Cerco di esprimere un po' delle riflessioni che ci stiamo scambiando. Chi siamo? Siamo quelle e quelli che avevano creduto nella possibilità di una Sinistra unita e plurale e che hanno considerato le elezioni dello scorso anno un incidente di percorso lungo la difficile opera di dare una forma nuova a quell'insieme di partiti e movimenti che si riconoscevano in alcuni valori tradizionalmente connotati come di sinistra.
Siamo ancora quelli e quelle che caparbiamente hanno continuato dopo la pesante sconfitta a pensare che quella possibilità ancora ci fosse, pur prendendo sempre più atto che i partiti non volevano o non sapevano come rinnovarsi e che la cosiddetta società civile di sinistra che si spendeva per la costruzione di una sinistra unita e plurale lavorava con logiche accentratrici non lontane da quelle partitiche.
Tali logiche prendevano del tutto il sopravvento dopo il Congresso di Rifondazione, la fuoriuscita dei vendoliani, l'imminenza delle elezioni europee e amministrative.
Noi siamo anche tra coloro che avevano firmato la lettera per una lista unitaria alle elezioni europee, e tuttavia non siamo mai stati tra coloro che davanti al fallimento di questa prospettiva hanno pensato di “saltare un giro”, ritenendo che un pezzo di sinistra nella GUE ci dovesse andare.
A questo punto, la nostra sofferenza si è materializzata in una sorta di distacco totale da una campagna elettorale che non ci convinceva. Considerare Sinistra e Libertà come la naturale erede delle nostre aspirazioni a una Sinistra Unita e Plurale ci sembrava del tutto fuori luogo. Si trattava visibilmente di un miniarcobaleno, un cartello elettorale che aveva imbarcato i socialisti, certamente coprendoli un po' con uomini e donne di elevata qualità, ma nell'insieme incapace di togliersi di dosso quella crosta politichese che li faceva definire “pronti a entrare nel Pd”. Eppure il progetto ispiratore di uscire dalle secche di una sinistra stantia non più in grado di attrarre “le masse”, noi lo condividiamo. Tanto che a me personalmente è accaduto più volte di difendere Sinistra e Libertà dalle accuse che le venivano mosse con un'ostilità di cui solo le frazioni in cui si è sempre divisa la sinistra sono capaci.
Allo stesso modo ho difeso ovunque dall'accusa di “trinaricciuti”, attaccati a un simbolo che purtroppo richiama solo il passato -peggio- compiacendosene, i compagni di Rifondazione che pure si erano adornati di Raniero La Valle... Eppure non mi sono sentita di fare campagna elettorale per nessuno dei due schieramenti, non essendo convinta che avessero imboccato la strada più proficua a rendere oggi attraente l'immagine della Sinistra.
Alla fine, alcuni di noi hanno votato Sinistra e Libertà, anche nella prospettiva di “dare una smossa al Pd”; altri, io fra questi, abbiamo votato per Rifondazione che aveva dato assicurazioni di entrare come di consueto nel gruppo della GUE. A Roma ci è stata risparmiata l'ulteriore lacerazione delle amministrative.
Ora anche il secondo incidente di percorso si è concluso, ma le sinistre sembrano voler continuare a esistere solo nella versione partitica. Sinistra e Libertà fa capire di volersi avvicinare al PD, i socialisti sembra vogliano “sciogliersi” in essa, i verdi sono incerti visto il successo europeo...
Ferrero offre le sue dimissioni e fa appello all'unità delle sinistre, anche Vendola lo aveva fatto, entrambi dal loro piedistallo.
Ma noi? Non ci sentiamo di minimizzare il dramma della sconfitta, (che sarebbe avvenuta anche senza la separazione delle due liste, ma non così clamorosa e almeno nella GUE qualcuno dall'Italia ci sarebbe andato), il dramma di una sconfitta che non può che drammaticamente definirsi tale quando le masse, i giovani, i lavoratori, che videro nella falce e martello il simbolo del riscatto dall'oppressione, lo fuggono oggi come il segno dell'impotenza, dell'astrattezza, come un reperto di tempi diversi. (Come si può fare una campagna elettorale mettendo in bocca a un Ingrao di trent'anni fa la frase “Se sei di sinistra gridalo forte”??)
Ben altro deve fare la sinistra per ritornare ad essere attraente!
Elettra, Lidia, altri e altre che in questi giorni hanno scritto non hanno avuto remore nel definire la “fine” di una parabola, una fine che era già iscritta nella scelta di Achille Occhetto (e ancor prima di Enrico Berlinguer). In tutti questi anni l'abbiamo solo ritardata, nella pigra ostinazione di analisi sofisticate non seguite da iniziative conseguenti.
Il panorama europeo con l'affermarsi, in dimensioni peraltro inattese, di quanto di peggio c'è nella destra xenofoba, fa da specchio a quanto avvenuto da noi, dove la chiusura dei “localismi” ha sostituito quasi ovunque l'apertura contenuta nell'idea di “territorio”.
La tentazione di perderci in analisi sul berlusconismo, lo spirito leghista, l'inadeguatezza del Pd è sempre in agguato a sinistra. Questo si sa. A Di Pietro è andata un'opposizione non comunista, alla Lega ...non occorre ripeterlo qui. ...Dobbiamo abbandonare quel vizio che ci spinge ad autocompiacerci della nostra... capacità critica.
Insomma, credo che come movimenti di tante e tanti che ritengono indispensabile non rinunciare a un'idea diversa di società, si debba concentrarsi su contenuti in grado di aggregare un determinato blocco sociale, per cominciare a mettere le fondamenta, anche al di fuori delle nostre relazioni abituali. Dovremmo essere in grado di prospettare contenuti che le altre forze politiche non danno, e renderli attraenti non perché provengono dalla Sinistra, né perché è scritto nella Costituzione, ma perché offrono la possibilità di una palpabile, migliore qualità della vita.
I filoni potrebbero essere, ad es., tre:
Laicità (dalla liberazione dell'individuo, nascita, morte, rispetto delle differenze...)
Istruzione- ( pubblica- a livelli elevati e formativi superiori a tanti paesi europei... -elevazione dell'obbligo scolastico....)
Politica estera (diritti umani, giustizia, pace, memoria...)
I temi possono certamente essere tanti altri, dall'ambiente all'immigrazione, dal lavoro alla casa, ma abbiamo visto che questi temi che da tempo fanno parte delle agende delle sinistre non sono parsi sufficientemente rassicuranti nelle mani delle sinistre. Pensiamo a quanti tra i precari e le posizioni più radicali non hanno votato o almeno non hanno votato a sinistra!
Vorremmo lavorare come movimenti a rete di cittadini e cittadine con quel che resta dei partiti della sinistra purché essi sappiano finalmente porsi in forme rinnovate. È evidente che se si vuole tornare ad essere presenti in Parlamento come forze di opposizione autonome bisogna costruire questo blocco sociale nel tempo davanti a noi con un forte impegno culturale.
L'incontro previsto per la fine del mese a Bologna dovrebbe a nostro parere avere questa connotazione, differenziandosi dalle passerelle che hanno finora caratterizzato questi incontri.
Antonia Sani