Le terribili immagini trasmesse in queste ore, che ci raccontano del terremoto nel centro Italia, mi riportano alla mente quei terribili momenti vissuti ormai più di vent’anni fa in quel di Fusine, a causa del nubifragio che mise in ginocchio la nostra bella valle. E quanti con me ancora ricordano… Non importa che si tratti di scosse telluriche o di alluvioni, le scene apocalittiche sono le medesime: paesaggi deturpati, abitazioni squarciate, macerie e polvere che inondano le strade ormai rese irriconoscibili. E ancora gente che fugge, che urla, si dispera, che cerca invano oggetti personali, che non sa dove cercare, dove andare perché è rimasta senza casa, senza più niente. Il passato ti viene scippato in un soffio, cancellato… e il futuro diventa qualcosa di impensabile.
La disperazione nei volti e nei cuori delle persone vittime di questi cataclismi naturali è estremamente difficile da descrivere e da comunicare a chi non ha provato sulla propria pelle. Ci si guarda intorno senza sapere cosa fare, ci si sente impotenti, tutto e tutti sono solo desolazione. Sono esperienze indelebili che ti segnano per sempre. Ma per chi ha la fortuna di sopravvivere a questi drammi la vita ricomincia, pian piano, con la pazienza, con l’impegno e la volontà di ricostruire prima di tutto un equilibrio che è stato duramente minato. Posso testimoniare quanto la solidarietà di tanta gente anche venuta da fuori, l’intervento dell’esercito, della Croce Rossa siano state preziose per reagire immediatamente alla sciagura.
Ho voluto scrivere queste poche parole per esprimere la mia vicinanza e credo quella di tutti i Valtellinesi alle popolazioni duramente colpite dal terremoto e per cercare di infondere un po’ di coraggio e di speranza a chi ora non può averla.
Paola Mara De Maestri