Leggo sull'ultimo numero di Famiglia Cristiana: «La malattia può essere un mattone fondamentale per la vita, perché ci fa simili a Cristo, che ha patito ogni forma di sofferenza. La vita è sempre un dono, anche quando siamo malati».
Qualche osservazione in merito, secondo ragione e secondo il vangelo. “La malattia ci fa simili a Cristo”: anche se fosse vero, che facciamo, diciamo che bella la malattia, sia la benvenuta? Il fatto è, però, che non è vero.
La somiglianza a Cristo è nella forma, ma non nella sostanza. Gesù godeva di ottima salute, mangiava, beveva ed era ben vestito (cfr. Mt 11,19; Gv 19,23). La sofferenza, in qualche modo Gesù se la cercò, ma non per il gusto di soffrire, come hanno fatto alcuni santi, ma per necessità. Fu lui a dirlo: «È necessario che il Figlio dell'uomo soffra molto... sia messo a morte» (cfr. Lc 9,22). La sofferenza del Cristo aveva uno scopo: la salvezza dell'umanità. Che la malattia abbia questo scopo, è un concetto che non trova fondamento alcuno nel vangelo, e contrasta con la ragione. Il sacrificio del Cristo fu unico e irripetibile.
“La vita è sempre un dono”: la vita terrena dovrebbe essere un dono, ma pare che questo dono, come una bella torta, alle volte riesca male, oppure vada a male, terribilmente a male; ed affermare che una torta rancida amara disgustosa sia un dono di Dio, e che sia buona, è un offesa a Dio e un'offesa alla ragione.
Francesca Ribeiro