Il “pizzo” di 400 milioni di euro pagato alla Lega per non abbinare la scadenza referendaria con le elezioni europee del 6-7 giugno prossimo. Così l'hanno definito nella nota trasmissione televisiva “Striscia la notizia”. Vediamo di capire.
Se vincesse il Sì al referendum il premio di maggioranza, che viene attribuito nelle elezioni per Camera e Senato, passerebbe dalla coalizione (in questo caso Pdl più Lega) al partito che prende più voti (in questo caso il Pdl). Fondamentale, per questo risultato, è che si raggiunga il quorum (50% più uno degli elettori) e l'abbinamento alla data elettorale europea offre maggiori chance di successo. A scalare le possibilità di esito positivo per il primo e il secondo turno delle amministrative, che, tra l'altro, non si svolgono in tutto il Paese. Ovvio che la Lega si opponga, ché il suo diverrebbe un ruolo marginale, ma i soldi che si risparmierebbero con l'abbinamento degli appuntamenti politici potrebbero essere utilizzati per i terremotati dell'Abruzzo. Alla Lega, per dirla alla romana, “nun ne je po' frega' de meno”, pensa a se stessa, alla propria sopravvivenza politica e degli abruzzesi in tenda non se ne cura. Chissà cosa avrebbe fatto se il terremoto si fosse localizzato nella “Padania”.
La proposta di spostare la data referendaria al prossimo anno presenta gli stessi problemi di quelli attuali perché il prossimo anno ci sono le elezioni regionali: si abbinerà il referendum con le elezioni regionali per risparmiare? O si avranno due date diverse con i relativi costi maggiorati, rispetto a quelli di giugno prossimo, visto che le elezioni regionali si svolgono in un solo turno? La domanda che tutti si pongono è semplice: possiamo sprecare soldi in un momento di crisi economica, con il debito pubblico alle stelle e con la tragedia e il dramma dei terremotati?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc