Giovedì , 21 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Lo scaffale di Tellus
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Patrizia Garofalo: La trilogia di Paolo Ruffilli
28 Marzo 2009
 

Musica, pittura e parola, speculari a se stesse, fissano nella lirica di Ruffilli l’indefinito del reale nell’immaginazione.

«L’idea, a tratti,/ che conti quello che/ è già stato, il resto/ dei tempi, l’ordine/ più apparente che…/ il risultato:/ arrendersi alle cose/ come sono/ al loro inerte moto, per/ reggerne e coprirne,/ almeno il vuoto» (pag. 79-80 Piccola colazione).

«Se guarisco…io/ riattraverso il già fatto/ e il già veduto/ l’incommensurabile/ che ho conosciuto» (pag. 47 “La gioia e il lutto”); «e guardo lassù in alto…/ ma forse anche il cielo/ è fatto stanze/ e non si può abitarne/ più di una» (pag. 64 Le stanze del cielo)

   

 La poesia  si fa musica , si annoda alla parola  disegnandosi  in scenografie d’interni sapientemente orchestrate.

Con l’abilità del regista, Paolo Ruffilli conosce i tempi di attenzione e  raccoglie  in una metrica sicura e sofferta le modulazione del nostro vivere. Ho scritto “modulazione” poiché nella poetica dell’autore è la parola che, a mio avviso, si avvicina sempre più ad una ritmica multipla e orchestrata che coglie dolore, gioia, vita e morte in uno spartito che tutto coagula e riconduce al dentro di noi, «quando l’urgere dell’immaginazione è sostenuto, permettiamo alla poesia, le più ampie libertà, in tal senso potremmo dire che il verso è la matematica pura del linguaggio» (Steiner, La morte della tragedia, pag. 210).

    

L’opera di Ruffilli è “spartito musicale di versi, protagonisti a soggetto della vita nell’immaginazione dell’autore”, poesia da guardare, percepire e  fisicamente cogliere, “interpretazione teatrale” sempre in corso  sullo scenario della vita dove è reale solo quanto immaginato dal soggetto e dove il “canto del capro” di greca memoria (tragos-odé)  è la pietas del poeta. I palcoscenici sono  reconditi, nascosti negli anfratti della psiche e non hanno bisogno di spettacolarità paesaggistiche per interrogarsi e interrogare. Ci si allontana dal suo scrivere con fatica anche se la porta non sempre si schiude con empatia e accoglienza perché Ruffilli colpisce, entra nelle cose, diventa, lui stesso, e luogo e personaggio e poeta, aggredisce la realtà trasformandola immediatamente in antirealtà, in una lirica del dolore le cui parole afferrano i sensi,  l’odore, il colore fuoriescono nell’icasticità della forza poetica; si avvertono sulla pelle l’umidore delle celle dei carceri, la prigionia di corpi aggrediti dal male, l’incandescenza soffocata di un  giovane nei goffi tentativi di rinascenza senza colpe e senza imposizioni.

  

