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Daniele Dell’Agnola. L’animale guida di Soldini 
Il giovane scrittore ticinese pubblica quattro convincenti racconti
20 Giugno 2009
 

Tommaso Soldini (1976), insegna italiano in una scuola superiore, si è laureato in lettere a Friburgo nel 2001, scrive poesie e racconti. È uscito poche settimane fa L’animale guida (Casagrande, Bellinzona) presentato a maggio nell’ambito delle giornate letterarie di Soletta. Si tratta di quattro racconti attraverso i quali si indagano vite non straordinarie, trascinate e guidate dai sistemi morali, economici che determinano il mondo globale.

Nel primo racconto incontriamo Bruce, impiegato assicurativo con due figlie adolescenti, e Simon, gioielliere ebreo. Hanno il “vizietto” del gioco, così si incontrano regolarmente a Bryant Park per giocarsi a Backgammon venti o trenta dollari, “da buoni cristiani” (Simon), da buon ebreo con qualche senso di colpa (Bruce). Loro lanciano i dadi e sentono la piccola ebbrezza del rischio: il terreno di gioco diventa un rifugio microcosmico in una New York in cui il rischio del gigantesco animale finanziario, regola il ritmo nella vita degli individui. Tutto si svolge ricordando a ritmo regolare la caduta delle torri gemelle, associate al passo biblico della presuntuosa Babele: “E quando la torre cadrà, un urlo si eleverà al cielo, che nessuno sarà più disposto ad ascoltare”. Entrambi i personaggi, avvicinati grazie al comune vizietto del Backgammon, ma alienati perché trattenuti da altre preoccupazioni esistenziali, sono molto legati alle strutture famigliari, al loro privato (Bruce), al rabbino, alla forte figura moraleggiante della madre (Simon). In realtà sono piccoli, abitudinari attori in una New York frantumata e globale.

Nel paesaggio narrativo di Soldini spicca, nel secondo racconto ambientato in una generica cittadina in riva ad un lago prealpino… la trentenne Debra (dall’ebraico Deborah, significa “ape”, un animale guida) forse il personaggio più riuscito nei quattro racconti: vive con il suo compagno Vittorio, è laureata in storia dell’arte, all’inutile ricerca di impiego, amica dei prodotti bio, attenta all’ecologica e con il bisogno di realizzarsi pensando. La ragazza accetta però un lavoro come segretaria in una grande banca della generica cittadina di L. Per Debra la vita cambia. E anche per Vittorio che segue la metamorfosi della sua compagna. Lei, improvvisamente «non lo vuole più», come se «un odore di muschio selvatico» le fosse «entrato nel cervello» ad infatuarla. Così il suo compagno, l’asociale, perdente Vittorio, informatico, se la lascia scappare perché Debra evolve (o involve), si disintegra nel sistema, vive tra gli aperitivi, nell’abbagliante non pensiero che fa parte della routine del benessere concordato dalla mega macchina produttiva. Vittorio è meno abbronzato, più pallido, più isolato e reagisce alla rottura del rapporto, perdendosi in una sorta di cammino irreale, introspettivo. Lascia che la sua compagna se ne vada con il bel Luca e si purifica in una cantilena che pare pura pazzia. Quattro ottonari messi lì, per guardarsi allo specchio: «specchio nero nero specchio devo andare al gabinetto, pancia vuota cuore aperto non mi muovo adesso certo». Eppure Vittorio lavora in una ditta che rientra «in quel complesso sistema della società capitalistica e a libero mercato che deve produrre benessere e ricchezza attraverso il consumo. Lui, poi, con una laurea in informatica cosa faceva?» Vittorio ha un padre 56enne «prepensionato dalle ferrovie» e vede attorno a sé la marea di neolaureati che vivono con i genitori e percepiscono «ancora la paghetta settimanale». Vede «gli anticoncezionali venduti e utilizzati per paura della precarietà».

Infine: «Vént frécc, vént da matina, gh’è scià ul vént süla scema di gran pin, sént ul vent che ‘l bofa…» canticchiano lui e lei, voci protagoniste nel quarto e ultimo racconto contenuto nel volume. Vanno a rifugiarsi in un paesino in montagna, nella casa dei genitori di lei, dove non pagheranno affitto. La ragazza è incinta e i due, lungo il tragitto, incontrano un cervo impressionante…

L’animale guida rintraccia e disegna percorsi umani delle nuove generazioni, attraverso una scrittura ben studiata nelle situazioni e nei dettagli metaforici, nei valori simbolici legati ai gesti, al paesaggio (da New York al Ticino), alle cantilene dei personaggi. Tommaso Soldini è un esordiente già maturo: fatto incoraggiante nel panorama a corto raggio della prosa svizzero italiana, che da qualche anno si sta offrendo al lettore con autori nuovi che, in parte, sanno cogliere un certo interesse critico.


Daniele Dell’Agnola


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