Non so a che percentuale di gradimento stia il nostrano capo di governo dopo le passerelle abruzzesi, né mi interessa. Neppure voglio sapere quanti italiani sono favorevoli alla castrazione chimica per gli stupratori (purché esteri). Voglio invece parlarvi di Object. Si tratta di un'organizzazione per i diritti umani che lotta contro la «cultura dell'oggettificazione sessuale». Lo fa ispirandosi alla Cedaw, la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Onu, 1979), il cui articolo 5 chiama gli Stati firmatari ad intraprendere azioni decisive per contrastare l'oggettificazione e ne riconosce i collegamenti ai pregiudizi ed agli stereotipi basati sul genere.
Object ha collezionato un po' di statistiche e sondaggi negli ultimi quattro anni, facendo praticamente il giro del globo. Eccovi alcuni interessanti risultati.
Più di metà delle donne del pianeta (il 54%) attesta di essere divenuta conscia della necessità di essere fisicamente attraente fra i 6 e i 17 anni d'età.
Il 66% delle ragazze fra i 13 e i 19 anni considera possibile sottoporsi ad interventi di chirurgia plastica in futuro ed il 20% lo farebbe subito.
Il 63% delle stesse ragazze aspira a diventare “glamour model”: e cioè velina, indossatrice, cubista, eccetera.
Una persona su tre, in tutto il mondo, crede che le donne siano responsabili della violenza che subiscono se vestite in modo da “rivelare” il loro corpo.
Il 66% dei giovani, maschi e femmine, apprende cosa sia il sesso e cosa siano le relazioni fra i sessi dai media.
L'Italia la Cedaw l'ha firmata da un pezzo. Vorrei sapere se le “azioni decisive” di cui al citato articolo 5 sono le candidature delle “glamour model de noantri” alle elezioni europee.
Maria G. Di Rienzo
(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 6 maggio 2009)