È la seconda volta (prima Eugenia Roccella in una trasmissione di “Ottoemezzo”, poi Maurizio Enzo Lupi, “Insieme sul due” - Rai2) che sento dire agli appassionati del sondino nasograstrico per la nutrizione ed idratazione obbligatoria: “Anche la cintura di sicurezza è un limite alla libertà della persona”. Ora, poiché non credo che queste persone siano, per dirla con un eufemismo, ingenue, devo dedurne che non siano in buona fede. Possibile, infatti, che non vedano le differenze tra l'una e l'altra imposizione? La cintura di sicurezza non è imposta solo per il bene della persona, ma anche e soprattutto per il bene della collettività (familiari da mantenere, cure mediche, ecc.); ed il limite alla nostra libertà, è proprio quello di non ledere la libertà altrui. Non mettendo la cintura, passo questo limite.
Ma c'è un'altra profonda differenza. La cintura mira ad assicurare alla persona la possibilità di continuare la sua vita normale; il sondino assicura alla persona in stato vegetativo, la permanenza in quello stato. Lo stesso discorso vale per la persona che tenta il suicidio, altro esempio tirato fuori a sproposito dagli amanti del sondino; la persona salvata, infatti, può riprendere a vivere normalmente.
La cintura, inoltre, non viene messa materialmente da altre persone sul guidatore, contro la sua volontà, come una camicia di forza, ma è lui che se la mette, e in fondo, se vuole può anche non metterla, rischiando una sanzione e il pericolo di avere ferite più gravi. L'imposizione del sondino è una violazione della mia libertà, giacché non mi è data nessuna possibilità di rifiutarlo. Nessuna possibilità di scelta.
Renato Pierri