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Maria Lucia Querques: Quando emigravamo noi italiani con la valigia di cartone
12 Maggio 2009
 

Non è lontano il ricordo di giovani miei compaesani del Sud che partivano per la Germania o per la Svizzera per lavorare in fabbriche con orari massacranti, che dormivano in camerate affollate da disperati come loro, che venivano maltrattati e sbeffeggiati, e a volte anche uccisi, quando si ricordavano di essere giovani e si azzardavano a frequentare un bar o una discoteca e magari fare un complimento a una ragazza. Il ricordo di padri e madri che lasciavano i loro bimbi ai nonni accettando di viverne lontani per poter offrire loro un futuro migliore permettendogli di studiare e di costruire un tetto, magari rate. Quante case non finite ancora nel sud!!!

Non è lontano il tempo in cui i miei suoceri torinesi parlavano dei veneti come gente non corretta che arrivava a Torino per lavorare anche a cottimo e per pochi soldi, e questo sottraeva “un lavoro qualificato” e quindi meglio remunerato ai residenti. Non è lontano il tempo in cui leggevo “non si affitta i terroni” sulle case di Torino!

Noi popolo di migranti di non più di una generazione passata, che utilizziamo la sottomanovalanza nelle fabbriche e nei campi, che affidiamo i nostri vecchi a gente che non conosce ancora la nostra lingua, ma che sono gli unici disposti ad affrontare le miserie di una vecchiaia che ripudiamo. Noi che ci facciamo sorelle e fratelli degli stranieri che frequentano l nostra casa dicendo “ma voi siete diversi”!! Noi che siamo stati formati all'ombra della religione “cristiana”, che ha come fondamento la carità e il soccorso del bisognoso e che ipocritamente seguiamo. Noi che con un sms da un euro mettiamo a tacere la nostra coscienza, siamo impauriti dalla miseria, dalla forza di volontà e dalla determinazione di gente che pur di migliorare il proprio livello di vita affronta situazioni di pericoli anche mortali!

Non saranno certo le disposizioni di un governo, in cui non mi riconosco, a fermare una legge fisica che prevede la “diffusione” del calore dagli stati più caldi a quelli più freddi, della ricchezza dagli stadi più poveri a quelli più ricchi, dalla penetrazione inconscia nelle coscienze di un popolo che si ritenga tale...

 

Maria Lucia Querques


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