Ho ascoltato tutta la sera in Tv la faccenda del terremoto (e già avevo fatto indigestione dal pomeriggio) per capire come sta andando. Attraverso i media ha un timbro fastidiosamente falso, cioè fatta tutta di notizie certe, ma assemblate in modo da “dimostrare” che il governo ha ragione, ma è Bertolaso che sbaglia; che Bertolaso è bravo ma è il governo che fallisce, oppure ancora che governo e Bertolaso sono bravissimi, ma ci sono dei cattivi che vogliono mettere zizzania e far fallire questa memorabile armonia terremotica, cattivi! mammamia!
Chi cerca di dare risposte ragionevoli fa molta fatica a farsi ascoltare.
Ci è mancata e sarebbe proprio stato un servizio da servizio televisivo pubblico, una attenta ricostruzione storica dei terremoti in Italia da Napoli ed Ercolano descritto da Plinio messosi in mare e a Reggio e Messina, fino all'Aquila passando per Avezzano Ancona Friuli Umbria Avellino Sicilia: e come nel tempo si è corsi ai ripari e si è sviluppata una scienza, costruiti rimedi, senza dimenticare le norme di prudenza antiche, quasi proverbiali, accumulate nella memoria dei popoli nei millenni, dal cercar riparo anche sotto un tavolo, non sotto un cornicione o un balcone, fino ad osservare gli animali che si agitano e al mettersi al collo un campanellino e una lampada a batteria in tasca, anche per facilitare le ricerche.
E anche: quali provvedimenti si sono via via presi?: la conclusione è che abbiamo buone leggi, ma non vengono applicate. Non sembra una gran novità: già Dante lamentava «le leggi son: ma chi pon mano ad elle?» ecc. ecc. Quindi sembra alquanto inutile seguitare a chiedersi perché succede, sarebbe meglio chiedersi come si può cambiare questo aspetto fondativo della nostra cultura politica e giuridica nazionale.
Credo che lasciando di ripetere domande che hanno molti secoli, o usare tutto il guicciardinismo nel quale bagnamo i piedi e mettiamo germogli, sia meglio che ciascuno esprima una opinione operativa.
Quanto a me credo di poter raccomandare un investimento in democrazia.
Finalmente, essendo ciò che più manca al nostro paese. Ormai le premesse ci sono: da più di mezzo secolo abbiamo una costituzione e per di più molto buona, abbiamo una diffusa scolarizzazione, giornali, partiti, sindacati, associazioni, riviste politiche ecc. ecc. Anche l'uso degli strumenti di una buona cultura politica democratica è diffuso: perciò vi sono tutte le condizioni perché la cittadinanza sollecitata risponda.
Disperavo tuttavia che un linguaggio siffatto potesse insinuarsi nella confusione del dopoterremoto, dato che molte forze oggi tendono a produrre una semplificazione e riduzione della democrazia nel nostro paese: chiamano ciò “modernizzazione”.
Ebbene, mi sbagliavo: tra il fiume di notizie vaghe o nascoste, una ne ho sentita che mi ha davvero consolato e rafforzato: ad Onna i terremotati si sono riuniti in assemblea e hanno discusso, costituito un comitato ed eletto una portavoce, una donna del campo, il che -sia detto con grande mia soddisfazione- interrompe la sequela di discorsi e azioni militarmaschiliste; investire in democrazia ha fatto trovare spazio a una donna e non per piangere. Hanno anche scritto una piattaforma di richieste, tra le quali appena dopo le cose di prima necessità quella di avere case di legno, una cosa modernissima progettata da un ricercatore trentino del CNR e collaudata in Giappone con un progetto di 7 piani, che ha resistito a uno dei terremoti più tremendi da ultimo avvenuto laggiù. Evviva! cose da Partito sociale...
Lidia Menapace