformati, rimangono la base delle religioni monoteiste, la nascita del figlio divino segue il passaggio di quegli dei decadenti che dovevano essere sacrificati e sostituiti dai figli, o comunque da personaggi più giovani, più adatti (eredità mitica).

La nascita pura del Dio che deriva da quelle credenze antiche per cui al Dio si sacrificava specialmente una vergine, e le ingiuste credenze relative alla purezza verginale e alle impurità mestruali che ancora oggi rimangono nell’immaginario collettivo come vergognosa discriminazione del femminile, con le conseguenze che ben conosciamo, aggiungiamo anche lo jus primae noctis, che giustificava il Dio nel suo fertilizzare la vergine. Anche qui i miti sono generosi di racconti dalla Leda con il cigno, a Europa con il toro, a Danae con la pioggia d’oro, e tanti altri. Fra le nostre numerose superstizioni e i sacrifici animali ed umani esisteva la credenza che la sacralità della divinità passasse alla vittima che a questa veniva sacrificata. Ecco che il cacciatore, oltre ad ornarsi con la testa e gli artigli della fiera, ne beveva il sangue e ne mangiava il cuore, sede della forza e del coraggio, e così via per tutte quelle parti del corpo che potevano aumentare le nostre funzioni, dal cervello ai genitali. Queste credenze, che nascevano da quelle relative alle similitudini, alle affinità, come nel caso delle magie, avevano prodotto il cannibalismo ed il vampirismo rituale, cosa che ancora esiste nei nostri riti dell’Eucarestia, il pane che diviene corpo, il vino che diviene sangue, passaggio consentito dallo spirito che esiste; lo spirito del vino, lo spirito del sangue, lo spirito del pane, lo spirito del corpo. Tutto ciò si chiama Transustansazione!

Oggi noi queste cose non le conosciamo più ma volendo, anche se a scuola non ce le insegnano, possiamo trovarle su una, sia pur limitata, letteratura* che unisce molti studi affascinanti ma sfortunatamente ristretti ad una piccola udienza. Ciò succede perché la quantità delle testimonianze, dei riti, delle credenze, e delle cerimonie, nel loro susseguirsi, e in quelle piccole trasformazioni subite nel tempo, mostrano tutto il contrario di ciò che ci si vuol far credere. Il carattere scientifico, la curiosità, le domande e le risposte, possono produrre una buona scienza, ma quelle risposte dogmatiche, figlie dello stesso processo mentale, che dai tempi più antichi hanno creato illusioni ed anomalie sociali, si presentano così chiaramente come il frutto di un invenzione di molti da perdere ogni credibilità. Oggi volendo ciò che le religioni fanno, l’insegnare a credere, perde invece credibilità se allarghiamo di poco i nostri orizzonti.

Questa lotta fra il cercare di capire di più e la manutenzione del potere per mezzo di credenze indotte, è sempre stata a vantaggio del potere religioso che oggi ha raggiunto una dimensione tale per cui sarà difficile che questa lotta si concluda a favore di chi religioso non è. Tale conclusione è triste in quanto le superstizioni, le illusioni del sovrannaturale, e le credenze che da ciò derivano, hanno prodotto società nelle quali il seme del sacrificio ha determinato la cultura della morte artificiale, della soppressione propiziatoria, la conquista dei beni dei territori, delle egemonie, e la distruzione del pianeta per trarre i vantaggi dalle nostre illusioni. Già dalla Genesi il crescete, fate più figli, riempite la terra etc., la dice lunga a proposito degli allevamenti per cibo, della vergognosa crescita demografica, per aver più schiavi, più guerrieri, prima, più produttori e più consumatori e ancora più schiavi oggi; e mentre si accusano gli “assassini” di embrioni–persone, si tace sull’assassinio del pianeta che queste crescite egoistiche rappresentano.

Quanto qui appena accennato ci dice che il nostro costume mentale ha radici molto antiche (le giudeo–cristiane ne sono parte) e che fino a quando non esorcizzeremo credenze così primitive non usciremo dal condizionamento del magico e del superstizioso nel suo divenire monoteistico, ma rimanendo uguale a sé stesso, continua a produrre tutti quei danni che noi conosciamo. Le fedi hanno impedito uno sviluppo del comportamento più sano e rispettoso tanto degli altri quanto delle cose, e hanno causato abitudini barbariche, necrofile e distruttive, incluse tutte le malattie mentali, nevrotiche, che continuano ad impedire uno progredire migliore delle società. Sarà necessario liberarsi da queste imparandone la storia così da consentire una vita costruttiva delle società, salubre, per queste e per il pianeta.

Sottolineiamo qui, che nella nostra lunga storia, i primi ominidi come i molti studi fatti ci dicono, si comportavano in maniera meno cruenta dei carnivori, essendo onnivori, e che infatti avevano sviluppato un forte senso di collaborazione di aiuto reciproco in totale assenza di gerarchie, anche se il più coraggioso, il più forte, il miglior cacciatore, era il più ascoltato e influente ma considerato uguale a tutti. Vigeva in anteprima il concetto di égalité, fraternité, liberté! Lotte e violenze erano inesistenti. L’inizio della superstizione con il baratto sacrificale, e quindi il concetto di proprietà, portava con lo sfruttamento degli uni sugli altri, la cultura dell’aggressione di una predazione trasformata in atto di accumulazione ed il formarsi di credenze che servivano a giustificare l’arricchimento, lo sfruttamento, l’abuso, e quindi le violenze e le barbarie che succedettero l’organizzarsi di queste. Si sarebbe auspicato che nella cultura dei nostri tempi avesse vinto quel buon senso che avrebbe potuto mettere gli strumenti delle tecniche al servizio di una miglior qualità della vita con caratteristiche di rapporti, relazioni, affini a quelle dei primi ominidi, raccoglitori e nomadi.


Vittorio Giorgini

 


* Propongo qui due libri soltanto, ma che possono divenire ottimi punti di riferimento per quanto detto a chi l’argomento interessi serviranno anche nel loro dare inizio ad una bibliografia in questi contenuta: Frazer, Il ramo d’oro, edizione Mammut, 1992; Erich Fromm, Anatomia della distruttività umana, Mondadori, 2008.


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