Il 9 febbraio, durante una sua presentazione a Ferrara, il poeta più volte ebbe a dire che la sua poesia si avvicina alla realtà come immaginazione di altro da sé.  Pier Vincenzo Mengaldo nella prefazione a La gioia e il lutto scrive: «per Ruffilli la realtà è tale solo se pensata dal soggetto». In questo senso i suoi scritti costituiscono l’antirealtà, gli oggetti sono specchi della mente, il guardare durativo, focalizzato e fisso ribalta l’apparenza nell’immaginazione di ogni oggetto e situazione. Un’immaginazione nel senso in cui Einstein la intese, capacità conoscitiva del sé in cui l’intuizione pesca su un fondale tutt’altro che arbitrario e che non va confusa con “fantasia”. Poesia di pensiero,  vitale di una musica d’affondo e aderenza alle cose che rimandano ad altre ipotesi. Le stanze del cielo, ad esempio, vedono il poeta immergersi nel dolore della privazione di libertà del carcerato, senza aver mai visto un carcere  ma solo ribaltandolo da oggetto a soggetto dell’indifferenza della società. Ecco quindi che le costruzioni carcerarie, la cui penalizzante architettura sembra ratificare la condanna, aprono il tema della libertà, dell’oltre, di quella che Ruffilli chiama “ossessione della libertà”. Da questi ultimi due termini è da osservare come il primo costituisca l’assedio emozionale della coscienza e l’altro la razionale costruzione del sé; l’evidente contrapposizione e conflittualità di essi non sfugge e rende irripetibile la lirica di Ruffilli che propone sempre più nel tempo una metrica e uno stile composti, compressi spesso in liricità mal celate che, man mano esplodono e bruciano e mai cicatrizzano la ricerca del mistero che spinge l’autore altrove. “Altrove” immaginato ma anche “ossessivamente” sperato. «Io nel pensier mi fingo» scriveva Leopardi, e la finzione costituisce necessario substrato per entrare in “Il poeta è un fingitore” di Pessoa e non assume la valenza di falsità ma di dichiarata impossibilità di accettare ristrettezze e codici prefissati, persino la morte.

 

«Non solo la capacità conoscitiva, o quella d’amare, ma neanche l’immaginativa è capace dell’infinito, ma solo dell’indefinito. La qual cosa ci diletta perché l’anima, non vedendo i confini,  confonde l’indefinito coll’infinito» (Zibaldone -472-, 4 gennaio 1821).


Dalle celle di un carcere pur immaginato ma sedimentato come proprio dolore, il poeta seziona infatti l’infinito del cielo in meravigliosi spazi appartenenti all’uomo in un panteismo espanso all’indefinito. Fin dalla copertina del suo ultimo lavoro, lo sguardo rimanda ad un cielo fatto a stanze accogliente e azzurro dove una coda di rondine e acqua zampillante da una fonte di vita nascosta “fingono l’altrove”. “Fingere” però ha un’altra accezione: “plasmare” “creare” “disegnare” “comporre”  e questi sono etimo di “poesia”, da poieomai. La sintonia quindi tra poesia e creazione definiscono questo connubio come indissolubile ed il poeta diventa “un mago che plasma la creta” con tutto sé, anima e sensi, fisicità e distacco, ironia e laceranti squarci di vita che rattoppa ogni volta per ricucirla insieme. È così che mi appare in Paolo Ruffilli, la cui scrittura dichiara meno timore della morte che del possibile vuoto della vita. Per questo scrivere, limare, immaginare e costruire è necessario forse per giungere dove si possa depositare a terra il bagaglio e andare, finalmente  avvolti dalla luce, armonia e pace della Pietà.

La trilogia presenta un’unità ritmica, musicale, scenica e rappresentativa, il primo poemetto è concepito da giovanissimo (contiene liriche dal ’74 all’86), in realtà occorrono anni alla formazione di un’opera in cui sincronia e diacronia mirabilmente convivano. I libri di Ruffilli possono essere letti partendo da qualsiasi pagina anche se seguono dall’incipit un percorso, come a dire che la nota è “un’entità” prima di essere riassorbita dall’orchestrazione dello spartito musicale. Nelle  tre opere dominano la pìetas nel rispetto, nell’accoglienza e nella lettura di ogni atteggiamento umano, il rovesciamento dell’ego in altro da sé, l’immaginazione di luoghi e situazioni che ribaltano la realtà in metafisica.

 

La descrizione particolareggiata di interni che definisce lo spartito del coro nella sua antica funzione gnomica è cantata  con “ossessione  da dannati e poeti, da moribondi  che sfiorano la vita e da vivi che hanno già l’oscurità della morte” in una musica nella quale Ruffilli accoglie il mistero della vita.

