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Yoani Sánchez. L’invidia di festa
09 Aprile 2009
 

Dal blog Generación Y

8 aprile 2009



La envidia de fiesta

Una presentación en Power Point, que circula por ahí,  detalla el cierre de un famoso restaurante en La Habana. La secuencia de fotos –al parecer hecha por la policía económica (DTI)– muestra las “evidencias” para inculpar a Juan Carlos Fernández García, dueño del  paladar Hurón Azul. Terminé de mirar la rudimentaria multimedia con un gesto de asco y no precisamente por los bienes materiales que se mostraban en ella.

La revoltura me la dio confirmar que la  tenencia de ciertos objetos parece algo que pueden disfrutar –solamente- quienes nos imponen el “igualitarismo” desde la tribuna. La lista de los “delitos” también contribuyó a mis náuseas: vender “alimentos prohibidos” como langosta y carne de res, tener más de doce sillas en el restaurant, darle crédito a pintores para que comieran allí, erigirse en mecenas de arte, pagar una abultada cuenta de electricidad, poseer mucho dinero en efectivo y –gran osadía– querer abrir un restaurant en Milán. Como si no fuera más fácil autorizar la venta de esos animalitos con antenas que viven en nuestro mar, felicitar a Juan Carlos por su labor de promotor cultural y permitir que cada paladar tenga el número de sillas y empleados que decida. Pero no, autorizar todo eso acarrearía  una competencia demasiado fuerte para los ineficientes restaurantes y centros culturales del Estado. Admitir que el Hurón Azul siguiera progresando era correr el riesgo de que un día su propietario quisiera fundar una revista de arte o abrir un museo con su colección privada.

Siento pena por los que tomaron esas fotos. Noto en todo el regodeo del lente sobre la comida la profunda indigencia alimentaria de quienes prepararon el dossier. Tengo una inmensa vergüenza porque la policía de mi país se dedique a encarcelar a ciudadanos emprendedores, mientras las calles se nos llenan de delincuentes que arrebatan carteras, roban y estafan. Estoy triste por el baño de envidia que deben haberse dado los vecinos que le tenían ojeriza a tanta bonanza. Pienso, sobre todo,  en el viejito que cuidaba los autos a la entrada del paladar, en la señora que fregaba los platos y ahora se quedó sin trabajo y sobre todo en los hijos de Juan Carlos. Ellos posiblemente hayan comprendido, con el ejemplarizante caso del Hurón Azul, que para prosperar hay que largarse de esta Isla.


Yoani Sánchez



L’invidia di festa

Una presentazione in Power Point, che circola da qualche parte, descrive la chiusura di un famoso ristorante dell’Avana. La sequenza di foto, che sembra realizzata dalla polizia economica (DTI), mostra le “prove” per incolpare Juan Carlos Fernández García, padrone della paladar1 Hurón Azul. Ho finito di guardare la rudimentale presentazione multimediale con disgusto e non certo per colpa dei beni materiali mostrati.

Mi ha provocato indignazione avere la conferma che il possesso di certi oggetti sembra esclusivo appannaggio di chi ci impone l’“egualitarismo” da una tribuna. La lista dei “delitti” ha contributo al mio disgusto: vendere “alimenti proibiti” come aragosta e carne di manzo, avere più di dodici sedie nel ristorante, fare credito a pittori perché possano mangiare lì, erigersi a mecenate delle arti, pagare una bolletta elettrica esagerata, possedere molto denaro contante e - grande sfacciataggine - voler aprire un ristorante a Milano. Come se non fosse più facile autorizzare la vendita degli animaletti con le antenne che vivono nel nostro mare, complimentarsi con Juan Carlos per il suo lavoro di promotore culturale e consentire che ogni paladar possieda il numero di sedie e di impiegati che crede. Ma no, autorizzare tutto questo provocherebbe una concorrenza troppo agguerrita per gli inefficienti ristoranti e centri culturali di Stato. Tollerare il progresso dell’Hurón Azul significherebbe correre il rischio che un giorno il suo proprietario si metta in testa di fondare una rivista d’arte o di aprire un museo con la sua collezione privata.

Mi vergogno per chi ha scattato quelle foto. Intuisco nel compiacimento dell’obiettivo che si focalizza sul cibo la profonda indigenza alimentare di chi ha preparato il dossier. Provo un’immensa vergogna perché la polizia del mio paese si dedica a incarcerare cittadini imprenditori, mentre le strade sono piene di delinquenti che borseggiano, rubano e truffano. Mi rattristo pensando al bagno d’invidia fatto dai vicini che provavano rancore alla vista di tanto benessere. Penso, soprattutto, al vecchietto che badava alle auto all’entrata della paladar, alla signora che puliva i piatti, adesso rimasta senza lavoro, e soprattutto ai figli di Juan Carlos. Loro probabilmente hanno compreso, vedendo il caso esemplare dell’Hurón Azul, che per progredire è necessario prendere il largo da questa Isola.


Qui la presentazione in Power Point dell’Hurón Azul


Traduzione di Gordiano Lupi



Nota del traduttore:

1 Ho detto più volte che una paladar è un piccolo ristorante privato che per legge non può avere più di dodici coperti.

Per tutti gli interessati: il 15 aprile esce in Italia il libro di Yoani Sánchez: Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana, edito da Rizzoli. Sono traduttore - curatore. Passate parola, comprate e diffonde il volume. (Gordiano Lupi)


Foto allegate

 
 
 
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