Lunedì , 25 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Telluserra
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Maria Lanciotti: Tutto cominciò con una morte bianca
24 Aprile 2009
 

Quando rientrava a casa, la terra tremava sotto i suoi passi. I miei figli si nascondevano sotto i mobili e restavano lì per ore senza fiatare, o scivolavano lungo i muri come topini impauriti, muti. E io non capivo perché ne avessero tanta paura, a loro non aveva mai fatto del male.

Il male quell’uomo lo faceva a me. Io vivevo nell’inferno giorno e notte. Soprattutto la notte. La notte arrivava sempre troppo presto e non finiva mai. Io quando mi mettevo a letto ero sempre stanca morta. Lavoravo in una conceria dieci ore al giorno, badavo ai figli e alla casa, custodivo l’orto e il giardino, lavavo e stiravo. Con lui che mi guardava ghignando, che mi alzava la gonna quando stavo in fontana, che mentre zappavo mi diceva all’orecchio: “Sbrigati, che ti aspetto in camera. E non ti lavare, mi piace il gusto del tuo sudore”. Lui lavorava quando capitava come manovale e di quei soldi non ho mai visto un euro. Se li metteva tutti sul libretto postale, così – diceva – se a te ti capita qualche cosa io con i soldi mi ci prendo un’altra donna.

A me lui mi aveva presa senza soldi. Me lo ero ritrovato dentro casa senza neanche sapere come, e me lo ero tenuto. Avevo bisogno di un uomo. Ero rimasta vedova di mio marito quando l’ultimo dei miei tre figli non aveva ancora un anno, e per sfangarla ero dovuta andare a lavorare in fabbrica, a intossicarmi coi veleni della concia, sotto un padrone che sibilava ingiurie come una frusta. Un negriero, che Dio non lo perdoni.

Io maledivo il giorno che mio marito si era messo a lavorare in nero per quel fetente di don Ciccio Scoppola, che faceva le case di sputo e fango e i ponteggi coi legni marci, e mio marito carpentiere aveva fatto un volo di nove metri e si era andato a infilzare ai tondini di una gabbia di ferro ed era rimasto come cristo in croce, ma non sollevato per aria, disteso a faccia in giù, e il sangue gli usciva rosso dalle ferite e diventava subito nero come la terra che se lo beveva. Queste le chiamano morti bianche ma sono morti rosse e nere, più nere che rosse perché i mosconi arrivano a flotte prima dell’ambulanza e si buttano sulla carne e la fanno nera, nera di mosconi neri, e più li scacci e più loro ronzano inferociti. Era di giugno, il tredici giugno, la festa di sant’Antonio da Padova. Io sono devota di sant’Antonio da Padova e lo prego sempre perché giustizia sia fatta e mi venga risarcito il danno. Io ho perso mio marito e il padre dei miei figli. Ma l’avvocato d’ufficio dice che ci vuole tempo e pazienza e fortuna, i poveri cristi le cause le perdono sempre, vedi la fine che ha fatto Cristo.

Così mi ritrovo con quell’uomo per casa, grosso come un armadio e forte come un bue, e mi dico meno male che non solo più sola a tirare la carretta, questo qui mi aiuta a crescere i figli come un padre.

No, non è proprio questo che mi dicevo, non solo questo. La verità è che io ero vedova e giovane e col sangue bollente e quell’uomo ci sapeva fare. Quando mi accorsi che tipo di bestia fosse era troppo tardi, ormai si era accasato e mi teneva stretta in pugno con la minaccia di far del male ai miei figli.

I miei figli non si toccano, gli dicevo, e lui mi rispondeva “allora comportati bene”.

E io mi comportavo bene, stavo zitta e buona qualunque cosa lui si divertisse a farmi. Per amore dei miei figli. Ma per quanto mi comportassi bene quell’uomo era sempre più avvelenato contro di me, ogni scusa era buona per pestarmi e sputarmi in faccia.

Quella mattina, quando lui si alzò prima che io uscissi per andare al lavoro, e mi guardò in quel modo che solo io so, in quel modo che mi fa strizzare le viscere, che mi fa rivoltare lo stomaco per la paura e il disgusto, sentii che era arrivata la mia ultima ora, che non sarei arrivata a notte. E sinceramente dico che la cosa quasi mi faceva piacere, morire non è poi la cosa peggiore. Ma lui disse una cosa che mi gelò il sangue. Disse: “Oggi nessuno esce di casa. Tu non vai a lavorare e i tuoi figli non vanno a scuola, né fuori a giocare. Vi voglio tutti a casa con me, oggi mi voglio godere la famiglia. Me la voglio godere come se fosse l’ultimo giorno che passiamo tutti insieme”.