«...la parola per me/ veniva da distante/ nel darle per riscontro/ una realtà che invece/ più toccata e presa, più/ sfuggiva inconsistente ai cinque sensi» (pag. 17).

 

Più della parola di cui, pur cantore, avverte l’insufficienza, Ruffilli entra nei corpi, ne coglie la fisicità compressa, silenziosa, abbandonata e quotidiana, solo così offre voce al parlato e lo intride di sangue, speranza, attraversamenti, confidenza, accettazione e sogni. Lo assaporiamo con il retrogusto amaro di una “piccola colazione”  più consolatrice di necessità che libertà. Regista di un nonsense esistenziale, il poeta tenta di offrilo al lettore a piccoli bocconi, piano, perché si abitui gradatamente.

 

Quando qualche tonalità è più gravida di altre, la interrompe, inserisce altre voci, parole più comuni, troppo forse per non coglierne la dolorosa consistenza e il silenzioso-urlo.

 

Simile a Bergman in “sussurri e grida” il poeta sublima la poesia in un farmacologico dosaggio del tempo. «...l’ingresso è uno lungo/scatolone… la libreria/ ingombra lo stanzino/ e, contro la finestra/ forma una nicchia/ per metà nascosta/ …È un corridoio/ diviso a stanze/ con le finestre/ al pavimento/ intanto dappertutto Dio ti vede»

 

È voluto in questa parte il citare senza il riferimento delle pagine. In ogni verso emergono il disincanto doloroso di non poter dare un vestito al corpo e una risorgenza all’anima. Il conto non torna neanche con la storia, immobile come un assedio - «Non era il corridoio/ il collo di bottiglia/ delle Termopili» - e, quando sembra vicina a svelarsi una soluzione anche imprevista, si ricade presto nell’ipotesi della ricerca come condizione del vivere, nomadi a noi stessi e «arresi all’evidenza/ di andare navigando/ alla deriva».

 

L’importanza  di “piccola colazione” sia per quanto concerne lo stile che la tematica è nodale punto di partenza per un viaggio dentro l’anima del poeta e per seguirne gli sviluppi poetici e filosofici.  L’acuta ed empatica presentazione di Pontiggia, offre la chiave per entrare in interni asfissianti, in ricerche deluse, nel ritmo degli spazi angusti che non promettono risorgenza ma è proprio da qui che il poeta avvierà una meditazione più ampia sull’esistenza;  “la deriva” diverrà presto “altrove” e “l’ipotesi di ricerca” una posizione a sé stante e continuamente tesa a musicare il mistero del vivere nell’immaginazione. La stessa copertina illumina su una strada ormai avviata irreversibilmente verso una scrittura che non è mai descrizione. È lucida come le altre, uno specchio argentato iridescente condensa e nello stesso momento sgrana il volto del poeta che scompare e riappare a seconda della regolazione dello sguardo in una antirealtà speculare. L’ossimoro caratterizza “la gioia e il lutto” e regola il testo in un alternarsi di angoscia e speranza di rinascita. Si dipana la narrazione in versi di una morte lenta, agonica, estenuante, logorante, devastante e al tempo stesso consapevole, conosciuta e accettata con quieta-sofferenza da chi muore e dalla pietà di chi resta in attese estenuanti; volti fingono nello strazio, l’indifferenza faticosa di chi invece sa.

 

«Per un abbraccio/ venivo là/ a cercare/ approvazione… facendo/ finta di niente/ gridavo senza dirlo: ”papà ecco tuo figlio”/ Quanto tempo perso/ senza dirsi mai quello che conta/ privi di attenzione/ …in un agire vano/ Nell’incoscienza/ dell’infinitezza e dunque /della libertà sepolta» (pagg. 43-44).

