Fino a poco fa mi trovavo ancora nel mio minuscolo giardino. Invadente era l'odore di grigliate in terrazza, del sabato sera tra il cemento. Come mi veste stretta a volte questa strada: manca lo spazio dove gli occhi possano almeno intuire un orizzonte.
Allora sono salita nel mio studiolo. Dentro c'è uno strano miscuglio di inebriante disorientata esaltazione, di smarrimento, di leggerezza. E' uno spazio ineffabile che oscilla fra l'azzurro cristallino e il nero grave e profondo.
Invio un altro frammento armonioso per la sezione che già mi ospita.
Brahms, Quintetto per clarinetto e archi in si minore, opera 115
http://www.youtube.com/watch?v=xCwj_nAB3xI&feature=related
Ricordo perfettamente la prima volta che lo ascoltai: ero qui, nello stesso identico luogo da dove scrivo a TF adesso. Era un gennaio di tristezze e affanni.
Sta tutto nell'incipit, nell'attacco: dalle prime battute si comprendono i ruoli, ma resta il sospetto dell'imprevedibile. Brahms è così, spesso, almeno per il mio orecchio e per il mio cuore; quel nero profondo di cui scrivevo sopra è della viola e del violoncello: tragica gravità.
E poi il lamento del clarinetto che emerge...
S.P.
Consigliamo come esecuzione di riferimento, del quintetto brahmsiano, quella dell’Alban Berg Quartett con Sabine Meyer al clarinetto; registrata dal vivo nel marzo 1998 a Vienna al Konzerthaus. Oppure quella più recente, del 2002, con Alessandro Carbonare al clarinetto, esecuzione all’Accademia degli Sfaccendati di Roma e allegata alla rivista Amadeus l’aprile del 2007 (NdR)
I "suggerimenti" musical-poetici di Sara Pozzato, di "Musica & Web" e abbinati alla "Foto della domenica" saranno ospitati nel nuovo annuario TELLUS: "Narrazioni per 4 stagioni", in uscita nel settembre-ottobre 2009 (CDS)