Sono da sempre una milanista convinta, forse perché il “glorioso Milan” è la squadra di mio padre e fin da bambina la domenica seguivamo insieme le partite di calcio in televisione. Quel che mi è rimasto più impresso della mia infanzia da tifosa sono “novantesimo minuto” condotta dal giornalista Paolo Valenti e il mitico calciatore Franco Baresi. Poi è arrivato Paolo Maldini (siamo quasi coetanei) ed ho seguito la sua carriera passo a passo. Forse è perché sono stata abituata a certi valori che intendo la fede, anche quella calcistica, come qualcosa di importante, da non perdere, nonostante gli sbagli e i momenti difficili che una squadra possa attraversare (ad esempio quando il Milan è andato in serie B). Ma, se mantenere lo stesso colore di maglia per un tifoso è abbastanza frequente, è più raro invece trovare un giocatore che rimanga più di qualche anno nella stessa squadra. Infatti, un calciatore, può venire attratto dai compensi stratosferici e lasciarsi lusingare da altri club e finire così per “tradire” la fiducia di quanti l’avevano fino al giorno prima messo su un piedistallo. Tra le “sfreccianti” personalità che hanno attraversato le varie società, anche la longeva “rossonera” (1899), pochi sono rimasti fedeli al primo ingaggio.
È il caso di Paolo Maldini che rappresenta a mio parere un fulgido esempio d’amore e di lealtà vero il calcio e soprattutto verso una società; un punto di riferimento e un esempio da seguire in particolare per le nuove leve. Segni distintivi sono la sua tecnica, la sua velocità, la sua prestanza fisica, la sua duttilità e non ultima la sua fedeltà agli stessi colori detenendo il record assoluto di stagioni in serie A con la stessa squadra.
Ora che il giorno dell’addio al calcio giocato è arrivato, Paolo è entrato a pieno titolo nell’olimpo di questo sport ed è considerato da più parti uno dei più grandi giocatori della storia del calcio. Non bisogna far caso a quei pochi “stonati” che cercano di lasciare l’amaro in bocca con striscioni irriverenti e fuori luogo. Penso di interpretare il pensiero di tutti i tifosi, quelli “veri”, che amano e patiscono, che si arrabbiano ma non tradiscono, se esprimo un sentito grazie, profondo e sincero, quello che dovrebbero tributargli in primis il Milan e la Nazionale Italiana, al grande Paolo Maldini per le irripetibili emozioni che ci ha regalato, per la passione di una vita, la sua vita in una passione.
Paola Mara De Maestri
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Paolo Maldini è nato a Milano il 26 giugno 1968. Nell'A.C. Milan, dove ha militato dal suo provino datato 1978, ha ricoperto principalmente il ruolo di terzino sinistro o di difensore centrale. Si è ritirato dall'attività con la Nazionale dopo i campionati mondiali del 2002. Con la maglia azzurra ha disputato 126 partite (record assoluto), di cui 74 come capitano, realizzando 7 goal. Detiene inoltre il record anche per il numero di gare con la fascia da capitano. Ha finora vinto col club 4 Coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994, 2003, finalista nel 1993, 1995, 2005), 2 Intercontinentali (1989, 1990, finalista nel 1993, 1994, 2005), 4 Supercoppe Europee(1989, 1990, 1994, 2003, finalista nel 1993), 7 scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004), 1 coppa Italia (2003, finalista nel 1998), 5 Supercoppe Italiane (1989, 1992, 1993, 1994, 2004). Con la nazionale ha raggiunto la finale al Campionato Mondiale 1994 e al Campionato Europeo 2000. Sposato con la modella venezuelana Adriana Fossa, ha due figli, Christian, che è stato da poco tesserato e Daniel. Figlio d'arte, nato da Cesare Maldini, calciatore del Milan e poi ct delle nazionali under 21 e professionistica, e che ha allenato Paolo se pure per poco tempo. Da settembre 2005 anche il figlio di Paolo, Christian, gioca nelle giovanili dell'AC Milan.