Sabato 6 giugno in mattinata ci siamo recati, come Associazione, a Tirano presso l’Istituto “Pinchetti” su invito del Prof. Biagio Natale, docente di Diritto, per partecipare all’incontro “Dignità del vivere, dignità del morire e libertà di autodeterminazione”. Questo incontro, il primo di due appuntamenti, era dedicato all’approfondimento degli aspetti etici, giuridici, medico-scientifici ed esistenziali del “fine vita”.
In apertura gli studenti della quinta B hanno rappresentato una simulazione processuale del caso Englaro, applicando le loro cognizioni in ambito giuridico. I ragazzi, bravissimi, sono riusciti a trasmettere anche gli aspetti più relazionali e a cogliere le ragioni, non solo legali, che hanno spinto la famiglia di Eluana a percorrere tutti i gradi di Giudizio. Questa famiglia ha combattuto per 17 anni con coraggio e una forte determinazione affinché venisse riconosciuta la volontà della figlia, volontà ricostruita con scrupolo nelle aule di giustizia attraverso le testimonianze della famiglia e degli amici della ragazza.
Nella seconda parte della mattinata è avvenuto il dibattito con la partecipazione del teologo, Don Battista Rinaldi, del medico fisiatra Dr Massimo Brambilla e del nostro socio Andrea Della Bosca, dell’Associazione Scuola e Diritti. Il dibattito ha evidenziato le differenti posizioni e soprattutto il nostro socio nel suo intervento, ha sostenuto come i casi Welby e Englaro, nella loro drammaticità, abbiano evidenziato pienamente la mancanza di laicità nelle nostre istituzioni, carenza che, chi si occupa di scuola ed educazione, rileva quotidianamente. Della Bosca ha portato all’attenzione dei partecipanti alcuni esempi per supportare la sua tesi.
Ad esempio è parso interessante ricordare la vicenda accaduta al liceo scientifico “Righi” di Cesena, che ha coinvolto un docente di matematica e fisica, Alberto Marani, al quale è stata comminata la sospensione per due mesi dall'ufficio scolastico provinciale di Forlì-Cesena, per avere effettuato un sondaggio tra i suoi studenti costruito per rilevare quale insegnamento lo studente avrebbe scelto fra Religione Cattolica, Storia delle religioni e Diritti umani.
I risultati sono stati i seguenti:
11,3% sceglierebbero Religione Cattolica
88,7% sceglierebbero una materia alternativa:
23,9% Storia delle Religioni
64,8% Diritti Umani.
Il professor Marani ha spiegato che il questionario era stato da lui distribuito al solo scopo di avere elementi indicativi per dimostrare che la richiesta di materia alternativa era molto più elevata di quello che risultava dalle scelte operate in sede di iscrizione. Infatti nell'anno scolastico precedente solo 2 alunni su 1.300 l'avevano richiesta, quando in realtà oltre l'80% la sceglierebbe se solo venisse resa visibile la possibilità di optare. La proposta di programmare quindi la materia alternativa era stata avanzata dallo stesso professore di matematica al Collegio Docenti, che aveva stabilito lo scorso novembre che la Materia Alternativa dovesse essere programmata e inserita nel Piano dell'Offerta Formativa. Nessuno dei 130 docenti del Collegio ha avuto da ridire sul questionario – ha evidenziato Marani –, né la Dirigente, né lo stesso don Pasolini, insegnante di Religione del Liceo, presente al Collegio. Solo nel gennaio 2009, con l'arrivo di una ispettrice, si è saputo che don Pasolini aveva protestato presso l'Ufficio Scolastico Regionale, con una lettera inviata segretamente, mai resa nota ad alcuno del liceo.
Inoltre Della Bosca ha ricordato come, anche ultimamente, la ministra Gelmini, ministro della Repubblica, abbia sostenuto la centralità educativa dell’insegnamento della Religione Cattolica.
Perno dell’intervento del nostro socio è stata l’idea che la laicità si impari, si apprenda. Anche a scuola. L’idea è che la laicità debba diventare un percorso educativo, perché non si nasce capaci di convivere e di mediare con la diversità dell’altro e che sia la scuola, luogo di tutti e non solo di qualcuno, il contesto privilegiato in cui raccontare e mediare i conflitti e le divergenze.
Non pare possibile pensare che gli aspetti educativi, che tutto quello che riguardi la vita, la morte, i diritti e la cittadinanza possa essere delegato ad un operatore (l’insegnante di religione) chiaramente di parte, con un solo credo e una sola verità. Non ha senso che uno stato laico promuova un unico insegnamento religioso (con tutti i privilegi di cui spesso abbiamo parlato) e non si preoccupi di formare i cittadini che lo abitano.
Infine un grazie particolare ai ragazzi dell’Istituto “Pinchetti”, al Dirigente, ai Proff. Natale e Labbadia (collega dell'ITCG “P. Saraceno” di Morbegno, partner dell'iniziativa, ndr) per aver dimostrato che la Scuola Pubblica è luogo di incontro e di riflessione e anche di sintesi, non solo percorso di mero apprendimento.
A cura della segreteria
dell’Associazione “Scuola e Diritti”
(per 'l Gazetin, luglio 2009)