La sentenza di Firenze che ha stabilito lo scioglimento del vincolo matrimoniale senza il tradizionale passaggio della separazione e dei tre anni di attesa per l'eventuale ripensamento,1 è un campanello d'allarme e un'indicazione giurisprudenziale che deve trovare sbocchi istituzionali subito.
L'escamotage della sentenza è stato che la coppia, nonostante avesse contratto il matrimonio in Italia, era vissuta prevalentemente in Spagna e che uno dei coniugi era spagnolo. Motivo ritenuto sufficiente dal giudice per applicare la legge spagnola ma che non credo possa avere lunga vita se qualcuno avesse intenzione di impugnarlo in appello.
Una situazione che se giuridicamente lascia perplessi, politicamente è significativa, perché è l'ennesimo messaggio della magistratura al legislatore, per intervenire lì dove la legislazione è insufficiente rispetto agli usi e costumi della società civica.
Già alcuni fa il Parlamento si era pronunciato bocciando una proposta di legge che riduceva a uno gli attuali tre anni di attesa per il divorzio dopo la separazione: un voto bipartisan che, ispirato dal Vaticano, aveva confermato la continua genuflessione delle nostre istituzioni all'autorità religiosa papalina.
In Italia la mobilitazione per modificare la legge in questo senso è molto attiva, con un'associazione radicale, la Lega Italiana per il divorzio breve,2 che mobilita da anni numerose persone e raccoglie simpatie e adesioni in tutte le direzioni.
Ora, grazie alla decisione del giudice fiorentino, è occasione perché i vari progetti di legge in merito siano affrontati e si ponga un freno a questo scempio di libertà che l'attuale normativa sullo scioglimento del matrimonio impone. Non sono pochi i leader, di quelli oggi a guida della maggioranza di governo, che non siano divorziati... forse è il caso di dar corpo giuridico a questa loro latitanza.
Donatella Poretti
1 www.aduc.it/dyn/avvertenze/noti.php?id=262686
2 www.divorziobreve.it