Ecco un video che pervenne da Pescara, era il 6 dicembre 2008, un altro sabato. Ritengo oggi necessario farvi pervenire anche il DISSENSO e la PROTESTA dall’Abruzzo, quella che non emerge e non si vede MAI, tantomeno in questa Giornata del dedicata alla Memoria di tutte le vittime 9 Maggio del terrorismo e delle stragi: I morti non sono tutti uguali.
La lettera denuncia che sottopongo alla lettura di tutte e tutti è molto dura, non dà adito ad ombre, ambiguità, equivoci di sorta e so da chi è stata scritta: ci vive in Abruzzo, ci viveva anche prima del terremoto. Vietato dissentire.
Aggiungo da andata-ritorno il documento redatto dopo l’Assemblea aquilana e abruzzese contro il G8.
Doriana Goracci
DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA
Un saluto di amore, sincero e rivoluzionario alle compagne e ai compagni trasparenti, a tutti quelli che hanno manifestato la loro solidarietà concretamente, con la lotta e non con il pietismo o la beneficenza, cercando di mettere a tacere il grido di dolore e rabbia che molti terremotati si portano dietro.
Non sappiamo se gli altri fuori ci vedono ancora e se ci vedono come ci vedono a noi terremotati. Ma una cosa è certa: non ci hanno cacciati con le bombe dal nostro territorio, ma cacciarci dalla nostra terra era loro intenzione. Non riusciamo ancora a capire bene il perché o dove vogliono andare a parare. Di sicuro è una prova di guerra e di dominio totale sulla volontà della popolazione, forse è la sperimentazione del piano “rinascita” di Gelli.
Servizi segreti, sbirri di tutte le sorti e digos si sono concentrati qui nell’Aquilano, insieme a massoneria, mafia, camorra, ‘ndrangheta, Sacra corona unita, Stato di polizia e G8. Oltre ai vigili del fuoco, su 60.000 abitanti, di cui 30.000 sfollati sulla costa, ci sono più di 70.000 uomini e donne in divisa all’Aquila, dall’esercito ai carabinieri, dalla polizia, municipale e non, ai gom, dalla guardia di finanza (anche in assetto antisommossa) alla guardia forestale. E poi ci sono le guardie ecozoofile, che con le loro divise belle inamidate addosso, invece di rendersi utili nei campi stanno lì a prendere i documenti a chi entra e chi esce e a fare le ronde. C’è la protezione civile di Bertolaso-Berlusconi che filtra la solidarietà, impedisce l’istallazione di punti di connettività adsl (“tanto” dicono “noi ce l’abbiamo e agli sfollati questo non serve!”) e se gli chiedi di installare i cessi chimici in fondo al campo, dove c’è meno controllo, oppure la carta igienica, tergiversano o si rivolgono ai vigili del fuoco. E poi c’è tutta la pletora di volontari a pagamento autorizzati dalla protezione civile: dalla Misericordia ai Devoti di questo o quell’altro santo in paradiso, dalla croce rossa a quella bianca, verde o azzurra. E poi c’è Digos e polizia in borghese sparsa per tutto il territorio. In ogni campo su 160 sfollati, ci sono almeno 200 sbirri a vario titolo più quelli in borghese.
Queste tendopoli sono dei lager. Non è permesso tenere animali con sé (tranne rare eccezioni strombazzate in televisione), non è permesso andare a trovare amici e parenti negli altri campi senza essere identificati, non è permesso cucinare, lavarsi, autogestirsi. Quando arrivano i camion di roba la gente fa a botte per accaparrarsi le mutande o due calzini non spaiati.
Ci trattano come decerebrati. Ci hanno invaso, colonizzato, disinformato. Non arrivano giornali nei campi. Per andarli a comprare bisogna uscire la mattina presto dopo essere stati identificati e cercare di raggiungere l’edicola ancora agibile più vicina (abbiamo il marchio del terremotato: un tesserino da portare sempre bene in vista anche quando si fa la fila per mangiare o per andare al cesso o per farsi la doccia o andare dal barbiere ogni 15 giorni).