La parole erano brutte ma il suo sguardo era ancora più brutto. Uno sguardo folle, come d’acciaio quando sopra vi batte il sole. Come una lama, ecco, come una lama d’acciaio arroventata. Non mi potevo sbagliare, ormai quell’uomo lo conoscevo bene. Era un pazzo assassino e stava per compiere una strage.

Mi feci coraggio e feci tutto quello che c’era da fare, come se fosse la cosa più normale del mondo. A mezzogiorno servii alla famiglia riunita le fettuccine col ragù e il pollo arrosto con le patate come nei giorni di festa. Portai a tavola il fiasco di vino rosso, ne versai un bicchiere a quell’uomo e sedetti come sempre alla sua destra.

Durante tutto il pranzo nessuno fiatò, poi lui si alzò e scolandosi l’ultimo bicchiere di vino disse: “Adesso mi vado a stendere un poco sul letto, così quando mi rialzo sono più forte”.

Che voleva dire con quelle parole? Perché aveva bisogno di guadagnare forze per quando si sarebbe alzato? La risposta la sapevo ma non volevo crederci.

Quando lui andò nella stanza da letto spinsi i miei figli fuori dalla porta e gli ordinai di non ripresentarsi prima di sera. Che andassero a giocare all’oratorio. Andarono, e io senza abbracciarli me li strinsi all’anima.

Ero lì sulla porta della stanza da letto e guardavo quell’uomo dormire come un sasso. “Madonnina mia”, dissi rivolta al quadro di sant’Anna e Maria appeso a capo del letto. “Madonna mia bella, dammi un segno”.

E il segno arrivò: quell’uomo emise un rantolo, un rantolo che sapeva di morte, un rantolo di bestia sgozzata.

Poi tutto quello che feci lo feci senza pensare. Andai in cucina e misi a scaldare la padella con l’olio sul fuoco e intanto andai alla legnaia a prendere l’accetta. Presi l’accetta e la padella con l’olio e andai nella stanza da letto. Lui dormiva girato di fianco verso il muro. Gli rovesciai sulla testa l’olio bollente, e con l’accetta presi a colpirlo mirando alla faccia, ora che urlando si era girato dalla mia parte. Colpivo e mi tiravo indietro, colpivo e mi tiravo indietro e così lui non mi poteva acchiappare anche se faceva di tutto per arrivare con le sue grosse mani ad afferrarmi le gambe. Quante volte lo colpii non saprei dirlo, lo colpivo dove capitava, dopo che la sua testa si era tutta spappolata.

Poi chiamai aiuto. Il resto lo sapete.

No, signor giudice, non sono pentita. Se non l’avessi ammazzato lui quel giorno ci avrebbe ammazzati a tutti. Ho salvato i miei figli. Perché non ho denunciato quell’uomo? Ci pensi bene, signor giudice, e avrà la sua bella risposta. Lo sa, no, come funziona la legge.

Io spero, signor giudice, che mi venga usata clemenza considerando la condizione in cui mi sono venuta a trovare, e per il gesto orribile che ho dovuto compiere. No, non è vero che ho fatto un omicidio volontario, io non avevo la volontà di uccidere, ma la necessità di uccidere. Lo capite bene anche voi, io dovevo difendere i miei figli. E poi quando ho chiesto un segno alla Madonna lui rantolò come in punto di morte, e più chiaro di così il segno la Madonna non me lo poteva dare.

Se anche mi condannate a dieci anni – faccio per dire – io quando uscirò di galera avrò certo i capelli bianchi e i miei figli forse nemmeno mi vorranno vedere, o forse mi verranno a prendere tutti e tre insieme per portarmi a casa. Questo nessuno può dirlo, solo il tempo, e spero che il tempo – come si dice – sia galantuomo.

Certo signor giudice non mi sento allegra, e come potrei?, ma dopo tutto quello che ho passato – fra la disgrazia di mio marito e quel porco che mi si è infilato dentro casa quando più mi sentivo bisognosa di aiuto –, finire per qualche anno in galera non è poi la fine del mondo.

