Non mi piace, ma ogni tanto lo guardo, per vedere se per caso migliora: invece no. Anche quest'ultimo numero del 2 aprile di “Annozero”, a parte Sabina Guzzanti, sempre godibilissima, e i lucidi J'accuse di Travaglio, è un pasticcio di qualunquismo di sinistra, che a me fa più dispetto -ovviamente- di quello di destra.
Non capisco i giovani universitari e ricercatori imbarazzatissimi di fronte a Casini, che gli rivolgono domande e rimbrotti del tutto sbagliati e gli lasciano ampio spazio per risposte ben congegnate: non sanno che quella democristiana è una grande cultura politica abile, ricca, sofisticata?: insomma, si preparino un po' meglio.
Ad esempio, alla solita domanda “cruciale”: e perché non vi meravigliate degli operai che votano Lega? ma sono gli operai che nelle stesse zone votavano DC a frotte, o no? erano operai e non classe operaia, cioè non avevano la coscienza di essere sfruttati e magari lottavano acerbamente -come facevano anche i sindacati negli USA- senza alcuna coscienza politica, comportandosi come una grande corporazione di interessi leciti, o no? E se lui parla di “aiuti” alle famiglie, invece di accusarlo di essere cattolico (che non è una obiezione e nemmeno un ragionamento) bisogna dirgli che noi non chiediamo “aiuti”, cioè assistenza, bensì “diritti”: questa è la differenza. Loro sono fermi allo stato assistenziale o (come lo chiamano negli USA) della sicurezza sociale, forma arretrata, ottocentesca, che mette l'assistenza prima o al posto della giustizia, il che è anche contro la morale cattolica, che sostiene essere la giustizia ordinata prima della carità.
Se chiediamo diritti, noi invece chiediamo il ripristino dello stato sociale (che non esiste più, è inutile parlare di Welfare) cioè della forma più avanzata di stato mai esistita, quello che trasforma i bisogni in diritti comuni ed è intrinsecamente contro la guerra, dovendo sottrarre risorse alle spese militari, per riconoscere e soddisfare i diritti dei cittadini e delle cittadine, cioè il diritto allo studio, alla salute, al lavoro, alla casa, ai trasporti, ai servizi sociali ecc.
E non venite a parlare di merito: chi lo misura? e prima di misurarlo, mette tutti e tutte allo stesso livello di partenza? se non lo fa, “merito” è solo un eufemismo per dire che quei diritti sono di chi già li ha e quindi sono in realtà privilegi. Se il diritto allo studio non fosse stato allargato universalmente, come un diritto fondativo, che non ha doveri adempiuti da mostrare prima, le donne che ora sono le più numerose in ogni ordine e grado di scuola e ottengono i migliori risultati, non sarebbero mai diventate “meritevoli”.
Lidia Menapace