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Alberto Figliolia. “L'inquieto esistere” di Giovanni Cerri 
Inaugurazione della mostra nel pomeriggio di oggi al Museo d'Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
'al di là del muro', 2007 - olio su carta intelata, cm 120x180  
21 Giugno 2009
 

Può Gomorra divenire l'altro Eden? Se non è data alternativa, certamente. Un altro Eden composto di dolore, impastato d'odio e intriso di sopraffazione. Quando la scelta è impossibile, è possibile che il Male trionfi, solo il Male. Il Male nella sua essenza ed esiti, il Male con le inesorabili e implacabili assenze che esso comporta. E pure sappiamo che non è così. La speranza, per quanto remota, è una torcia che arde nella notte. Forse.

Da questo assunto Giovanni Cerri è partito per l'ultima parte della sua produzione che ha proposto nella recente mostra milanese, presso la Galleria gli eroici furori (via Melzo 30; sito Internet www.furori.it), intitolata per l'appunto “Gomorra... l'altro Eden. Una personale che ha avuto un notevole successo di critica e di pubblico e che sarà presto ripresa con una serie di eventi in quel di Milano e altrove.

Dipinti di fortissima suggestione sono quelli di Giovanni Cerri: oli su tavola e, con una tecnica perfezionata per anni, oli su carta intelata fatti d'innumerevoli fogli di giornale sovrapposti e incollati su cui vengono poi stesi colori e immagini, con una potenza evocativa senza pari: parole e figure, echi di cronaca e arte civile, una scelta estetica raffinata: il veleno del mondo e l'antidoto necessario e agognato: denuncia ed esilio. L'energia primaria e il suo respiro, come felicemente ha scritto in proposito Silvia Agliotti.

Giovanni Cerri, quarant'anni, nipote di un ex portiere dell'Inter a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, Bonifacio Smerzi, è un figlio d'arte. Con il padre Giancarlo ha esposto, insieme, alla Permanente in un fantastico gioco di rimandi. La pittura di Giancarlo vira maggiormente verso l'astrattismo, mentre per Giovanni, che pure ha ampiamente assimilato la lezione dei grandi Maestri dell'astrattismo, e vastissimo è il suo bagaglio culturale, si assiste a un recupero del figurativo, con modi del tutto speciali tuttavia. Stupisce davvero l'originalità creativa del giovane Maestro, con le commistioni più disparate, gli accostamenti più spiazzanti, le pennellate talora feroci non scevre di un'amara nostalgia: volti e corpi perduti, case e grida nel silenzio, città fantasma, randagismi esistenziali, studi e autoritratti, presenze inquietanti che siano.

Proprio “L'inquieto esistere” è il titolo della mostra, a cura di Stefano Crespi, che il Comune di Gazoldo degli Ippoliti (Mn) dedica, nella sua Villa Ippoliti sede del Museo d'Arte Moderna (via Marconi 126), a Giovanni Cerri. Dopo il vernissage di domenica 21 giugno, ore 17:30, la mostra si dipana sino al 7 luglio con i seguenti orari: tutti i giorni 10-12:30/15:30-18:30, lunedì chiuso (info: tel. 0376 657952 – 657141, fax 0376 657488, e-mail info@postumia-mam.it).

«...una selezione di opere degli ultimi anni di lavoro, incentrati soprattutto sull'interpretazione del territorio urbano, delle periferie e dei “luoghi di confine” metropolitani, dove la memoria del passato industriale pare sfaldarsi negli edifici fatiscenti e nei resti di “cattedrali” operaie del '900», in tal modo viene presentata la rassegna. E ancora... «L'artista usa, dal 2001 in poi, il supporto della carta di quotidiano, come fondo per la sua pittura, che evoca scenari e immagini di paesaggi in cui, occasionalmente, qualche scritta affiora, non importa se di politica o cronaca nera, sport o economia, è la nostra contemporaneità che scorre e scompare nella materia dei pigmenti. Città fantasma e apparizioni di “ecomostri”, lande desolate di periferie e squarci improvvisi di luce bianca che disegnano ombre perentorie di fabbriche e casermoni, luna park abbandonati e lunghi viali che si perdono nei lontani orizzonti di strade perdute... ricordo testoriano di hinterland del nord Milano industriale, tra città e campagna, tra luogo abitato e sconfinamento verso un ignoto altrove». Uno sconfinamento che è spaesamento ultrageografico, universale, delle nostre vite, in una cifra espressionista, metafisica e concretamente tangibile. E i dubbi sulla qualità della natura umana... L'arte come estrema forma della comunicazione. Fuori da ogni meschino calcolo, l'unica rimastaci?

La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Stefano Crespi, Stefano Cortina, Raul Montanari, Antonio D'Amico e un'intervista all'artista a cura di Felice Bonalumi.

Va aggiunto che l'esposizione proseguirà poi, sino al 2 agosto, nell'ex Chiesa di San Pietro in Atrio, via Odescalchi, a Como (orari: mercoledì-domenica 10-12:30/15-19).


Alberto Figliolia


www.giovannicerri.it


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