Eppure a dirla tutta, signor giudice, io una certa allegria quasi quasi la provo. Quando uscirò fuori di galera – fra dieci anni, fra venti o fra cinque, chissà, e forse poco m’importa – mi metterò a coltivare il mio giardinetto e il mio orto e mi metterò pure a cantare come non faccio più da tanto tempo. Sa, signor giudice, io ho una bella voce da mezzosoprano e mi piacciono tanto le opere – sa quella di Giuseppe Verdi Nell’orror di notte oscura o quella di Giacomo Puccini che fa: nessun dorma, nessun dorma… all’alba vincerò… – e allora mentre curo l’orto magari mi metto a cantare e così i miei figli mi vedono finalmente felice e contenta come quando c’era il loro padre e… a proposito signor giudice, lei sa per caso a che punto si trova la causa di risarcimento per la sua morte, perché a pensarci bene tutto è cominciato da lì, da quando mio marito carpentiere è morto sul lavoro perché non c’era nessuna messa in sicurezza, con quello sporco speculatore di Ciccio Scoppola che pensava solo a fare quattrini per andare a puttane, ma a quelle di lusso, sa, quelle che per una notte ti costano un capitale… ma insomma, non sono fatti questi che mi riguardano, però vorrei sapere signor giudice vostra grazia se è giusto che chi ha ammazzato mio marito, che era una brava persona e un grande lavoratore, la passa liscia, e chi come me, che ha dovuto ammazzare per forza un porco che altrimenti avrebbe fatto strage della mia famiglia, deve andare in galera per non si sa quanti anni, ma sa che le dico signor giudice? meglio viva e in galera che morta e sottoterra, non le pare signor giudice?

Sì, certo, ora sto zitta, ma prima la prego di seguire se possibile la pratica che riguarda la morte di mio marito e il dovuto risarcimento, perché, signor giudice vostra grazia, è da lì che comincia la tragedia che mi ha portata davanti a questa corte. Da una morte bianca per un lavoro in nero.

 

