Sono in molti oggi ad interrogarsi se la poesia esista ancora, sottolineando a volte in modo beffardo che la stupenda nave delle muse si sia arenata negli scogli di una parola roboante sempre uguale alla ripetizione di se stessa. Una parola insomma ben lontana dall'essere Poesia, principio creatore dell'universo o esito supremo di sacralità. Ma, nonostante i molti miscredenti, sopravvive.
Appare però arduo definire il ruolo che essa occupa nella società attuale che registra una forte inversione di tendenza rispetto al passato: un tempo la poesia rappresentava il genere letterario per eccellenza, oggi invece rappresenta il genere più bistrattato.
Certo, anche nel lontano ottocento, non era facile consegnare al mondo le fatiche poetiche come accadde per esempio alla poetessa Emily Dickinson che inviava ad Higginson, un famoso critico letterario, diverse sue poesie. Lo studioso affascinato dalla grandezza degli scritti rispondeva evidenziando però l'impubblicabilità delle liriche.
Ma la questione che denota la difficile reperibilità poetica non è solo di carenza editoriale o di distorsione mediatica dove il poeta dovrebbe rappresentare un nuovo menestrello utile solo a fare alzare l'auditel.
Purtroppo la richiesta tvcratica è volta a strumentalizzare anche il senso ultimo del verso che certo non è né l'apparire né una qualsivoglia passerella mondana. Ci troviamo dinnanzi a un mondo veloce governato dalle leggi della fretta dove tutto può sopravvaricare la parola che viene velocemente spazzata via.
È paradossale osservare come il progresso, le nuove tecnologie, i mezzi di comunicazione non hanno giovato, se non in piccola parte, all'antica arte della poesia. La nascita di siti, premi che se ne occupano non è sempre frutto d'amore incondizionato nei confronti degli emergenti ma solo tornaconto personale.
Non si tratta di narrare emozioni o descrivere paesaggi, ecco cosa manca alla coscienza sociale, comprendere la reale figura del poeta e cioè l'esatta citazione di Salvatore Quasimodo che nel “Discorso sulla poesia” del 1956 affermava:
«Un poeta è tale quando non rinuncia alla sua presenza in una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente. E poesia è libertà di quel tempo e non modulazioni astratte del sentimento».
Molti sono coloro che lavorano in questo senso, creando un certo “rinascimento poetico”. La parola è denuncia sempre.
Perché questo accada la società deve ricominciare a credere nella speranza.
È chiaro l'antica musa c'è e resiste, perché la poesia è e sarà domani ciò che esattamente era ieri:
«L'amor che move il sole e l'altre stelle».
Mariaelisa Giocondo
NOTA BIOGRAFICA
Nata a Locri nel 1991. Vivo a Gerace, un piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria.
Vincitrice della sesta edizione del Premio Internazionale di Poesia “Tropea: Onde Mediterranee” per la sezione giovani.
Pubblicazione del libro La strada delle lentezza scritto con Antonio Cotroneo, edito dalla Meligrana Giuseppe Editore (dicembre 2008).
Finalista alla prima Edizione del Premio Letterario “Cose a Parole” indetto dalla Giulio Perrone Editore.
Partecipazione all'antologia della serie I vizi capitali dedicata all'ACCIDIA, sezione Perrone Lab, per la Giulio Perrone Editore.