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Marco Cipollini: L’arte Dell’imitazione (VII). “Élévation” e “Correspondances” di Baudelaire
18 Maggio 2009
 

Troppo spesso Baudelaire viene incamiciato nell’esclusiva figura del “poeta maledetto”, cantore della metropoli moderna affumicata dai vizi, invermita dalla miseria spirituale. Questo è il suo lato, per così dire, proclamante e notorio, per il quale in Bénédiction, la poesia introduttiva dei Fiori, egli fa parlare la Madre del Poeta, che si rivolge così a Dio in un contro-magnificat: «Puisque tu m’as choisie entre toutes les femmes / Pour être le dégoût de mon triste mari…» E tuttavia quel suo “enfant déshérité” (sfavorito, disgraziato), sotto la tutela di un Angelo invisibile, «joue avec le vent, cause avec le nuage / Et s’enivre en chantant du chemin de la croix». Il poeta, dunque, come profeta e martire di quella religione della sacralità della Natura, ripudiata dalla triviale società urbanizzata e industriale. In Élévation vediamo l’altro aspetto del suo essere poeta, cioè distaccato dalle bassezze esistenziali e verticalmente libero negli spazi luminosi dell’Ideale; e si noti che non si tratta della consueta parabola romantica con ricaduta gravitazionale nel taedium vitae. L’altro Baudelaire vola sempre alto, perché solo chi plana al di sopra della vita abituale e opprimente, che pure sa tanto bene descrivere, comprende le parole dei fiori e delle cose mute, come si esplica in Correspondances. C’è un simbolismo perdutamente nostalgico (uno per tutti, il nostro Pascoli) e uno soteriologico (Blake, Baudelaire). Ma tale fuga verso l’alto, salvifica e conoscitrice, è stata ripudiata dalla più parte dei poeti successivi, appiattitisi al livello des étangs e des vallées, e anche molto più in basso, tradendo lo spirito più profondo e puro del poeta iniziante la modernità. Baudelaire infatti fu la grande biforcazione: una delle due vie portò Rimbaud al naufragio visionario, Mallarmé alle squisitezze del Nulla, e una pletora di poeti, novecenteschi e post, alla demenza afona. Ripartire da Baudelaire, per l’altra avventura… L’allodola mattutina, per volare alto.

 

 

CHARLES BAUDELAIRE

(1821-1867)

 

 

 

ÉLÉVATION

 

Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées,

Des montagnes, des bois, des nuages, des mers,

Par delà le soleil, par delà les éthers,

Par delà les confins des sphères étoilées,

 

Mon esprit, tu te meus avec agilité,

Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde,

Tu sillonnes gaiement l’immensité profonde,

Avec une indicible et mâle volupté.

 

Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides,

Va te purifier dans l’air supérieur,

Et bois, comme une pure et divine liqueur,

Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

 

Derrière les ennuis et les vastes chagrins

Qui charge de leur poids l’existence brumeuse,

Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse

S’élancer vers les champs lumineux et sereins!

 

Celui dont les pensers, comme des alouettes,

Vers les cieux le matin prennent un libre essor,

Qui plane sur la vie, et comprend sans effort

Le langage des fleurs et des choses muettes!

 

 

ELEVAZIONE

 

Al di sopra degli stagni e delle vallate,

dei monti e dei boschi, delle nubi e dei mari,

di là dal sole, di là dagli eteri chiari,

di là dai confini delle sfere stellate,

 

spirito mio, ti muovi con agilità,

e come un nuotatore in estasi nell’onda

gaiamente solchi l’immensità profonda

con un’indicibile e maschia voluttà.

 

Fuggi lontano da questi miasmi morbosi,

va’ a purificarti nell’aria superiore,

e bevi come un puro e divino liquore

il fuoco che gli spazi colma luminosi.

 

Dietro sé il tedio lascia e i vasti dispiaceri,

che tanto aggravano l’esistenza nebbiosa,

colui che beato può con ala vigorosa

verso i campi avventarsi lucenti e leggeri!

 

Colui i cui pensieri prendon liberamente

come allodole slancio agli albali splendori,

che plana sulla vita e comprende dei fiori

spontaneo la lingua, di ogni cosa silente!

 

 

 

CORRESPONDANCES

 

La Nature est un temple où de vivants piliers

Laissent parfois sortir de confuses paroles;

L’homme y passe à travers des forêts de symboles

Qui l’observent avec des regards familiers.

 

Comme de longs échos qui de loin se confondent

Dans une ténébreuse et profonde unité,

Vaste comme la nuit et comme la clarté,

Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.

 

Il est des parfums frais comme des chairs d’enfants,

Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,

Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,

 

Ayant l’expansion des choses infinies,

Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,

Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.

 

 

CORRISPONDENZE

 

Natura è un tempio di Presenze colonnari,

da cui qualche voce confusa a volte è emersa:

foreste di simboli che l’uomo attraversa

nel mentre è osservato da sguardi familiari.

 

Come lunghi echi in lontananza si fondono

in una profonda e tenebrosa unità,

vasta come la notte o albale chiarità,

i profumi i colori i suoni si rispondono…

 

profumi freschi come le carni d’infanti,

soavi come gli oboi, verdi come i prati;

e altri ci sono, corrotti, ricchi e trionfanti,

 

che come ambre e muschi, benzoini ed incensi,

infinitamente si fanno dilatati,

cantando i deliri dell’anima e dei sensi.

 

 

www.webalice.it/marcocipollini

 


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