Maria Lanciotti



Articoli correlati

  Vetrina/ Maria Lanciotti. Estemporanee
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Un passo dopo l'altro...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Estasi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Senzatetto
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dieci haiku
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Carezze di aghi
  Maria Lanciotti. E Gesù lagrimò
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Casi
  Maria Lanciotti: Un posto in paradiso per i porcelli che muoiono senza arrivare a Natale
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E tu ridevi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Assolo
  Maria Lanciotti: La Rosa di Ferro
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ancora e sempre una possibilità per un sogno di pace
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Il viaggio continua…
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L’amore lo piantai nell’orto per l’inverno...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non vedo bambini nel borgo
  Maria Lanciotti. Sulla Ciampino-Roma alcuni anni fa
  A conforto di papa Ratzinger: L’importante per i bambini è non sentirsi figli di nessuno
  Maria Lanciotti. Augusto racconta.../ Ringo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Eroi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ho conosciuto una ragazza...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Natale 2023. Mani nude. Mani aperte
  Maria Lanciotti: Ronda armata 1euro a notte per dormire come un angioletto
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Boom e controtendenza (1998)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Rischiara l’aria un sorriso
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lungomare degli Ardeatini
  Maria Lanciotti. Ricordati di santificare le feste
  Maria Lanciotti: “Tempo di abbracciare”. Prendendo spunto dal libro dell’Ecclesiaste
  Maria Lanciotti su Storia dell'infelicità di Flavio Ermini.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pasqua 2022
  Vetrina/ Maria Lanciotti. In secca
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Binari
  Pearl S. Buck: La buona terra. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: Vieni a me bambino, che t’insegno io l’educazione
  Vetrina/ Maria Lanciotti. A volte, il cielo... (1960)
  Maria Lanciotti: Lima e ferro. Con foto dal futuro
  Maria Lanciotti: Asteria e la notte di Ba-bo
  Alberto Pucciarelli. “Il Villaggio di Gennaro”, ovvero Cooperativa san Giuseppe
  Vetrina/ Maria Lanciotti. La ballata del monsignore
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Borgata Mondo
  Maria Lanciotti. A bocca cucita col fil di ferro
  Vetrina/ Maria Lanciotti. La montagna della Pace
  Maria Lanciotti. La Cina nel cuore
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Traccia
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Bianco, più della bianca neve...
  Premio di poesia e stornelli nei dialetti del Lazio “Vincenzo Scarpellino” 2016
  Maria Lanciotti: Per chi ama, per chi è amato.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Romanza
  Maria Lanciotti. Il gioco del “Mai si sarebbe pensato”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Bianco
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Veranda sul mare d’inverno...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cavalieri
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Brevemente
  Maria Lanciotti: Il sesto senso.
  Maria Lanciotti. Cantuccio della fantasia/ Leggende indiane. (Quinta parte)
  Maria Lanciotti. Il Caligola riflesso
  Maria Lanciotti. Qui ci sono i leoni
  Maria Lanciotti: Pasolini e le 120 giornate di Sodoma
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nuove terre
  Luca Leoni. “Se tu mi chiedessi”, ovvero la realtà che precede la fantasia
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nuvole e fumo
  Maria Lanciotti. “Canto di primavera”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. I colori della barbarie
  Maria Lanciotti. Panorama
  Maria Lanciotti. Amal, la speranza migrante
  Maria Lanciotti: Plico-Plico
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Quarta parte)
  Vetrina, In libreria/ Maria Lanciotti. Suono e visione – 1/3
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane (Terza parte)
  Mario Lozzi*. Ri-lettura de “La figlia della Rupe” di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: Un fiore per i miei cari
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Io sono musulmana
  Premi e concorsi/ Maria Lanciotti. Giuggiole m’offri...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cela i tuoi versi...
  Maria Lanciotti: Divagazioni allappanti sotto i baffi di Trilussa
  Maria Lanciotti: Iniziazione misterica delle figlie di Eva quando avevamo ancora l’anello al naso…
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Se mi strappassi di dosso...
  Maria Lanciotti: la vergognosa controriforma di Mariastella Gelmini
  Maria Lanciotti: Questione di QI
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Prima parte)
  In libreria/ Maurizio Rossi. “Riόne Munnu (Borgata Mondo)” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Seducente Natura
  Petra VoXo. Dove sono finite le voci delle bambine?
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Percezioni (12 haiku)
  Maria Lanciotti. Tutti al mare al tempo del Boom sulla costa laziale
  “La voce delle bambine” all’ex chiesa di San Francesco a Velletri (Roma)
  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 2
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dedicata
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E pensavo a te (per i Ragazzi del ’99)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Primavera
  A Monte Compatri il Villaggio di Gennaro
  Mario Rigoni Stern: "Il sergente nella neve". Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non attendo più roventi lave...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Tepee
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Mediterraneo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Notte di primavera
  Maria Lanciotti. La Natura che combatte
  Maria Lanciotti: Aria di primavera
  Maria Lanciotti: Aspettando Samuele
  Maria Lanciotti. Compleanni
  Maria Lanciotti: Il dolore del papa per i morti di Kabul
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Poi finirono le parole...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Mimose
  Maria Lanciotti. Natale all’ipermercato
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Anno zero
  I brevissimi/ Maria Lanciotti. Voci dall’isola
  Maria Lanciotti: Eluana Englaro, ...non puoi andare in pace
  Maria Lanciotti. La via di Pepe
  Maria Lanciotti: Terra castellana
  “La sacca del pastore” di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti. Forza Roma!
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Rinascita
  Il Bambinello, la defezione dell’ONU e la Speranza
  Maria Lanciotti: Giacomo, non guardare!
  Maria Lanciotti. 1960 ‒ Versi giovanili
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Prima Parte
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Meditando
