Questa volta Gigliola Amonini, instancabile conduttrice del Laboratorio Teatrale Quadrato Magico, ha voluto sondare i diversi significati dell’essere madre oggi nel suo spettacolo liberamente tratto dall’opera Una madre lo sa di Concita De Gregorio.
Gli attori, tredici donne e quattro uomini, si sono cimentati in monologhi piuttosto serrati che esploravano l’universo madri.
E così i numerosi spettatori a Ponte venerdì 3 aprile presso il Cinema “Vittoria” hanno potuto conoscere le storie più disparate, da quella di chi si ritrova madre grazie alla scienza e al ricorso ad un’inseminazione assistita, a quella di chi lo diventa adottando, riuscendo a trarre da due infelicità, quella di una madre di pancia che abbandona e quella di una madre di cuore che accoglie, una felicità.
La storia delle madri di Plaza de Majo, che all’inizio della loro protesta si coprivano il capo con quel triangolo di stoffa bianca che era il ciripà dei propri figli neonati. La vicenda della madre di Emma, nata con handicap grave, condannata alla malattia più penosa che è quella dei bambini e venuta al mondo perché la patologia non si era rivelata in gestazione, precludendo alla madre la scelta più difficile per una donna, ma che lei – potendo – avrebbe compiuto...
Sono donne che lottano, anche solo interiormente, contro i pregiudizi, gli stereotipi di una società che le vuole madri a tutti i costi, che ancora stenta a riconoscere altri ruoli da affibbiare all’universo femminile. Una società troppo pronta a consigliare, redarguire, giudicare. Troppo propensa alla condanna verso chi si scopre fragile o non ancora pronta o in difficoltà, perché senza prospettive future che tranquillizzino, come un lavoro, un aiuto…
Dove sono, si chiede un’attrice/personaggio in un altro dei monologhi che più mi son parsi emozionanti, le associazioni per la vita, quando poi il figlio nasce e magari è disabile? Dove sono i familiari e gli amici, perfino i vicini di casa, che avanzavano preventivamente proteste e raccomandazioni, allorché una donna si ritrova madre e deve fare i conti con la depressione e il senso di inadeguatezza?
Dove, gli uomini, i padri che a volte non si accorgono del profondo disagio di queste loro donne a cui si richiede la perfezione di uno stereotipo che non esiste in realtà e che invece fronteggiano, forse per la prima volta, un’esperienza tanto totalizzante?
Perché, per fortuna, pochissime sono ad esempio le madri che uccidono il proprio figlio, ma tutte – a voler essere sincere (ci interroga l’attrice) – sono quelle che sanno di cosa si sta parlando, quando si sottolinea la fatica, la disillusione, la paura che si accompagnano a tutto ciò che, invece, è il bello del diventare madre.
Sono, queste voci accusatorie (bella l’idea del coro che sibila il proprio dileggio), voci di osservatori estranei che galleggiano con le proprie opinioni sulla superficie delle situazioni e più sotto non sondano perché sotto c’è il torbido che spaventa.
Ci si può ritrovare in queste vicende di donne, a seconda del proprio vissuto in una storia piuttosto che in un’altra; certo è che trattasi di argomento col quale tutte noi facciamo i conti nella vita.
E, come ricordano alcuni monologhi della pièce, possono essere desideri esauditi, attese senza successo, volontà inespresse o mai avvertite, che si trovano ad urtare con la fortuna, coi limiti biologici e di salute, con quelli dell’età, con quelli dell’ambiente in cui si vive. Con la propria storia e ciò che si mette al primo posto nella vita. Con le assegnazioni dei posti che possono cambiare, senza che però la vita dia retta alle opinioni.
Ognuno può far proprie le riflessioni suggerite, dopo la visione di questo spettacolo in cui gli attori si dimostrano all’altezza dei bei testi proposti, forti naturalmente degli insegnamenti della carismatica regista che ci consegna anche queste osservazioni: «È stato un percorso lungo e faticoso e la messa in scena è scaturita da sofferte serate di prova dove spesso le emozioni portavano via tutte le forze, un’impresa, un’avventura intensa, spesso sofferta, sempre e comunque nutrita dall’entusiasmo e dalla consapevolezza di lavorare intorno a contenuti provocatori, brucianti, a volte discordanti. La nostra meta è stata raggiunta ancor prima di andare in scena, quindi; i mesi spesi insieme ad incanalare parole, gesti ed emozioni non verranno dimenticati!»
Annagloria Del Piano
Gli attori: Alberto Pini – Chiara Milani – Christian Gianera – Cristina Montecalvo – Elena Farina – Elena Milani – Elena Riva – Ginevra Cerri – Linda Galbusera – Marina Martinelli – Pamela Mainini – Pietro Mattarucchi – Sandra Ronzio – Stefania Nana – Simona Micheletti – Stefano Sutti – Valerie Severin
Un'ampia intervista alla regista dello spettacolo, Gigliola Amonini, che approfondisce anche l'esperienza del “Laboratorio Teatrale” del Quadrato Magico, compare sull'edizione del Gazetin di aprile, in distribuzione in questi giorni. (ndr)