La Facoltà di Lettere e Filosofia, storico nucleo intorno a cui si è progressivamente costituita l’Università dell’Aquila nella sua attuale articolazione, all’indomani del devastante sisma che ha distrutto completamente la sua sede, ha immediatamente dichiarato – e confermato con i fatti – la propria volontà e la ferma determinazione a continuare con orgoglio a svolgere la propria missione e a riprendere con slancio le attività istituzionali. Fedele alle sue radici storiche e geografiche, ha fin da subito deciso di trovare una sede provvisoria in città, obbedendo alla forte spinta non solo dei docenti, ma di tutti gli studenti che, in modi spesso commoventi, hanno manifestato un profondo attaccamento alla Facoltà e alla città dell’Aquila.
Sono stati compiuti enormi sforzi per il reperimento della sede provvisoria, ma tutti coronati da delusione finale. Le dichiarazioni confortanti di autorità politiche locali e nazionali nonché dei massimi responsabili della gestione dell’emergenza circa la “centralità”, il “ruolo essenziale”, “insostituibile” dell’Università per quale “cuore” e “motore” della vita dell’Aquila, si sono rivelate vuote chiacchiere per quanto riguarda la sistemazione della Facoltà di Lettere e Filosofia, cui non solo è mancato l’appoggio nell’attribuzione di stabili autonomamente e faticosamente individuati, ma che è stata scavalcata per sistemare proprio in quei locali altre e spesso imprecisate realtà cittadine. Nella situazione disperata in cui la nostra città è stata ridotta dal sisma, è evidente che le necessità di dare sistemazione alla notevole quantità di uffici e di istituzioni diverse presenti difficoltà enormi; e tuttavia, la peculiarità di una storica Facoltà universitaria non può essere equiparata a quella di altre, pur importanti istituzioni. La delicatezza del ruolo che essa svolge è tale, che la mancata individuazione tempestiva della sede comporta l’inevitabile disorientamento dei suoi 2.500 iscritti, con tutte le conseguenze che ciò implica sul piano di mancate nuove iscrizioni e richieste di trasferimento degli studenti già iscritti.
Se le autorità politiche locali e nazionali e i responsabili della gestione dell’emergenza stabiliscono e fanno rispettare altre priorità, disattendendo nei fatti le roboanti quanto vuote dichiarazioni di principio sull’importanza dell’Università per L’Aquila, allora è doveroso che la Facoltà ne prenda atto e renda pubblico il suo disagio e la propria rabbia davanti a decisioni che ne pregiudicano la sopravvivenza. L’opinione pubblica locale e nazionale deve sapere che una localizzazione provvisoria della Facoltà in edifici disponibili gratuitamente nella città dell’Aquila, in Via Acquasanta (Sezione detentiva ex minorenni, caserma agenti ed ex locali di lavorazione), giudicati idonei per lo svolgimento delle proprie attività formative e scientifiche viene destinata a ospitare uffici e attività che potranno godere di forti appoggi politici, ma non sono neanche lontanamente paragonabili, quanto alla funzione che svolgono, al ruolo di una Facoltà universitaria, che notoriamente dev’essere scelta dagli studenti e dalle loro famiglie, scelta che dev’essere poi confermata negli anni.
La Facoltà di Lettere e Filosofia non può assistere passivamente alla propria dissoluzione, soprattutto quando questa avviene per miopia politica, intellettuale, morale e perfino economica. La Facoltà è determinata a continuare la propria collaudata e riconosciuta missione di solido punto di riferimento dell’attività culturale, formativa, scientifica e denuncia con forza la vergognosa latitanza di tutti coloro che in questo difficile momento avrebbero il dovere istituzionale di sostenerla, garantendo sia una sede provvisoria nella città dell’Aquila, sia alloggi adeguati ai suoi numerosi studenti.
La Facoltà si riserva di intraprendere immediate iniziative pubbliche per la soluzione dei gravissimi problemi in cui versa.