Per le donne, soprattutto le anziane, è una tragedia, per farsi una doccia o un bidè bisogna andare al mare o a Roma e tornare prima che chiudano i cancelli, altrimenti doccia fredda e bene in vista (sotto gli occhi di tutti, sbirri e maschi in generale), perché in molti campi non ci sono containers per le docce, ma docce a cielo aperto. Le donne anziane, disabili, le incontinenti, la fanno e se la tengono nella tenda, perchè non ci sono cessi chimici in fondo al campo, dove c’è meno sorveglianza. I cessi stanno all’entrata del campo, dove c’è la protezione civile e tutti gli altri sbirri con le telecamere e i fari. I cessi hanno tra l’altro le barriere architettoniche. Molte tende tra l’altro sono inagibili (ci entra l’acqua e gli sfollati devono scavare dei canali per convogliare l’acqua in una fossa, che poi svuoteranno la mattina successiva) e quelle della protezione civile difficilmente accessibili ( invece delle chiusure lampo hanno bottoni e spaghi per la chiusura) e per un giovane o una giovane aitante occorrono almeno 10 minuti per aprirne o chiuderne una.
La notte cerchi di dormire e di accantonare tutto questo disastro, cerchi di non pensare al futuro, non esiste futuro: non avevamo e non abbiamo lavoro, non avevamo e non abbiamo reddito e ora non abbiamo neanche più una casa, un nido dove stare. E mentre cerchi di addormentarti in mezzo a questo orrore, gli uomini in divisa entrano nelle tende e ti accecano la vista con le torce, per vedere chi c’è e chi non c’è, che cosa fa e se ha il computer acceso o la televisione (è vietato tenerli con sé nella tenda).
C’è il coprifuoco. Arrestano un rumeno per aver recuperato dalle case crollate pezzi di grondaia di rame, mentre i veri sciacalli sono pagati per tenerci rinchiusi dentro i campi o per mandarci via dalla disperazione.
E con il g8 sarà ancora più atroce. Nessuno guadagnerà una lira da quest’altro terremoto, nessuno tranne i potenti. Avevano strutture antisismiche sotto la scuola della guardia di finanza, in grado di ospitare 3.000 persone. Queste strutture non ospitano e non ospiteranno gli sfollati. Queste strutture ospitano e ospiteranno lo stato maggiore dei potentati economici e finanziari, ospiteranno gli 8 grandi capi di Stato dei paesi più imperialisti del mondo, dei paesi più guerrafondai del mondo, dei maggiori criminali del mondo. Queste strutture hanno ospitato, ospitano e ospiteranno un solo Dio, quello del denaro, quello delle banche che hanno messo in ginocchio l’economia e l’autonomia di un intero pianeta chiamato terra. Un pianeta che si è ribellato sotto i nostri piedi allo sfruttamento e alla devastazione selvaggia del territorio e dell’uomo.
I 90 milioni di euro che il governo Berlusconi-Bertolaso vuole destinare a “far star comodi” governi criminali col loro seguito di veline e pennivendoli per il G8, potrebbero servire a far star comode 600 famiglie di sfollati; la cittadella sotterranea della scuola della guardia di finanza potrebbe servire ad ospitare almeno gli anziani e i disabili sfollati, ma quelli non ci hanno un euro pe’ piagne!!!
E allora teniamoceli buoni questi straccioni! mettiamogli a credere che con il decreto affossa-Abruzzo avranno la casa per settembre! Poi se ci scappa da dire che “ci vorranno almeno 200 giorni per vedere i primi prefabbricati” costruiti su macerie di amianto e sangue, chi se ne frega, tanto nelle tende c’è il riscaldamento! E poi “che cazzo vogliono, sono morte soltanto 300 persone! Noi ce ne aspettavamo almeno 1500-2000!” (dichiarazioni di Berlusconi verificabili) SVEGLIAMOCI!
Qui non ci daranno niente! Ciò che potremo avere ce lo dovremo conquistare con la lotta. Vogliamo case sicure e non tende! Un lavoro dignitoso e non una vita da larve dentro tendopoli-lager o alberghi-ghetto! Le comunità locali devono decidere del proprio futuro!
I sindaci, non il governo centrale, non Berlusconi, non Bertolaso devono pretendere di amministrare i soldi per la ricostruzione. Se non hanno il coraggio di farlo che si dimettano.
Che si dimettano Bertolaso, Berlusconi, Maroni, Sacconi, Tremonti (attenzione, se non avremo i soldi da anticipare per la messa in sicurezza e la ricostruzione delle nostre case, tra 5 mesi dovremo regalarle a Fintecna, come stabilito dal decreto “salva- Abruzzo”) che se ne vadano tutti!
Che se ne vadano i militari, la protezione civile, la polizia. Che se ne vada questo Stato di polizia!
