Italia, quanto in basso puoi scendere ancora?
Ogni giorno i tuoi operai muoiono asfissiati, schiacciati, triturati, schiantati in fabbriche e cantieri, e tu applaudi chi dice che le leggi sulla sicurezza del lavoro non servono.
Ogni giorno c'è una bambina violentata, una madre o una moglie uccisa, un ragazzino che accoltella il compagno di scuola, uno sciagurato che ammazza per un parcheggio, e tu, Italia, applaudi divette scalcagnate, satiri rugosi e bulli e “machi” di ogni sorta, e strilli “successo!” davanti ad un seno rifatto e capelli trapiantati.
Ogni giorno i disperati che raggiungono le tue coste vengono da te respinti con odio, muoiono della tua paura e della tua ferocia, e tu applaudi, applaudi, applaudi chi dice che bisogna sparare sui barconi.
Ogni giorno, Italia, contribuisci ad un massacro piccolo o grande grazie ai tuoi soldati dispiegati in “guerre umanitarie” alla faccia della tua stessa Costituzione: non dev'essere facile applaudire con le mani sporche di sangue, ma sembra che tu ce la faccia benissimo.
Italia, qui dalle mie parti si sono ammazzate tre persone in una settimana, perché la crisi economica le aveva messe all'angolo, ma tu continui ad applaudire chi dice che la crisi non c'è.
Italia, il 13 maggio scorso un mio anziano vicino di casa si è lanciato dal settimo piano nel parcheggio. C'è chi dice che doveva operarsi e aveva paura, c'è chi dice che ha perso la testa per altri problemi, e io ti dico, Italia, che lo abbiamo lasciato solo, e che da solo è morto.
Italia, quando riguadagnerai un po' di dignità e di lucidità? Quando smetterai di applaudire e ti accorgerai che le tue mani, oltre che lorde di sangue, sono vuote?
Maria G. Di Rienzo
(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 28 maggio 2009)