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Al Fadhil e il fiore dell'Iraq 
Una scheggia di bomba è entrata nel suo cuore e ha deciso di fermare il suo cammino
Al Fadhil,
Al Fadhil, 'Mesopotamic Morning', 1999 
03 Aprile 2006
 

Tanti lo conoscono come artista, come uomo e - nel mio caso - come amico: l'arabo errante Al Fadhil che tanti anni fa lasciò l'Iraq per studiare all'Accademia di Firenze, per poi divenire presenza abituale nel mondo dell'arte del Ticino. Ora opera a Berlino, dopo un periodo di residenza a Parigi.

Alla fabbrica abbiamo un ulteriore legame con lui, componente in modo volontaristico del nostro Consiglio di Fondazione.

Nel suo lavoro d'artista ha parlato in modo fine e non strumentale dei drammisociali e politici dell'ultimo quarto di secolo nella sua Mesopotamia. Nel 1980 la sua grande famiglia, sciita aconfessionale, perse uno dei suoi fratelli, Amer, nella lunga e inutile guerra con l'Iran voluta da Saddam Hussein appoggiato dai paesi occidentali.

Il 31 marzo Fadhil mi fece sapere della mancanza di notizie su suo fratello minore, Ahmed, con cui era in contatto quotidiano via internet. Io ero appena tornato da Berlino, dove Fadhil aveva reso a me e a Noah Stolz de la rada una squisita ospitalità nel periodo di apertura della riuscita biennale di arte contemporanea. Purtroppo come leggerete dalle righe di suo pugno è avvenuto il peggio per via della guerra civile che ormai si è instaurata in Iraq a causa di un altro assurdo conflitto che ha prodotto ben poco di buono e tanti mali. Per la cronaca, il fratellino Ahmed è stato solo uno dei ben novecento morti civili del mese di marzo in Iraq.

Alla fabbrica siamo solidali con Fadhil ed i suoi parenti in Iraq e credo di poter esprimere altrettanto a nome degli operatori e appassionati di arte e cultura del Ticino e dintorni.

Per chi voglia contattarlo direttamente, la sua mail attuale è fdhal@hotmail.com.


Riccardo Lisi



Carissimi,

il mio fratellino Ahmed, il fiore della famiglia e dell'Iraq intero, se n'è andato. Lunedì 27 marzo a Baghdad una scheggia di una bomba è entrata nel suo cuore e ha deciso di fermare il suo cammino a 26 anni.

Ahmed era un talento straordinario con coscienza critica e lucida opposizione all'orrore, eterno amante del bello; nel suo cuore aveva riservato uno spazio particolare per Mozart. Dal 2005 era divenuto il mio partner nello sviluppo di alcuni progetti artistici sulla storia della famiglia e s'impegnava con entusiasmo, proponendo iniziative originali. Non era un gioco: era una speranza che cullava in mezzo al marasma iracheno, in attesa del giorno in cui avrebbe potuto vedere e toccare i propri sogni.


Al Fadhil


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