   

Penso e sento che queste ultime righe rappresentino, anche staccate dal contesto,  l'Aleph di riflessione dell’uomo e del poeta. La convinzione umana di abitare “la città degli immortali”, non permetterà di denudarci nella “parola” se non quando, per  qualche accidente, tardivamente ci percepiremo scheletri vivi e privi di parole e di nostalgia per aver sepolto prima del corpo, la libertà. L’immortalità di ieri reciterà la nostra colpevolezza di oggi. Inutile rinascenza e inutile desiderio che nel suo etimo indica un complemento di moto dall’alto verso il basso, dalle stelle a terra cade il desiderio ed è quindi destinato ad infrangersi «il fiore della vita/ si rapprende ben prima/ di essere maturo/ e versa dalla poca cima/ la sua cruda stesa/ di spine laceranti» (pag. 34).

La Crocifissione lacerante ed irreversibile rimanda al “Cristo Morto” di Holbein; ma è speculare al dubbio che si fa strada, che la morte possa essere accolta dalla “Pietà” del Bellini; un ossimoro concettuale non solo di versi ma di rimando ad immagini pittoriche dove comunque domina “la madre”, “madonna” “madre dolorosa” “madre impietrita” “madre pietosa” e sempre figlio è colui a cui sostiene il capo.

 

Una  tonalità religiosa accompagna il testo e abbraccia vita, morte, strazio e la degradazione degli organi trova la sua sublimazione quando accoglie la sacralità della morte e la rielaborazione della vita nel lutto. «non cessa affatto/ l’attesa del futuro/ può darsi che/ cessando non si smetta di essere» (pag. 73), così una morte «sconcia, logora, drogata, peccaminosa» è restituita a dignità, diventa inno di vita la cui musicalità accompagna il lettore dal primo all’ultimo verso conferendo al testo una struttura circolare di forte intensità poetica. Nella sua ultima lettera da Londra, scriveva Van Gogh  al fratello Theo: «per vivere occorre morire a se stessi». Morire a se stessi, scompaginarsi nelle vite degli altri, liberarsi di orpelli e strutture e immaginare  di essere  dentro la realtà immaginata. «Immaginare… mi serve», scriveva Pirandello ne L’uomo dal fiore in bocca e nel suo focalizzare l’oggetto immaginato e “fingersi” dentro, in una sorta scorporazione, Ruffilli ci offre “le stanze del cielo”.

 

Come per gli altri testi l’immagine della copertina accompagna il viaggio nell’Ade e circolarmente lo riabbraccia nel corridoio del cielo. Un’ideale linea orizzontale posiziona le carceri  in basso, costruzioni ferrigne dalle tonalità terree, livide e senza resurrezione; correa la società che non solo  le “edifica” ma che  persino trova in esse la propria identità. «tanti/ presunti puri/ e incontaminati/ i subalterni qua/ sembra trovino piacere a disprezzarci/ dalle loro vite buie come le celle/ …appena da un abbaglio di potenza/ appena consolati» (pag. 46). In alto però, un cielo azzurro  e la molteplicità di oggetti e colori  permettono ad “altro” sguardo, l’ipotesi  del valico al limite soffocante della mancata libertà.

La poco netta demarcazione tra poesia e prosa che rende originali le liriche di Paolo Ruffilli s’incupisce a favore di un parlato doloroso e ad un distacco, quasi voluto, impotente ad andare oltre.

Un mondo di brutture vive libero, in realtà presuntuoso prigioniero delle sue stesse norme. «È l’avvocato/ la tua innocenza/ o la tua colpa/ e, più sei innocente,/ e meno riesci infatti/ a farne senza/ è un patto: si arriva/ a giudicare il fatto, non la persona/ e una sola azione/ non corrisponde all’uomo/ non può rappresentarlo/ né tanto meno cancellarlo» (pag. 39); «si fa il possibile/ per questa gente/ …ti dicono di noi/ da bere a da mangiare/ più che sufficiente, e sonno quanto basta/ le loro messe, i libri/ ore di svago e di riposo» (pag. 19).

