Interessante, l’ultimo fascicolo (n. 3) di Micromega, il bimestrale diretto da Paolo Flores d’Arcais. La rivista da sempre è dipietresca, e anche questa volta tira la volata all’Italia dei Valori; lo fa in modo esplicito, dichiarato, e dunque onesto. L’ultimo fascicolo si apre con una sorta di “promemoria” curato da Marco Travaglio: “Le pagine gialle degli impresentabili del 2009”. Nel sommario si legge: «Da Berlusconi a Mastella, da Magdi Cristiano Allam a Cofferati, dall’immancabile Ciriaco De Mita a Emanuele Filiberto, da Sgarbi a Dominici, fino a quel che resta delle veline. Un’imperdibile rassegna dei candidati impresentabili alle prossime elezioni europee. Impresentabili perché spesso la loro fedina penale risulta non proprio immacolata. Ma anche solo per incoerenza o inopportunità politica».
Travaglio, com’è suo costume, picchia duro, pesante. «Questa è una piccola guida ai candidati impresentabili e agli invotabili per le elezioni europee», scrive Travaglio, che poi aggiunge: «Il che vuol dire che potrebbe pure trattarsi di persone degnissime che però – a nostro personalissimo avviso – è bene che non si avvicinino al Parlamento Europeo anche a prescindere dai guai giudiziari o dalla fedina penale a volte sporca, ma anche per motivi di inopportunità e di incoerenza politica. C’è chi, indagato, è bene resti a casa. E ci può essere chi, pur indagato, può figurare degnamente in lista e al Parlamento Europeo, vedi il caso De Magistris, coperto di denunce pretestuose di suoi colleghi persecutori e di suoi indagati».
In questa specie di baedeker Travaglio praticamente non risparmia nessuno. Per il Popolo della Libertà, a giudizio di Micromega, gli impresentabili e invotabili sono Lucio Barani, Silvio Berlusconi, Vito Bonsignore, Clemente Mastella, Aldo Patriciello, Nino Strano, Veline & affini. Sei gli “impresentabili” della Lega Nord: «Mario Borghezio, Erminio Boso, Umberto Bossi, Matteo Brigandì, Matteo Salvini, Enrico Francesco Speroni». Impresentabile anche Magdi Cristiano Allam, fresco acquisto dell’UdC, seguito da Ugo Bergamo, Ciriaco de Mita, Giuseppe Naro, Ferdinando Pinto, Francesco Saverio Romano, Angelo Maria Sanza, Emanuele Filiberto Savoia, Ivo Tarallo; cinque gli impresentabili dell’Autonomia (il cartello costituito da Mpa, destra, alleanza di centro, pensionati): Tommaso Barbato, Raffaele Lombardo, Francesco Musetto, Vittorio Sgarbi, Francesco Storace.
Sistemato il centro-destra, Travaglio si occupa del centro-sinistra. Nel Partito Democratico gli impresentabili si chiamano – secondo Travaglio – Sergio Cofferati, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro, Leonardo Domenici, Andrea Losco, Angelo Montemarano, Mario Pirillo. “L’invotabile” dell’Italia dei Valori si chiama Carlo Bulletti. Non presentabili Riccardo Di Palma, Sergio Staino; e infine Bruno De Vita della Sinistra europea (che vede insieme PRC e PdCI).
Ogni candidato è accompagnato da una breve scheda, che racconta fatti e misfatti; anche se a volte non si tratta di misfatti, e i fatti difettano. Per dire: Sergio Staino, “colpevole” di essere iscritto al PD e di essersi candidato con Sinistra e Libertà, non è esattamente la stessa cosa di un candidato bisognoso dell’immunità parlamentare; lo stesso discorso si può fare per Magdi Cristiano Allam, le cui opinioni sono un qualcosa che ci vede stellarmene lontano, ma che certo ha le mani pulite…
Come sia, dall’elenco travagliesco manca un partito, una lista; mancano dei candidati. Il partito è quello radicale, la lista quella Bonino-Pannella; i candidati sono i radicali. Neppure citati di striscio. Se i menzionati sono impresentabili, chi viene “risparmiato” evidentemente è “presentabile”, dunque “votabile”. Che un coriaceo come Travaglio, “antipatico” per definizione, vocazione e costituzione, non abbia saputo e potuto trovare nulla di imputabile ai radicali, significherà qualcosa o no?
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 26 maggio 2009)