«Avevo detto che il mio lavoro finiva a ottobre… ma non posso riconsegnare il partito a quelli che c’erano prima di me. Non farò accordi di palazzo, nessun patto, ma presenterò la mia proposta alla base degli iscritti». Così Dario Franceschini annuncia la candidatura alla segreteria del PD al congresso di ottobre. «Pensavo di passare il testimone a nuove generazioni… ma ho rivisto riemergere molti errori con l’emergere di protagonismi e litigiosità…investirò in una nuova squadra fuori da ogni vecchio schema… costruirò una nuova squadra non solo per battere la destra… Quando Berlusconi sarà un ricordo triste, il PD sarà ancora un partito giovane…»
Che, dopo quella di Pierluigi Bersani giunga ora la candidatura di Franceschini, non può che rallegrare; e ci si deve augurare che altre ne fiocchino, nei prossimi giorni: candidature pubbliche, con pubblico confronto: primarie vere e non quella caricatura a cui finora si è assistito. Il PD è in un evidente marasma: chi dice di sostenere Bersani, come Massimo D’Alema, non esclude altri progetti; sul “palcoscenico” del PD si sono affacciati personaggi nuovi, non solo Debora Serracchiani; ed è tutto un convocare assemblee, riunioni, seminari. Franceschini accarezza un sogno che ha esplicitato con la sua candidatura: essere il punto di riferimento dei “giovani”, ma anche dei prodiani, dei veltroniani, di quanti non hanno punti di riferimento; la “nuova squadra”, da opporre alla “vecchia”, rappresentata da Bersani. Quanto vi sia e vi possa essere di “nuovo”, e se questo “nuovo” sia effettivamente una “novità”, è presto per dirlo.
Qualche giorno fa Romano Prodi ha scolpito sei “semplici” parole: «Nel PD serve un rinnovamento radicale». La traduzione è semplice: oltre a un leader nuovo, occorre un nuovo gruppo dirigente. Un qualcosa che non ha nulla da spartire con i lavorii sotterranei dei D’Alema, dei Veltroni, degli ex popolari, degli altri cacicchi del partito. «I congressi veri nascono dal conflitto tra le idee, non sull’accordo tra i capi», dice uno dei “giovani”, il parlamentare forlivese Sandro Gozi. Bene: quali sono le idee, quali sono i progetti destinati a essere le “gambe” del nuovo partito? Soprattutto: che partito si prefigura, governato da quali regole? Fino a quando questi nodi non saranno affrontati e sciolti, Berlusconi e il suo centro-destra saranno, come sono, una triste realtà; e il PD un “auspicio” incapace di suscitare entusiasmo e aspettative.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 25 giugno 2009)