 

Non avverto che allo stile prosastico di Paolo Ruffilli corrisponda un sentimento distaccato e triste sulla realtà della vita, credo invece l’opposto, che quanto più il dolore riesce ad essere contenuto in modalità di scrittura che non denotino l’io narrante, tanto più si dichiara la sofferenza e la partecipazione dell’autore, guida in un viaggio all’Inferno, presente in oggi città, vicino al supermarket, a due passi da un autosalone, prima di una pista ciclabile, divertimento in bicicletta di pomeriggi domenicali, prima di quello stradone che, in breve, riporta dentro le case.

Le parole ci colgono, fortemente correi di uno sguardo non alzato, di un pensiero non sprecato nella fretta… del niente.

 

E giunge proprio da dietro le sbarre la coscienza di una colpa che non accusa e non recrimina «non fu curiosità / e non fu noia/ la cosa che mi spinse/ e mi ha smarrito/ fu anzi la coscienza/ minuziosa di me e del mondo» (pag. 71).

 

Si sentono i sospiri, la perdizione, la malattia  che condanna a vivere «un eterno presente», arrivano la puzza di chiuso, di muffa, di umido, il sudore, il pianto, l’asfissia emorragica e l’affollamento di persone stipate come bestie in attesa di un sogno che li plachi prima di un’altra dolorante alba. «...ed ogni volta/ rientrato in sogno/ a casa mia/ è peggio/ per tornare via»  (pag. 32)  «ma è stato/ il mio sognare/ di slegare la libertà/ dai vincoli del corpo/che mi ha tradito/ e incatenato/ da dentro l’infinito» (pag. 79). I quadri di Bruegel, gli occhi dalle palpebre cucite con il filo di  ferro, nel canto dantesco di Sapia, la musica di Malher che incide il dolore e la morte  oltre il ritmo tradizionale, si intridono nei versi  di Ruffilli come una lapidazione, feriscono e imprigionano immagini e suoni mentre  orchestrano sapientemente “l’ossessione della libertà” dell’autore.

 

Il ritmo di una cantilena si ripete assillante dall’inizio del testo e riporta quei dondolii tipici delle persone abbandonate da troppo tempo, che si carezzano il corpo e  con gli occhi sgranati guardano il vuoto. Il poeta scatta, manovra l’obiettivo dell’immagine nella parola, una dopo l’altra, senza soste con dolorosa determinazione.

 

A loro  condannati, Paolo Ruffilli restituisce “l’identità”; per loro, il poeta capovolge un mondo senza pietas, senza dubbi, lineare, logico, abitudinario e potente ed apre le stanze per un futuro possibile, con letti privati e la “cura” delle loro colpe.

 

Patrizia Garofalo

 

Raccolte citate:

