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Yoani Sánchez. Ci hanno dato i microfoni
31 Marzo 2009
 

Dal blog Generación Y

30 marzo 2009



 

Y nos dieron

los micrófonos

Noche perdurable la de ayer en el Centro Wilfredo Lam, gracias al performance de la artista Tania Bruguera. Un podio con micrófonos, delante de un inmenso telón rojo, formaba parte de la instalación interactiva que se ubicaba en el patio central. Todo aquel que quisiera podía hacer uso del estrado para decir –en solo un minuto- la arenga que se le antojara.

Como los micrófonos no abundan, es más, no me empataba con ninguno desde mis tiempos de pionerita recitadora de versos patrióticos, aproveché la ocasión. Avisada a tiempo por amigos enterados, fui preparada con un texto sobre la libertad de expresión, la censura, los blogs y esa herramienta escurridiza que es Internet. Frente a los lentes de la televisión nacional y protegidos por los invitados extranjeros a la X Bienal de La Habana, se sucedieron gritos de “libertad”, “democracia” y hasta abiertos retos a las autoridades cubanas. Recuerdo un muchacho de veinte años que confesó que nunca se había sentido más libre.

Tania nos dio los micrófonos, a nosotros que nunca hemos podido decir un discurso propio, sino que hemos tenido que soportar bajo el sol las peroratas de los otros. Era una acción artística, pero no había juego en las declaraciones que hicimos. Todos estábamos muy serios. Una paloma reposaba en nuestros hombro, probablemente igual de entrenada que aquella otra de hace cincuenta años. Sin embargo, ninguno de los que hablamos nos creímos elegidos, ninguno quería quedarse -por cinco décadas- gritando a través de los micrófonos.


El video –muy aficionado- que hice ayer.


Yoani Sánchez



Ci hanno dato i microfoni

Ieri abbiamo trascorso una notte indimenticabile al Centro Wilfredo Lam, per merito della performance dell’artista Tania Bruguera. Un podio munito di microfoni, davanti a un gigantesco telone rosso, formava parte dell’installazione interattiva ubicata nel salone centrale. Tutti coloro che volevano farlo, avevano un minuto di tempo per pronunciare un discorso.

Ho approfittato dell’occasione, perché in questo paese i microfoni non abbondano e l’ultimo che ho usato risale ai tempi in cui ero una studentessa che recitava versi patriottici. Avvisata per tempo da amici informati, ho preparato un testo improntato su libertà di espressione, censura, blog e quello sfuggente attrezzo del mestiere chiamato Internet. Davanti alle telecamere della televisione nazionale e protetti dalla presenza degli invitati stranieri, in occasione della X Biennale dell’Avana, si sono succedute grida di “libertà”, “democrazia” e persino aperti rimproveri alle autorità cubane. Un ragazzo di vent’anni mi ha confessato che non si era mai sentito così libero.

Tania ha passato i microfoni a noi che non siamo mai stati messi in condizione di pronunciare un discorso, ma abbiamo sempre avuto il ruolo di chi sopporta filippiche sotto il sole cocente. Si trattava di un’attività artistica, ma nelle nostre dichiarazioni non c’era traccia di scherzo. Eravamo tutti molto seri. Una colomba si fermava sulle nostre spalle, proprio come aveva fatto un’altra circa cinquant’anni prima. Tuttavia, noi che abbiamo parlato non ci siamo creduto degli eletti, nessuno si è messo in testa di fermarsi - per cinque decadi - a gridare dai microfoni.


Il video - molto appassionato - che ho girato ieri.


Traduzione di Gordiano Lupi



Nota del traduttore

Mai come questa volta è necessaria una nota esplicativa per chi non è esperto di cose cubane. Se vi collegate al link sopra indicato potete vedere una straordinaria rappresentazione della libertà di pensiero messa in atto dai ragazzi di Generación Y. Le parole di Yoani e dei suoi amici sono chiare. Non chiedono la luna, ma libertà di parola, internet per tutti, partecipazione alle decisioni governative e democrazia. Una cosa come questa fatta a Cuba è davvero eclatante. Da notare la rappresentazione scenica della colomba che si posa sulla spalla di chi parla, per citare ironicamente ciò che accadde durante il primo discorso di Fidel subito dopo il suo ingresso all’Avana. Che a Cuba stia davvero cambiando qualcosa? (Gordiano Lupi)

 


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