All’Istituto di istruzione superiore “Leonardo da Vinci” di Chiavenna, Valtellina, è proseguito quest’anno, in marzo, il progetto curato dall’insegnante di inglese assieme ai colleghi dei consigli di classe della IV e V B Liceo, di diffondere nella comunità, attraverso una serie di spettacoli al Teatro Victoria, il teatro di Shakespeare. Dopo aver rappresentato Macbeth nel 2002 e l’Othello nel 2004, quest’anno l’impresa è stata quella di confrontarsi con Romeo and Juliet. Il testo del grande drammaturgo recitato nella sua lingua, con brevi parentesi divulgative in italiano, le scenografie e le musiche progettate per l’occasione con l’intento di veicolare ancor meglio la parola recitata, hanno subito delle particolari sintesi, che sono state il lavoro creativo degli studenti. Gli spettacoli sono stati seguiti sia dagli studenti delle altre classi dell’istituto, la Ragioneria e il Corso Geometri, sia dalle sezioni del Liceo non coinvolte.
“Insegnare per progetti” è una delle più potenti innovazioni della didattica di questi ultimi decenni. Ovviamente, a mio avviso, ampliabile in futuro all’interno della scuola. Come? Intanto credo che anche altre sezioni di Ragioneria e Geometri, con la disponibilità degli insegnanti di lingua o di materie letterarie o semplicemente con attitudini creative e di interesse per il teatro, potrebbero adottare il Progetto teatro. E questo per non rendere gli altri studenti semplicemente spettatori passivi. Poi un Progetto come questo, per non relegarlo ad un calendario frettoloso, dovrebbe partire a settembre e non nel secondo quadrimestre. Non si capisce perché quanto è ludico e creativo debba sempre lasciare il passo al serioso. Inoltre, anche per concretizzare negli studenti elementi di storia del teatro e l’incontro con altri capolavori ed autori, si potrebbero ipotizzare degli abbonamenti con il Teatro Victoria di Chiavenna e incontri con i registi che vengono in città con le loro compagnie. È stato fatto, ad esempio, a Tirano con Alessandro Benvenuti. Ascoltare da un professionista la storia del “suo” teatro credo sia molto efficace sul piano della conoscenza.
Ritornando sulla scelta, che mi vede favorevole, di insegnare nella scuola con i Progetti, mi sento di rimarcare, per i lettori-navigatori di questo giornaleweb, che tale insegnamento presuppone un cambiamento totale di prospettiva: intanto perché la valutazione dello studente viene fatta anche sulle sue potenzialità creative e poi perché tale didattica non può essere ritenuta una forma di “ricreazione” dall’insegnamento più “serio”, basato su compiti e verifiche tradizionali: se insegnamento innovativo ha da essere deve coinvolgere tutto il corso di studi, altrimenti per lo studente diventa una forma di frustrazione. Nel teatro o nel cinema, intravede un sapere divulgato diversamente, e tornare al cinque o cinque e mezzo, alla minaccia della bocciatura per l’impreparazione di un giorno, credo sia impossibile. Insomma creatività fa rima con libertà e la professoressa Zuccoli in Valtellina ha aperto una strada.
(Claudio Di Scalzo)