Piccola colazione, Garzanti 1987

La gioia e il lutto, Marsilio 2001

Le stanze del cielo, Marsilio 2008


Articoli correlati

  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Il tramonto dell’alba...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Torno nello spazio dei tuoi occhi
  Testamenti/ Ambra Maria Rizzati e Patrizia Garofalo
  In ricordo di Patrizia. 2
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. L'avvertimento del vento
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. A volo d’antilope...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. p a r o l a
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Sono radici di primavera...
  In libreria/ Patrizia Garofalo. Il Dio dell’impossibile
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Crisalide
  Patrizia Garofalo: "Forse anch'io scriverò..." Foto della Domenica 1
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ipotesi di donna
  Vetrina/ Ippocampo solitario. Patrizia Garofalo con Ferdinando Franguelli
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Il tempo
  Salva con nome, Patrizia Garofalo
  In libreria/ Stefano Valentini. “Girasoli di Mare” di Patrizia Garofalo
  Antonia Pozzi, Ti scrivo dal mio vecchio tavolo. Lettere 1919-1938
  Patrizia Garofalo - Tango y Más. “Di Rose Coronato”
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ravvìa i capelli del vecchio...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Un uomo nero vestito di bianco...
  Patrizia Garofalo. (Ri)leggere Paolo Crepet
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Amo la parola...
  Patrizia Garofalo. Il Gesù senza mani ha la voce negli occhi
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Specchiano d'acqua...
  Natale Tf2014/ Patrizia Garofalo. Mi raccomandi di guardare con attenzione...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Malacopia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Si sorridono...
  Speciale/ Bottega letteraria & Tellusfolio. 1
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Desideri
  Ricordo di Patrizia Garofalo con 1369 di Emily Dickinson
  Patrizia Garofalo: Macerata e Paolo Ruffilli di "Camera oscura"
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Vele nere con Cactus
  Gordiano Lupi: Avana killing. Recensione di Patrizia Garofalo. Primo capitolo per i lettori di TF
  Vetrina/ Ambra Rizzati. A Patrizia Garofalo
  Vetrina/ In morte di stolido uomo, Sirte 2011. Patrizia Garofalo con Flavia Milani
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Carezzano la notte...
  Presentazione di Oasi criptate. Dialogo di Alberto Carollo con Patrizia Garofalo
  In libreria/ Asmae Dachan. “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  In libreria/ Luciano Nanni. “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  Alberto Carollo. Ci si dovesse incontrare...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Stelle cadenti
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Agavi accartocciate...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Terra di Icaro
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Un foglio di guerra
  In libreria/ Patrizia Garofalo. “Geometria della rosa” di Giuseppina Rando
  In libreria/ Flavia Buldrini. “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Con un battito d’ali...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. E se fosse proprio vera quella parola...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. L’acqua usa del mio corpo steso...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Eppure mi hai svegliato
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Solo mentre accosto sinfonie...
  Patrizia Garofalo. Per Eluana e suo padre
  In libreria/ Antonio Barbuto. Noterella in margine a “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Dammi del tuo amore... Barbarah Guglielmana con Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. S'appanna il giorno...
  Vetrina/ P. Bocconi, P. Garofalo, N. Vacca. La fontana
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Lamina tagliente...
  Paolo Ruffilli: Diario di Normandia. Recensione di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Diventa lacerazione...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Da un campo di guerra...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Scolpire il tempo...
  In libreria/ Flavio Ermini. Una poesia aperta all’accoglienza e alla speranza
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Qualcuno parla d’amore...
  Poesia d'autore/ Emily Dickinson. 323
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Inverno spaesato in due fermo-immagini
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. È carne la poesia...
  Annagloria Del Piano. Poesie per una terra promessa: Girasoli di mare
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. È quell’ora che muore piano...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. A forma di monile...
  Elisabetta Andreoli presentata da Patrizia Garofalo per Fotoalbum (6)
  Vetrina/ Patrizia Garofalo, Lampare lontane...
  Patrizia Garofalo. Note a margine del convegno di ecologia narrativa di Anghiari
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Nel giardino...
  Patrizia Garofalo. “Il dio dell’impossibile”
