«Insieme a ormai 50 parlamentari, dirigenti e militanti radicali abbiamo iniziato uno sciopero della sete per chiedere conto alla RAI del mancato rispetto delle deliberà dell'autorità garante per le comunicazioni. Nonostante l'intervento del Presidente Zavoli, i vertici della RAI sembrano voler continuare nella vera e propria truffa compiuta ai danni dei cittadini italiani, del loro diritto a essere informati. Da nonviolenti gandhiani, non intendiamo restare inerti, né tollerare che sia perfezionato il sequestro di conoscenza e di legalità in atto. Mentre ci prepariamo in queste ore a nuove azioni legali, anche sul versante della giustizia penale, ho deciso di non abbandonare gli studi della RAI, di non lasciare la sede di questa azienda fino a quando non saranno realizzate – ripeto, “realizzate”, non genericamente garantite, magari “a babbo morto” per dopo le elezioni – azioni di immediata riparazione e interruzione dell'attentato ai diritti civili e politici dei cittadini.
Diffidando preventivamente fin d'ora chi vorrà parlare di “protesta radicale per la visibilità in TV”, visto che di tutta evidenza di qualcosa di più grave e serio si tratta, mi auguro che i “Grossi” Leader politici di questo Paese non vorranno continuare ad essere protagonisti e complici di quanto sta accadendo. Per quanto ci riguarda, continuiamo a dar corpo a una sete di verità e legalità che è, sempre più, anche quella del popolo italiano».