Y nos dieron
los micrófonos
Noche perdurable la de ayer en el Centro Wilfredo Lam, gracias al performance de la artista Tania Bruguera. Un podio con micrófonos, delante de un inmenso telón rojo, formaba parte de la instalación interactiva que se ubicaba en el patio central. Todo aquel que quisiera podía hacer uso del estrado para decir –en solo un minuto- la arenga que se le antojara.
Como los micrófonos no abundan, es más, no me empataba con ninguno desde mis tiempos de pionerita recitadora de versos patrióticos, aproveché la ocasión. Avisada a tiempo por amigos enterados, fui preparada con un texto sobre la libertad de expresión, la censura, los blogs y esa herramienta escurridiza que es Internet. Frente a los lentes de la televisión nacional y protegidos por los invitados extranjeros a la X Bienal de La Habana, se sucedieron gritos de “libertad”, “democracia” y hasta abiertos retos a las autoridades cubanas. Recuerdo un muchacho de veinte años que confesó que nunca se había sentido más libre.
Tania nos dio los micrófonos, a nosotros que nunca hemos podido decir un discurso propio, sino que hemos tenido que soportar bajo el sol las peroratas de los otros. Era una acción artística, pero no había juego en las declaraciones que hicimos. Todos estábamos muy serios. Una paloma reposaba en nuestros hombro, probablemente igual de entrenada que aquella otra de hace cincuenta años. Sin embargo, ninguno de los que hablamos nos creímos elegidos, ninguno quería quedarse -por cinco décadas- gritando a través de los micrófonos.
El video –muy aficionado- que hice ayer.
Yoani Sánchez
Ci hanno dato i microfoni
Ieri abbiamo trascorso una notte indimenticabile al Centro Wilfredo Lam, per merito della performance dell’artista Tania Bruguera. Un podio munito di microfoni, davanti a un gigantesco telone rosso, formava parte dell’installazione interattiva ubicata nel salone centrale. Tutti coloro che volevano farlo, avevano un minuto di tempo per pronunciare un discorso.
Ho approfittato dell’occasione, perché in questo paese i microfoni non abbondano e l’ultimo che ho usato risale ai tempi in cui ero una studentessa che recitava versi patriottici. Avvisata per tempo da amici informati, ho preparato un testo improntato su libertà di espressione, censura, blog e quello sfuggente attrezzo del mestiere chiamato Internet. Davanti alle telecamere della televisione nazionale e protetti dalla presenza degli invitati stranieri, in occasione della X Biennale dell’Avana, si sono succedute grida di “libertà”, “democrazia” e persino aperti rimproveri alle autorità cubane. Un ragazzo di vent’anni mi ha confessato che non si era mai sentito così libero.
Tania ha passato i microfoni a noi che non siamo mai stati messi in condizione di pronunciare un discorso, ma abbiamo sempre avuto il ruolo di chi sopporta filippiche sotto il sole cocente. Si trattava di un’attività artistica, ma nelle nostre dichiarazioni non c’era traccia di scherzo. Eravamo tutti molto seri. Una colomba si fermava sulle nostre spalle, proprio come aveva fatto un’altra circa cinquant’anni prima. Tuttavia, noi che abbiamo parlato non ci siamo creduto degli eletti, nessuno si è messo in testa di fermarsi - per cinque decadi - a gridare dai microfoni.
Il video - molto appassionato - che ho girato ieri.
Traduzione di Gordiano Lupi