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Laggiù nella luce che si fa buia e aspetta l’alba...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Per poter vivere oggi...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Senti...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Girasoli di mare
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Sento la tua voce
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Acceso amaranto
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Riportano l’eco delle voci del paese...
  Sulla raccolta: Le stanze del cielo. Domande a Paolo Ruffilli di Patrizia Garofalo
  Patrizia Garofalo. Antonia Pozzi e la Poesia della Montagna
  Poesia d'autore/ Emily Dickinson. 838
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ormai rispondo solo alla tua voce
  Patrizia Garofalo
  Giuseppe Samperi legge e presenta “Dare voce al silenzio” di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Arrampica il vuoto la luce...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Colorate di baci...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Obliqua traiettoria...
  Patrizia Garofalo: Una sera ricordando Domingo Notaro
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Asciugo...
  Ricordando, coi ragazzi, le Foibe
  Vetrina/ Michele Tarabini. Fra cielo e terra
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ebbi a morir nel rimandarti a mente...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ferrara
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Un respiro tra due silenzi...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Era verde il giardino...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Se non custodissimo quel segreto...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Nell'impura liquidità diventa assenza...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Al risveglio...
  Ferrara. Oasi criptate alla Biblioteca Comunale Ariostea
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Lontana l’ultima nota...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Sarà faticoso trascinare...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Qualcuno nel partire è invece rimasto...
  Patrizia Garofalo. Da “Girasoli di mare”
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Sfiorerai...
  Flavio Ermini. Riflessioni su una poesia di Patrizia Garofalo
  Tellusfolio 2018: abbonarsi... ricordando Patrizia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Scorgo il mio volto somigliante...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Temporale
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Tutto converso in bene...
  Pina Rando. A Patrizia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Vestire stelle filanti...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Uncinate dalla scure...
  Girasoli di mare a Macerata
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. I sogni, Folletti colorati
  Patrizia Garofalo: Tra emozione e logica. Breve appunto diaristico.
  Vetrina/ Patrizia Garofalo con Elisabetta Santini. Ikebana di sagge sorde pietre
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Suddiviso il mare in quadranti...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Lasciare andare al dondolìo...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Gocciola
  Alberto Carollo. Il Dio dell'impossibile di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Conserva per te almeno la memoria del tempo...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Booom
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. The colours will- be never end until we live and remember
  Color mare di notte / Sea’s shade at night
  Un progetto poesia con “Girasoli di mare” al “Donegani” di Sondrio
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Una coperta di stelle...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Liquido raccolto, protetto...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Notti stellate da incendi...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo con Gianluca Moiser
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Dell’ippocampo ti parlai...
  Patrizia Garofalo. Ferragosto 2013
  In ricordo di Patrizia. 1
  21 marzo, “staffetta poetica” per la Giornata mondiale della poesia Unesco
  Vetrina/ R. Malini e P. Garofalo, A Simone
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Scorre la parola del dio...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Accolgono...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Se le parole potessero...
  Vetrina/ P. Bocconi, P. Garofalo, N. Vacca. Voglia di mare, Lontano, Di questo momento
  Vetrina/ 25 Aprile Tellusfolio
  In libreria/ Margherita Gadenz, Patrizia Garofalo, Nina Nasilli. Oasi criptate
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Si riversa su strade e anfratti segreti...
  In libreria/ “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  Patrizia Garofalo: Cuba vive nella prosa lirica di Gordiano Lupi
  In ricordo di Patrizia. 3
  “Il giardino conteso” di Flavio Ermini
  Eventi/ “Girasoli di mare” a Macerata, sabato 18 giugno
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Di luce e d’aria e disperata speranza io vivo...
  Ricordo di Patrizia Garofalo con 950 di Emily Dickinson
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. S'accompagna all'infanzia la vecchiaia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Come l’arancia...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Trascino un verso...
  Eventi/ Whats Art. Poesia e musica sulla migrazione
  Patrizia Garofalo. Raccontino piccino piccino picciò
  Patrizia Garofalo: Sulla Heimat e su Tellus 19
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Le mie dimenticanze...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Presente assenza
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Orobica
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Nuvole d’onde trafugate al mare...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Gli amanti di Cortázar
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ecografia di un fiore...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Forse una cecità, la mia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ritorno dal dolore
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Affamati gabbiani
  In libreria/ Giuseppina Rando. “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Unisono di voci...
  In libreria/ Nicola Vacca. “Il Dio dell'impossibile” di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Sbocciano dalle dita...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Migrano...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. La sciarra del fuoco
  Vetrina/ Angelo Andreotti & Patrizia Garofalo. Pantografia marina
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Io so che i gabbiani non hanno nido...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Niobe
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Dorme il vecchio...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Radici di vene...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Fiori di calicanto...
  ricordando Patrizia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Marzamemi
  In libreria/ Renata Adamo. Il Dio dell’impossibile di Patrizia Garofalo
  J. L. Borges e la poesia congetturale. Recensione di Patrizia Garofalo
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Per “Karlsár” di Flavio Ermini
  In libreria/ Sandra Chistolini. Parole in poesia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Il tempo deserto del tuo cuore...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Lenzuola di nuvole...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. M’appare la ferita di allora...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Immagino una musica...
  Patrizia Garofalo: Mare D’anime (1)
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Il silenzio a lungo trattenuto...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Donna Vittoria
  Roberto Malini. I Poeti per i Diritti Umani cantano perché la speranza non muoia
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Dedicata a Beppino Englaro
  A Patrizia
  In libreria/ Patrizia Garofalo. Girasoli di mare
  Roberto Malini. La vita è… una giornata fra poeti
  Patrizia Garofalo. Era partito giovane
  Vetrina/ Michele Tarabini. La consolazione del poeta
  Vetrina/ Giuseppina Rando. Fioriscono tra le mani...
  “La quinta essenza” di Gellu Naum. Recensione di Patrizia Garofalo
  In ricordo di Patrizia. 4
  Vetrina/ Paola Sarcià. A Patrizia, nel cuore sempre
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Di notte sento anch'io...
  Pino Tossici. Incontro con Patrizia Garofalo alle Oasi criptate
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Di notte i sogni...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Averti avuto...
  Vetrina/ Patrizia Garofalo. Ma visto che tu...
  In libreria/ Nicoletta Corsalini. “Girasoli di mare” di Patrizia Garofalo
  M. Veronesi, E. Brizio. Su “Ipotesi di donna” di Patrizia Garofalo
  In libreria/ Paolo Ruffilli. Variazioni sul tema
  Che sia un poeta a parlar di storia… Patrizia Garofalo intervista Paolo Ruffilli
  Vetrina/ Paolo Ruffilli. Come gli ospedali
  Poesia: La Scuola di Spresiano
  Paolo Ruffilli: Le stanze del cielo. Recensione di Ottavio Rossani
  Premi e concorsi/ A Macerata e Caldarola le giornate conclusive del Premio Rabelais 2011
  Natale Tf2014/ “Rinascita” di Paolo Ruffilli
  Vetrina/ Natale è tellus. 3
  In libreria/ Costantino Kavafis. Il sole del pomeriggio
  Firenze. “5 Grandi Incontri con la Letteratura”
  In libreria/ “Affari di cuore” di Paolo Ruffilli. Presentazione a Ferrara il 7 novembre
  Patrizia Garofalo. Vi propongo un Ruffilli d'annata
  Vetrina/ 1. Centinaia
  Paolo Ruffilli. Tutto il possibile
  Paolo Ruffilli. Passione e morte di Cristo
  Annalisa Miani. Paolo Ruffilli in Un'altra vita
  I fantasmi della gipsoteca
  Patrizia Garofalo. “L'isola e il sogno” di Paolo Ruffilli
  Paolo Ruffilli. Un’altra vita
  Vetrina/ Paolo Ruffilli. Natale disteso nel mistero
  In libreria/ Patrizia Garofalo. “Natura morta” di Paolo Ruffilli
  In libreria/ Sandra Evangelisti. Intanto tutto procede
  In libreria/ Maria Pina Ciancio. “Salmi metropolitani e altri versi” di Michele Brancale
  Patrizia Garofalo. Ruffilli nelle pagine dedicate ad Emily Dickinson
  Patrizia Garofalo. Conversazione con Paolo Ruffilli su “natura morta”
  Vetrina/ Paolo Ruffilli. Dalle pareti aperte
 
 
Immagini correlate

 
Commenti
Lascia un commentoLeggi i commenti [ 2 commenti ]
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy