La viaggiatrice da camera, cari lettori, viaggiatori miei simili se mi seguite, ha la fortuna di saper disegnare all'interno di misere pareti spazi immensi.
E lunedì scorso questo facevo, mentre correvo felice. Ligeti era il mio sfondo sonoro.
Correvo in una valle solitaria lungo un torrente di cristallo e alberi ai lati. E, dopo tanta strada, mi si apriva agli occhi una pianura sterminata. No, lo sguardo mio non riusciva a contenerla tutta. Poi il quadro cambiava, all'improvviso: sfrecciavo in mezzo a una piazza affollatissima, tra persone che mi sembravano grandi formiche colorate in danza sfrenata. E ancora via, veloce, come fra mille pericoli, seguendo traiettorie precise, però a me sconosciute.
Altra tela, ancora, nella calma del corno: eccomi su un'altura. Guardo l'orizzonte. Malinconia che si perde nel vento forte sulla vetta e nelle note dei legni. Atmosfera che si tinge di tragico: il mio sguardo si fa spaventato e guardingo. E poi la discesa, pericolosissima... ritorno violino e guizzo come inseguito dagli altri strumenti. Non riesco a fermarmi! Frena frena FRENAA! Ecco, la caduta... ma senza ferita né lividi, questa volta.
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Che meraviglia, che meraviglia!
Sara Pozzato
Interpretazione consigliata: dal cd /The Ligeti project II/ - Berliner Philharmoniker, dir. Jonathan Nott