“Attacco alla Relatività”, si legge a grandi lettere, sulla copertina de Le Scienze del maggio scorso, dove campeggia una delle immagini più stralunate e pazzoidi del viso di Einstein. All’interno si trova poi, sull’argomento, un editoriale del direttore Cattaneo. Uno dei tanti, caratteristici del bla-bla di Cattaneo e Bellone. Editoriale che anticipa un articolo di rassegna di ben otto pagine su un argomento nato teoricamente nel 1935, noto come entanglement quantistico (intreccio quantistico) e chiarito definitivamente in modo sperimentale 28 anni fa, con la dimostrazione fornita da Alain Aspect, Philippe Grangier e Gerard Roger dell’Institut d'Optique Theorique et Appliquèe, Universite Paris-Sud, F-91406 Orsay, France.
A lettura ultimata di editoriale e rassegna, si conclude: ATTACCO ALLA RELATIVITÀ…. A SCOPPIO RITARDATO.
Ovvero, much ado for nothing (molto chiasso per nulla).
Non si capisce, infatti, quale sia la novità che giustifichi titolone in copertina ed editoriale. L’articolo di rassegna, ad obiezioni teoriche note appunto dal 1935 e a risultati sperimentali ancor più noti come appunto quello fondamentale su ricordato del 1981 (che non era il primo a confermare l’esattezza della meccanica quantistica anche nell’ambito dell’intreccio quantistico) aggiunge solo la citazione di due recenti considerazioni teoriche (una è un’autocitazione di uno dei due autori della rassegna) che lasciano le cose esattamente come prima. Sono, fondamentalmente, elucubrazioni matematiche le cui eventuali ripercussioni sul mondo macroscopico potrebbero essere, e per molti fisici dovrebbero essere, rigorosamente nulle in concreto, anche se estremamente prolifiche per la fantasia. Perché l’intreccio quantistico, esistente nel microcosmo, non ha riscontri nel mondo a dimensione d’uomo, né in quello ancor più macroscopico.
Sicuramente l’uso di una copertina con una delle foto di Einstein e l’aggiunta dell’annuncio della probabile morte delle sue teorie, avrà fatto vendere qualche copia in più. Altrettanto certamente ha però generato delusione e stizza nei lettori appena appena addentro all’argomento. Ma la vendita del fumo qualche ricaduta culturale l’ha avuta. Lunedì 01/06/2009, infatti, molti elettori hanno ricevuto un invito elettorale in cui il candidato parlava di entanglement quantistico per comunicare con gli elettori. Intreccio quantistico, di cui mi aveva chiesto spiegazioni la sera precedente e di cui aveva letto su Le Scienze, restando colpito dalla parte più divulgativa, completamente errata.
Cercherò di dare un piccolo aiuto agli interessati all’argomento, sviluppando due linee.
a) La prima, scientifica, è quella di attenersi esclusivamente alle affermazioni basate su dimostrazioni sperimentali che, come vedremo, ridimensionano drasticamente certe affermazioni rivoluzionarie, per cui «un pugno a Napoli può rompere un naso a Milano» (Le Scienze, 489, maggio 2009, pag. 42).
b) La seconda, meno scientifica e poco nota al pubblico, non mi sarebbe venuta in mente, se non avessi avuto, con i lettori di TF, il privilegio di leggere gli scritti di Marco Cipollini su Ervin Laszlo.
Per non appesantire ora troppo il tutto, esporrò la prima linea nello scritto:
Intreccio quantistico: stando ai fatti.
E la seconda in uno dal titolo:
CHISSÀ… ovvero: ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio…
Il CHISSÀ… di quest’ultimo titolo, è preso dal botta e risposta del 30/04 e 04/05 scorsi, tra il sorprendente Marco Cipollini e il filosofo Marco Baldino. Tre commenti, leggibili su TF, a proposito dell’articolo Raminghi in un mondo insensato.
Come vedete, si parte da un intreccio quantistico dei minimi sistemi, per finire ai massimi sistemi e al vecchio, eterno e, almeno per me, per fortuna inestricabile, problema dei problemi.
Chi è interessato, può intanto leggere o rileggere il pensiero di Ervin Laszlo riassunto efficacemente da Cipollini e il botta e risposta di cui sopra, che io ritengo bello e significativo.
Paolo Diodati
…fine prima parte