Dopo una campagna elettorale passata ad osservare il buco della serratura di villa Certosa e altro e, dopo aver mandato a Bruxelles personale politico che non sa neanche quali siano le competenze del Parlamento europeo, viene spontaneo chiedersi cosa dobbiamo attenderci dall'Unione europea o meglio dai nostri rappresentanti. La crisi economica poteva essere l'occasione per avviare un'azione concordata che avrebbe ulteriormente rinsaldato il vincolo comunitario. Invece ogni Paese è andato per suo conto attivando, in varia misura, forme di protezionismo economico o sociale. Ognuno ha corso per sé tenendo d'occhio il proprio elettorato. Non ci sono segnali che questo percorso possa invertire il senso di marcia o interrompersi.
Avremmo bisogno di un Parlamento vero, che produca leggi valide per tutta l'Unione, di un governo unico comunitario con capacità di governare, di una politica economica, sociale, sanitaria, ambientale, energetica, ecc., comune a tutti gli Stati membri.
Nei prossimi mesi, dopo aver tamponato le falle e “stimolato” l'economia nazionale, i vari Paesi comunitari tenteranno di scaricare sugli altri i propri debiti. Inutile lamentarsi della scarsa affluenza degli elettori alle urne perché l'Europa è vista con il cannocchiale all'inverso, è lontana dai problemi reali, quali la sanità, il lavoro, la scuola, le tasse, la previdenza, ecc. Sta ai nuovi eletti premere affinché si arrivi ad una politica complessiva comune ma, viste le considerazioni iniziali, abbiamo poche speranze. Peccato, perché era una bella scommessa.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc