L’illusione di Dio, scritto e diretto da Adriana Martino, è uno spettacolo che ha l’ambizione di occuparsi di un tema che oggi è al centro di un interesse crescente: il tema della fede e della religione, delle motivazioni degli atei e dei credenti e quindi del rapporto con la cultura laica.
Il tema è talmente vasto e complesso che si è dovuto inevitabilmente fare una scelta di campo e cioè focalizzare l’attenzione su quegli esponenti, filosofi e scrittori, che si richiamano a quella linea di pensiero che fa capo alla cultura illuministica. Lo spettacolo della Martino tratta il tema focalizzando l'attenzione su quegli esponenti, filosofi e scrittori, che si richiamano a quella linea di pensiero che fa capo alla cultura illuministica.
La regista, autrice anche del testo, si addentra nelle sfaccettature di un argomento decisamente vasto e complesso. Si parte da quel pilastro che è Baruch Spinoza che con il suo Trattato teologico-politico ha scosso profondamente l’ortodossia teologica giudaica-cristiana.
Molte volte ci si chiede dove sia finito Dio, soprattutto nelle tragedie, quando non si ha più la percezione di un Dio che ama e protegge. Naturalmente l’ombra di Dostojevski incombe quando si trattano argomenti del genere: nel romanzo I Karamazov l’autore si arrovella sul tema dell’esistenza di Dio con l’angoscia che prelude al nichilismo nietszchiano del “Dio è morto”.
Sono Stati messi poi a confronto filosofi come Paolo Flores D’Arcais con Gianni Vattimo e Michel Onfray che, pur provenendo da formazioni diverse si chiedono, in un appassionato dibattito, le ragioni di questo prepotente ritorno al bisogno di sacro, che spesso sfocia in fondamentalismi religiosi inquietanti. Viene immaginato anche un incontro in una biblioteca fra il filosofo Spinoza e Piergiorgio Odifreddi, che si affrontano in un dialogo serrato e provocatorio. Nel finale il tema della “gratuità del male” dopo Auschwitz, in un appassionato monologo di Scalfari che si interroga con toni lucidi e tormentati sulle ragioni della sue convinzioni profondamente laiche.
Lo spettacolo vede in scena Pietro Bontempo, Nicola D'Eramo, Bruno Viola, Fabrizio Raggi e Maurizio Repetto. I brani scelti dalla Martino trattano, come suaccennato, il tema dell’esistenza di Dio e vengono messi in scena, affidandosi solo ai testi originali: ne vien fuori una mise en espace per filosofi, sacerdoti, addetti ai lavori, comunque, che non riesce a suscitare neanche l’attenzione del giovane più ben disposto, abituato com’è dai media alla massificazione del linguaggio e dello scibile.
L’illusione di Dio
drammaturgia di Adriana Martino
su testi di
Baruch Spinoza, Friedrich Nietzsche, Fedor Dostojevski, Paolo Flores D’Arcais, Gianni Vattimo, Michel Onfray, Piergiorgio Odifreddi ed Eugenio Scalfari
con
Pietro Bontempo, Nicola D’Eramo, Bruno Viola, Fabrizio Raggi, Maurizio Repetto
Scene e Costumi di Anna Aglietto
Musiche a cura di Benedetto Ghiglia
Regia di Adriana Martino
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 27 aprile 2009)