  Maria Lanciotti. Forty Fingers ‒ Altre note sul sesto rigo
  Maria Lanciotti: Ti racconto una storia (Fiaba per Discorso amoroso)
  Maria Lanciotti. Murale
  Vetrina/ Maria Lanciotti. oblivion
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non darti pena...
  Spot/ Maria Lanciotti. E dirti ancora
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Seconda parte
  Maria Lanciotti: Transumanza
  Maria Lanciotti. Stasera si cambia programma
  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 3
  Amina e la maledizione dell’abate
  Maria Lanciotti: La confessione
  Maria Lanciotti: Vacanze in campagna. Terza parte
  Maria Lanciotti: Un passo indietro
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  Maria Lanciotti. I brevissimi/ E io aspetto Elisa
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Immagini in forma di haiku
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cicli
  Lapegrama: “Come andarono i fatti” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L'onda
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Che non ti perda...
  Maria Lanciotti. Il Villaggio di Gennaro – 3.
  Maria Lanciotti. Il Villaggio di Gennaro – 1.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Indios
  Maria lanciotti: Io Nico che so come amarti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nossignori...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. L’ultima freccia...
  In libreria/ Roberto Canò. Maria Lanciotti tra prosa e poesia nella raccolta “Spirali”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Amore mio
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ancora
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pensieri di pace
  Maria Lanciotti: Il giardino dopo l'ultima stanza
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Sassi e astri
  Maria Lanciotti. Castelli da amare
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Scorreva come lava nella gola...
  Roma. Trentennale del Movimento studentesco “La Pantera”
  Maria Lanciotti: L'ultimo Milingo a Zagarol
  Maria Lanciotti. La voce della Luna
  Maria Lanciotti: Invettiva
  Maria Lanciotti: Cantuccio della fantasia. Leggende indiane. (Seconda parte)
  Maria Lanciotti. La vera faccia del corteo contro l’inceneritore di Albano
  Monte Compatri. Maria Lanciotti per “Il Caligola riflesso”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Petali
  Shingle. Diari scritti dai padri per i nostri figli
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ehi, ehi! tempo...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Generazioni
  Gabriele Santoni. Ri-lettura de “La figlia della rupe e del mare” di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Per una morte bianca in fonderia
  Vetrina – In libreria/ Maria Lanciotti. Flash
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Senza cattiveria
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Pensiero d’aprile
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Dammi una mela...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Araldica
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Nella terra degli avi...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Leggi
  Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto
  Maria Lanciotti: Offerta speciale: ammazzi due e paghi per uno
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Ecclèsia
  14 febbraio. Amore, “dacci un segno di vita”
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Per un impiccato in cella d’isolamento
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E ancora sono
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Paisà
  Maria Lanciotti. Un sorriso che non si spegne
  Vetrina/ Maria Lanciotti. M’invita ancora...
  Maria Lanciotti: Il viaggio della vita
  Maria Lanciotti. Se tu mi chiedessi
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cosmo
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lungomare
  Maria Lanciotti. La memoria di chi c’era – 1
  Maria Lanciotti. Campo lungo
  Luca Pizzurro. Riflessioni dal sesto piano di un palazzo con vista su Napoli
  Maria Lanciotti: L’ombra cupa der cupolone
  Rilettura/ Luigi Boccilli. “Campo di grano” di Maria Lanciotti
  In libreria/ Memoria e dialetto in “Giracéo” di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: La morte in faccia
  Maria Lanciotti: I mangiatori di carta.
  Maria Lanciotti: Caccia al pedone
  Maria Lanciotti: Quei fichi dolci colti alla luce della luna
  Maria Lanciotti. Music “on Volcanic Lakes”
  Maria Lanciotti. Poesie sparse
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Lascito
  Maria Lanciotti. Il Villaggio di Gennaro – 2.
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Haiku – con e senza kigo
  Salva con nome, Patrizia Garofalo
  Tonaca e mascherina. La CEI al tempo del Covid
  Pier Paolo Pasolini: Il padre selvaggio. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Torrente
  Maria Lanciotti: C’era una volta il maestro unico. I racconti della nonna
  Maria Lanciotti: Il paese di Natale dove accadono strani fatti e si parla in rima
  Maria Lanciotti. Mi hanno rubato la conca di rame
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Haiku classico con e senza kigo
  Maria Lanciotti. La rosa nera e la rosa rossa, una storia follemente umana – 1
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Non più picchi e strapiombi...
  Maurizio Rossi. Ri-lettura di “Giracéo” (Capogiro) di Maria Lanciotti
  Maria Lanciotti: Infinitamente mai
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Erano i giorni che non si spengono a notte
  Maria Lanciotti. Estate 1943 – Forse un ricordo, forse un racconto
  I “Brevissimi” di Maria Lanciotti/ 1. Rione Mirafiori
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Cavalieri
  Maria Lanciotti. Fotogrammi
  Maria Lanciotti: Clemente e la sua bella ragazza
  John Steinbeck: La luna è tramontata. Ri-lettura di Maria Lanciotti
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Affoga nel nero...
  Maria Lanciotti: La poesia quand’era al fronte. Ricordino di poesia sorgiva
  Maria Lanciotti: Il buco nella rete
  Maria Lanciotti. Lascia ch’io cerchi la mia strada...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Sempre
  Maria Lanciotti, Pensierino estivo della sera
  Vetrina/ Maria Lanciotti (haiku)
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Vieni, mio caro uomo...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Già tutto detto...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Eppure sai...
  Maria Lanciotti: Giostra del bastardo amore
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Inganni (Il nuovo mondo)
  Maria Lanciotti. Ri-lettura in versi del “Caligula” di Maria Grazia Siliato
  Vetrina/ Maria Lanciotti. E ora che le parole...
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Antico padre
  Almor e Mellana. La strage degli innocenti
  Valter Vecellio. Carcere, nucleare, morti sul lavoro, terremoto in Abruzzo, dissenso in Cina... nessuna notizia
  Vanna Mottarelli. Le chiamano morti bianche, ma hanno i colori rosso del sangue e nero del lutto
  Maria G. Di Rienzo. Le mani
 
 
Immagini correlate

 
Commenti
Lascia un commentoLeggi i commenti [ 2 commenti ]
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy