Tre esempi di classicismo anglofono, che è piuttosto diverso da quello nostrano, come pure da quello francese. Nella nostra letteratura il cordone ombelicale con la classicità, più latina che greca, non si è mai interrotto, in quanto anche nei secoli cosiddetti bui, che poi lo erano assai meno di quanto pensi il popolino, in latino si continuava a scrivere e Ovidio lo conosceva chiunque maneggiasse una penna d’oca, dal monaco al notaio. Per la letteratura greca “in diretta” bisogna aspettare la catastrofe di Costantinopoli e la diaspora dei suoi letterati a Firenze e nel Nord Italia.
Si prenda To Helen di Poe, di cui rimangono varie versioni, segno che egli la “sentì” assiduamente. A una prima lettura non parrebbe di mano dell’autore dei celebri racconti spaventosi o di Il corvo (che tuttavia ha riferimenti classici), eppure in tale poesia è una visionarietà, se non altrettanto potente, di certo raccolta e profonda. Sul piano della coerenza, To Helen è un coacervo piuttosto scolastico di nomi “poetici” e di esostismo greco-romano (direi un “torrone” molto americano, alla Pound). Eppure questo testo, breve e accurato come un cammeo, ha la morbidezza fascinosa di un talismano verbale, pura e consolatrice figurazione della Bellezza. E mi si perdoni questa fantasia: che Edgar, nel delirium tremens della fine, ne abbia bisbigliato i primi versi…
Yeats, anglo-irlandese, coltivò tutta la vita la mitologia celtica, ma episodicamente si aprì anche a quella classica, “usata” perlopiù nella prospettiva del suo sistema metastorico descritto nel trattato A vision, alla cui complessità, anche farraginosa, non è qui il caso di accennare. In Leda and the swan egli volle rappresentare l’“annunciazione” da cui ebbe inizio il ciclo greco-romano. Il celebre testo vive comunque di una totale autonomia poetica. L’altra sua poesia è l’elogio classicistico dell’Amata (cfr. il II libro di Properzio, elegia II). Riguardo la stratificata simbologia del Centauro, del Vino ecc. (con rimandi a Blake), anche qui conviene esimerci. Leda and the swan pare un ibrido fra il sonetto inglese e quello italiano; la mia imitazione in sestine di dodecasillabi è un totale rifacimento metrico. Versi di questa poesia compaiono in epigrafe al mio carme Leda e il cigno, a cui si rimanda (Tellusfolio, in “Discorso amoroso”, pag 18).
Edgar Allan Poe
(1809 – 1849)
To Helen
Helen, thy beauty is to me
Like those Nicean barks of yore,
That gently, o’er a perfumed sea,
The weary, way-worn wanderer bore
To his own native shore.
On desperate seas long wont to roam
Thy hyacinth hair, thy classic face,
Thy Naiad airs have brought me home
To the glory that was Greece,
And the grandeur that was Rome.
Lo! In yon brilliant window-niche
How statue-like I see thee stand,
The agate lamp within thy hand!
Ah, Psyche, from the regions which
Are Holy-Land!
A Elena
Elena, ed è per me la tua bellezza
come i nicèi navigli che una volta
sulle onde profumate dalla brezza
ridavano l’errante alla prosciolta
riva dal fato, ov’ebbe vita colta.
Da troppo errando disperati mari,
classico il volto e la giacìnzia chioma
di Nàiade, alla patria mi ripari
d’ogni gloria, la Grecia, alla mai doma
grandiosità di quell’antica Roma.
Mira! Nel vano chiaro di finestra
tu stai simile a statua che m’incanta,
d’agata un lume rechi nella destra!
Ah, Psyche, quale plaga ti dismanta,
discesa qua da quale Terra Santa!
William Butler Yeats
(1865 – 1939)
A thought from Propertius
She might, so noble from head
To great shapely knees
The long flowing line,
Have walked to the altar
Through the holy images
At Pallas Athene’s side,
Or been fit spoil for a centaur
Drunk with the unmixed wine.
Un pensiero di Properzio
Ben avrebbe potuto,
dal capo alle ginocchia
armoniose fluendo
lenta linea il profilo,
nobilmente all’altare
tra le immagini sacre
ella incedere a fianco
pur di Pallade Atena,
o esser preda a un centauro
gonfio di vino schietto.
Leda and the swan
A sudden blow: the great wings beating still
Above the staggering girl, her thighs caressed
By the dark webs, her nape caught in his bill,
He holds her helpless breast upon his breast.
How can those terrified vague fingers push
The feathered glory from her loosening thighs?
And how can body, laid in that whit rush,
But feel the strange heart beating where it lies?
A shudder in the loins engenders there
The broken wall, the burning roof and tower
And Agamemnon dead.
Being so caught up,
So mastered by the brute blood of the air,
Did she put on his knowledge with his power
Before the indifferent beak could let her dropo?
Leda e il cigno
Un colpo inatteso, e palpitano ali
grandi, calme, sulla ragazza che crolla,
e carezzate le sue cosce da quali
scure membrane, la sua nuca non molla
un duro becco, soffocato dal petto
possente di lui l’indifeso suo petto.
Come posson respingere quelle dita
incerte e atterrite il piumoso splendore
dalle cosce, che cedono a tanta vita?
Come può un corpo, abbattuto da un furore
bianco, non avvertire il battito alieno
mentre lì giace sotto il suo peso pieno?
Ed ecco nei lombi un fremito v’immette
mura abbattute, tetti e torri incendiate,
e Agamennone ucciso… Le membra strette,
dal sangue bruto dell’aria soverchiate,
prima che il becco la lasciasse cadere
indifferente, ne assunse lei il sapere?
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