Gli abruzzesi, migranti e non, colpiti dal terremoto devono tornare, quelli imprigionati nelle tendopoli devono uscire, riversarsi nelle strade tutti, per lottare, per dire no allo sciacallaggio istituzionale-mafioso, per riprenderci la terra, per riprenderci la vita, per mandare a casa chi ci tiene al giogo attraverso false promesse e un apparato militare senza precedenti qui da noi. Siamo almeno 50.000 sfollati, non possono farci la guerra!
Fuori le lucine blu dal nostro territorio!
Non abbiamo bisogno di ronde, nessuno di noi ha più niente da perdere se non il futuro. E gli uomini in divisa, armati fino ai denti non sono qui per aiutarci, ma per proteggere il lauto banchetto, legato alla ricostruzione, a cui non siamo stati invitati!
Lottare possiamo e dobbiamo, non abbiamo più niente da perdere, solo da guadagnare!
No al G8!
Opponiamoci con forza a quest’altra passerella di potenti sulla nostra terra: non ci porterà ricchezza, ce la ruberà, ci ruberà il nostro patrimonio artistico, storico e culturale per piantare una bandierina pietistica e pietosa made G8 sulle nostre macerie. Ben venga la solidarietà quando è disinteressata, se non lo è diventa corruzione e non può essere avallata, neanche da certa sinistra istituzionale e non, che ingenuamente invita a “una forma di rispetto che non porti a manifestazioni su questo territorio”.
È questo il territorio che ci appartiene, è qui che dobbiamo lottare con forza, anche con manifestazioni e denunce, ma devono partire da qui e ben venga la solidarietà da fuori, l’appoggio dei comitati popolari contro le discariche o la TAV o della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, o del sindacalismo di base, ma siamo noi abruzzesi i protagonisti di quest’ultima sciagura e siamo noi, sulla nostra terra che dobbiamo ribellarci allo sciacallaggio anche istituzionale.
Non ci interessano le tournée a Roma o altrove, se ci sono ben vengano, ma siamo noi, inscindibilmente legati alla nostra terra, che dobbiamo reagire e ricostruire il nostro futuro.
Ci dicono e ci diciamo che siamo “forti e gentili”, ma è il nostro territorio duro, selvaggio e meraviglioso che ci ha plasmati così.
Rispettiamolo, questo territorio sarà forte e gentile con coloro che da fuori vorranno darci solidarietà disinteressata e non coloniale.
Manifestiamo ovunque, ma manifestiamo anche e soprattutto qui.
Ma quale civile, ma quale protezione, Bertolaso è un servo del padrone! Questo è stato gridato, a ragion veduta, al capo della protezione civile presente al consiglio comunale straordinario dell’Aquila il 5.05.09.
Questo “saggio” funzionario dello Stato è stato infatti inquisito per traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Questo “saggio” funzionario dello Stato ha sostenuto e sostiene l’intervento di Impregilo (già sotto osservazione per infiltrazione mafiosa e ora per il crollo dell’ospedale dell’Aquila) per lo sversamento delle ecoballe tossiche nelle discariche di Chiaiano e per la messa in funzione dell’inceneritore di Acerra.
Tutti questi signori non sono qui per noi, ma per “azzuppare il biscotto”. Beh, il biscotto azzuppatelo nelle vostre mutande, che alle nostre ci pensiamo noi. Grazie per le tende cibo scaduto, grazie per le mutande, i calzettini, gli psichiatri e i clown. La fase 1 adesso è finita, RIAPPROPRIAMOCI DEL TERRITORIO, BASTA CON LE PASSERELLE!
JETESENNE!
Per una rete di soccorso popolare
Dall’assemblea aquilana e abruzzese contro il G8
06 Maggio, 2009 17:57
Documento assemblea del 3 Maggio:
«Si è tenuta presso il tendone della rete 3e32 in piazza dell’Unicef, via Strinella, il pomeriggio del 3 maggio un’assemblea aquilana ed abruzzese dedicata alle conseguenze dello spostamento del G8 da La Maddalena a L’Aquila.
L’assemblea che ha visto la partecipazione di numerose realtà attive all’Aquila, nella regione e in altre città è stata molto partecipata e ha posto le basi di un ragionamento condiviso sulle conseguenze per una città già ferita nel profondo dello svolgimento del G8.
