«Mio padre si chiama Carlo Mazzantini, a 17 anni è stato a Salò e per il resto della vita ha sentito l'onta della storia sulla schiena. Ha raccontato tutto nel suo libro A cercar la bella morte…». Così Margaret Mazzantini in una intervista a l’Espresso.
«Voto scettico perché realistico, voto malinconico…», scrive su La Stampa uno scrittore come Guido Ceronetti: scrittore appartato e deliziosamente scontroso.
Cos’hanno in comune? Quello che hanno il regista Marco Bellocchio, il giurista Michele Ainis; Gianfranco Pasquino, Biagio De Giovanni, quel genio della fotografia e della pubblicità che si chiama Oliviero Toscani; Fabrizio Rondolino, Vasco Rossi, Dolcenera, Franco Battiato, il dj Claudio Coccoluto, Oriella Dorella, Ivo Garrani, e tanti altri “refrattari” che si sono adunati attorno alla Rosa nel pugno: persone diverse tra loro, per percorsi umani e culturali, che si trovano insieme, a voler dare forza e fiducia a questo simbolo e questa formazione politica, e pubblicamente dicono: «Ci sto, sto con voi».
«Mi deciderò probabilmente», scrive Ceronetti, «per il margine in penombra del chiattone, del Narrenshiff unionista, che si presenta come Rosa nel pugno».
È davvero una storia strana quella che radicali e socialisti attorno e con la Rosa nel pugno stanno scrivendo. Una storia nuova ma anche antica. Una storia che nasce con Gaetano Salvemini ed Ernesto Rossi, con Piero Calamandrei, Mario Pannunzio, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Giacomo Matteotti… E poi via via Loris Fortuna e Antonio Baslini, le grandi vittorie di tutti e per tutti del divorzio e dell’aborto, con le centinaia di “doppie tessere” socialiste, liberali, laiche, autenticamente credenti; e di quella storia fanno parte Elio Vittorini, le battaglie per la laicità e anticoncordatarie con Eugenio Montale, Norberto Bobbio, Eugenio Scalfari, Umberto Terracini e Fausto Gullo; e poi Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Domenico Modugno, Enzo Tortora, che con i “colori” della Rosa nel pugno sono entrati nei Parlamenti in Italia e quello Europeo.
È questa la nostra storia, di ieri e di oggi: che nessuno racconta, nessuno mostra curiosità, voglia di conoscere e far conoscere. La storia di Luca Coscioni, e di tantissimi prestigiosi e impegnati docenti e ricercatori scientifici, per la libertà di ricerca scientifica, e in generale contro questa deriva proibizionista e clericale che tutto minaccia di sommergere. E in questo si salda una perversa alleanza di fatto tra la Casa della libertà e parte dell’Unione. Fateci caso: parlano di tutto, ma non dicono nulla. Si accusano l’un l’altro, ma con cura evitano di affrontare i grandi temi legati al diritto, alla laicità, alle questioni della vita e della morte di ciascuno di noi.
Questa storia di ieri e di oggi occultano e cercano in ogni modo di cancellare. «Ci sarà, intorno a questo segno, un coagulo di quelli che Prezzolini chiamava apoti, una piccola folla di refrattari». Scrive Ceronetti. Un buon augurio, tocchiamo legno.
Gualtiero Vecellio
(da Notizie radicali, 06/04/2006)