03 Aprile 2009
Si avvicina ad occhi chini, ignara del pubblico, si cimenta in un breve inchino, siede come a un tavolino di caffè, senza liturgie, avvicina il seggiolino e poi, in due minuti e cinquantacinque, stravolge il ritmo della respirazione degli astanti, scompagina l’ordine dei pensieri, risucchia in un vortice la realtà d'intorno, la annulla si potrebbe dire, per ricrearne un’altra e, dopo aver convertito il tempo in spazio, descrive minuziosamente le vastità architettoniche di un Capriccio bachiano. Tutto ad una velocità rapinosa. Poi si alza quasi di scatto e scompare, letteralmente. È un miracolo se non si piange (Martha Argerich, J. S. Bach, Partita n.2 in Do minore, BWV826, Capriccio, Zurich 2001). (Marco Baldino)
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