L’Assemblea è stata anche il luogo per esprimere e confrontarci su quella che è la drammatica situazione dell’aquilano, in cui i numerosi gruppi di solidarietà sociale che lavorano dal primo giorno nelle tendopoli si sono confrontati sulle difficoltà e i disagi che le popolazioni vivono tutti i giorni e sulla scarsa agibilità legata alle misure del controllo del territorio che si stanno sempre più inasprendo, anche in vista del G8.
È emersa da più parti l’esclusione degli abitanti delle tendopoli e della costa dalle attività quotidiane e di ricostruzione sociale del territorio.
La mancanza e spesso la distorsione delle notizie, l’incertezza totale sul futuro delle persone e sulla ricostruzione, le difficoltà nell’entrare nei campi per diffondere notizie ed iniziative a causa della sempre maggiore militarizzazione della vita delle persone.
Si è costatato come inizialmente lo spostamento del G8 all’Aquila aveva dato l’illusione ad una parte dei cittadini di poter portare giovamento al territorio, sensazione smorzata dalle prime notizie sul Decreto Abruzzo e dalla consapevolezza di un meccanismo ingannevole e offensivo.
Si è discusso del Decreto Abruzzo presentato in questi giorni, è emersa in maniera condivisa una forte opposizione a tale decreto e l’intenzione di avviare un percorso innanzitutto cittadino, ma che coinvolga le realtà regionali e nazionali, che porti sui territori una reale informazione sulla questione, al fine di fornire agli aquilani la consapevolezza di cosa si sta decidendo sopra le loro teste.
Si è ribadita l’opposizione al G8 all’Aquila come in altri luoghi, e la sua completa inutilità.
Se lo spostamento del G8 è pensato per sostenere economicamente le popolazioni colpite dal sisma la nostra proposta è quella di annullarlo e di destinare le risorse, comunque ingenti, necessarie all’organizzazione dell’evento, interamente al territorio aquilano per una ricostruzione reale.
Se invece la decisione di Berlusconi e Bertolaso venisse confermata, ci prepariamo da oggi a mettere in campo idee, intelligenze e creatività per contrastare il G8.
Per noi il contro G8 è già iniziato.
È iniziato con le attività di sensibilizzazione e di mobilitazione sul territorio contro le proposte governative che a questa città si vogliono imporre.
Sappiamo infatti che il G8 è strumentale alla consacrazione delle politiche che il governo Berlusconi sta attuando sul territorio accelerando i tempi, senza permettere nessuna forma di partecipazione della cittadinanza.
Inoltre l’organizzazione del G8 porterà anche ad un sempre maggiore uso della forza militare che renderà sempre più difficile la vita e la libertà di movimento su un territorio già dichiarato in stato di emergenza. Una militarizzazione che continuerà ancora per molto tempo a governare, controllare, recintare i campi e le vite delle persone e rispetto alla quale noi proponiamo una ricostruzione del tessuto sociale.
Come aquilani, anche in una situazione difficile come questa, ci sentiamo indignati per la mancata considerazione che si ha per le nostre intelligenze e del nostro spirito critico.
Riteniamo fondamentale una forma di rispetto che non porti a manifestazioni, seppur tutte legittime, su questo territorio, che potrebbero tra l’altro mettere a rischio il lavoro di chi già da settimane, dal basso, offre solidarietà e si interessa della ricostruzione fisica e sociale del territorio.
La sfida che proponiamo alle realtà nazionali interessate è quella di avviare un percorso di avvicinamento al g8 che sia fatto di momenti di confronto per mettere in comune idee, proposte e pratiche per la ricostruzione sopratutto sociale dell’aquilano in contrapposizione all’imposizione governativa.
Contrapporre alla chiusura che viviamo un’apertura alle idee, alle esperienze alle sperimentazioni e alle pratiche dei movimenti contro il G8 e il neoliberismo in Italia, in Europa e nel mondo. Per fare dell’aquilano un laboratorio di alternative reali alla speculazione, alle mafie, alla disoccupazione, alla mercificazione, da concentrare nei giorni immediatamente precedenti al G8.
All’imposizione dall’alto contrapponiamo un processo di partecipazione di quante e quanti vorranno collaborare con la sfida della ricostruzione della città e del territorio.
All’assemblea hanno partecipato Epicentro Solidale, Abruzzo social Forum, Cobas, A Sud, Donne in Nero, Arci, Coordinamento Mediatori Culturali, Brigate della Solidarietà, rete 3e32».
ALL’AQUILA SI VIVE IN STATO DI GUERRA
GOVERNI CRIMINALI RIDATECI LA TERRA!